sabato 18 ottobre 2025

TESTIMONI DI MEMORIE "CASA DON OCOLE" Monforte d'Alba

 

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                      MARZO 2025

 

             RACCONTI DELLE TRADIZIONI

                E LAVORI DI UN TEMPO

 

GRAZIE Mario, Teresio, Renato, Concetta, Paola, Romilda, Giovanna, Primo, Caterina, Luciana, Anna, Teresa e tanti altri che hanno riportato bei ricordi della loro infanzia e vita nelle Langhe, rivelando competenza nella terminologia piemontese di attrezzi e mestieri.

Fantastico sentirli conté di Beu, fè, pastura, socro, zaboròt, polachètt, faussijè, zov, trazia, scaporé, capalé, torze, chèr, caretta e cartòn, martlé èr fèr, cavaliè per bate èr gran e èr fave, taconè, sarzì, èr gromèt, r’ambotao, fé scapin, scartacé ra lana e firé e di molti altri termini.  Se non fosse giunta l’ora di pranzo avrebbero continuato a guardare e raccontare. Hanno cantato la canzone dello spazzacamino e ci siamo dati appuntamento a presto. Grazie ancora per la collaborazione e continuate così nei vostri laboratori! 

 

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ANNA: Si andava al pascolo ed avevamo lo “strop” Gregge. Avevamo il “bero” maschio della pecora.

MARIO: Eh sì, una volta tutti avevano pecore e capre. Le portavano da uno che aveva il “bero” Caprone e le lasciavano un mese da settembre a ottobre, poi le portavano a casa.

Anna: in primavera nascevano gli agnellini e i capretti.

Mario: Chi aveva lo strop prendeva ancora il poco latte che avevano le pecore e facevano tome e Bruz (formaggio fermentato). Facevano lo strop in Valdibà

PINA. OH sì, facevamo anche la Bruzina( una crema di latte non piccante) si metteva per qualche giorno nel latte di pecora di settembre un rametto di albero di fico.  

 

             

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CATERINA mio zio Giacolin di Mango veniva da noi alla cascina San Cassiano per preparare le ceste per la vendemmia. Le realizzava sia con i rami di salice che mio padre gli preparava, e faceva spellare da noi bambini, sia con le cortecce di castagno.

 

Mio padre realizzava anche i “zaboròt” zoccoli tutti in legno  e dentro i quali i piedi stavano comodi.

                  

Paola- Teresa- Giovanna-Pina-Mario-Teresio-Primo-Carlo-Luciana. Si andava a scuola con gli zoccoli e si percorrevano anche due o tre chilometri

Anna: andavo al pascolo prima della scuola. In famiglia avevamo lo "strop" il gregge.            

Carlo: Avevano il "bero" Maschio, e portavano alcune pecore che lasciavano un mese.

Anna: poi nascevano i piccoli.

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Pina di mamma Clelia e papà Francesco. Io sono nata a Corneliano, poi a causa che mio padre era un Mezzadro cambiavamo sempre cascina. Quando ebbi 8 anni e frequentavo la classe terza mio padre mi mandò a "servizio" a Montaldo Roero perché con cinque figli non ce la facevamo a tirare avanti. Poi arrivarono altri quattro fratelli! Eh povera mamma! Io a servizio andavo al pascolo, aiutavo in casa e andavo anche davanti agli animali che avevano la "sloira" per arare. Però ho imparato anche a filare la lana.

Pina: Quando abitavo ad Alba, andavo a fare volontariato in via Pola ed ero nel gruppo delle donne, tutte anziane come me dove si preparavano vestiario di lana per i bisognosi, e quando si facevano calze, allorché si arrivava al tallone le portavano tutte a me perché nessuno era capace a "fare lo scapin" . Così sono diventata Pina dr'o Scapin.

Pina : un tempo passavano: gli ombrellai, il molita, i cadréghe, e anche dei girovaghi che chiedevano un piatto di minestra in cambio di qualche lavoretto.

Pina: Al tempo del taglio del grano, passavano dei girovaghi (girolon) qualcuno aiutava nei lavori. Alcuni, invitati a mangiare con la famiglia accettavano, ma molti preferivano mangiare fuori o nella stalla.

Pina: Ricordo ancora quando passavano i cadréghé che riparavano le sedie, oppure i parapiové (ombrellai” che riparavano gli ombrelli.

Passavano anche gli”spaciafornèl” spazzacamino, ed erano tutti sporchi di caliggine e fumo!

 

 

Cadreghè

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Spaciafornèl

 

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Paola: passava anche un uomo a comprare le pelli di coniglio. Quando si macellava un coniglio si teneva la pelle. La si riempiva di paglia e la si appendeva ad asciugare sotto il portico. Il compratore di pelli di coniglio le controllava e poi le pagava. Le portava alla conceria che le lavoravano per realizzare pellicce e colletti per i cappotti.

