MARZO 2025
RACCONTI DELLE TRADIZIONI
E LAVORI DI UN TEMPO
GRAZIE Mario, Teresio, Renato,
Concetta, Paola, Romilda, Giovanna, Primo, Caterina, Luciana, Anna, Teresa e
tanti altri che hanno riportato bei ricordi della