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           Compratore di pelli di coniglio

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Paola: anche io aiutavo la mamma a "scartacé " la lana. Poi con il "fuz" che ho ancora a casa, e la "roca", con la nonna si filava e si formavano dei gomitoli che servivano a realizzare calze robuste da mettere negli zoccoli, maglie e altri indumenti per tenere caldo. Giovanna: oh quanto ho filato e quante calze con lo "scapin"tallone ho realizzato!

 

 

 

Primo: Quando con la famiglia abitavo a Montaragliotto, una cascina al confine con Dogliani, andavo nelle vigne ad Arcaplé, cioè a legare i tralci lunghi ai fili di ferro dei filari. Li legavamo con i "gorèt" rametti di salice. Invece i covoni li legavamo. Con le "tortagne" rami di "lata" o "castagno".

Primo: Mia madre ne ha aiutati tanti di questi girovaghi. Chiedevano di poter dormire nella stalla o sul fienile.

Mario: Il Molita aveva una bici e la collegava alla mola, poi con un piede la faceva girare e arrotava forbici coltelli e anche amssoire, amssoirin.

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Carlo: mio padre aveva una mola con la maniglia e gliela facevo girare io.Lui Usava anche “ra Cò” la cote E martellava anche il “Fèr da sijè” Falce messoria. Si metteva seduto con il tronco e quel piccolo “ancuizo” incudine e un martellino  “tic,tic,tic.” Faceva “èr fil” affilava il ferro.

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             GIOVANNI CAMERA Martlé èr fèr

 

         ENRICO GIANPAOLO FILIPPO Capalé

Mario: con Le " coeuv" nel campo si "capalava"  si mettevano a croce con le spighe verso l'interno e poi sopra si mettevano i Capalòt per coprire il mucchio di coeuv. Quando il grano veniva portato a casa si faceva la "Borla" una grande catasta di coeuv in attesa dell'arrivo della Macchina trebbia.

Teresa: una volta il grano lo battevamo anche con le "cavalié"!

 Mario: eh già, nel cortile, mio nonno batteva anche le fave con le cavalié!

Teresio: prima si puliva il cortile dall"erba poi si spalmava una poltiglia composta di sterco e acqua e la si lasciava essiccare, veniva dura come il cemento e bella lucida. Poi si mettevano le spighe o le fave e battendole si separavano i chicchi dalla pula. Prima di insaccarlo si usava ancora il "Val" vaglio per eliminare tutta la crusca.E finito il lavoro si ballava su quel fondo lucido che sembrava un “palchetto”!

Luciana: una volta i pavimenti delle case erano di legno e si spazzavano con le scope di saggina o mèiretta. Però , prima di spazzare, affinché non si alzasse la polvere si passava col sèivor( innafiatoio) e si inumidiva il pavimento.

Adriana: a proposito di caliggine, io usavo la caliggine della pentola che veniva inserita nella stufa per annerire il cuoio degli zoccoli e zoccoletti e anche delle scarpe. Con uno straccetto prendevo la caliggine e lucidavo.

TERESIO: Si facevano essiccare le castagne nello “Scao”. Si accendeva un fuoco che facesse più fumo che fiamma e si lasciavano le castagne per 48 /72 ore poi venivano allargate nel cortile e venivano battute con delle mazze ( vedi Bruno Corsini). Questo per ottenere le castagne bianche. Per conservarle con la buccia le mettevano nell’acqua e ij favo ra “novena” cambiavano l’acqua per nove giorni.

MARIO. Camiot era nostro vicino di casa. Era un personaggio curioso e strano. Aveva un cane al quale metteva un pezzo di pane sul naso, poi recitava la seguente filastrocca: < Buon soldato fa la guerra, dorme per terra, mette ra pue sul bidon e fa pin pun.>

 

Foto Bruno Murialdo

Il cane lo ascoltava e al Pin pun si lanciava il pane in alto e lo prendeva con la bocca.

TERESIO: Camiot era un “birbante!”. Dove abitavamo noi vi erano le rocche e nei pressi vi era un uomo che aveva un allevamento di tacchini. Un giorno morirono di malattia due tacchini e stava per lanciarli nelle rocche, ma arrivò Camiot che lo fermò, gli prese i due tacchini e li mise in macchina. Sai cosa ne fece? Li portò a vendere al mercato.

Era un “lesto”! Negoziava nei tartufi. Se li faceva mostrare e senza che il trifolao se ne accorgesse ne prendeva uno e lo metteva in tasca, poi li pesava e così “fregava” il trifolao che si lamentava. < mah mi sembrava ce ne fossero di più!> e lui: <…eppure guarda questo è il peso!> Andava nelle cascine a comprare i tartufi e poi si spacciava per trifolao con il suo cane!

 

 

 

 

 

 

Adriana                           Immagine che contiene Viso umano, persona, Anziano, vestiti

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Mio papà portava il Presidente Luigi Einaudi e sua moglie a fare la spesa. Siccome abitavamo vicini , mio papà col cavallo e il birocin li accmpagnava.

                                 

 

 

 

 

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Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto. TERESIO

Mia mamma metteva un mattone da una parte sotto il gromèt così i pulcini potevano uscire e rientrare

       Immagine che contiene aria aperta, terreno, erba, pollo

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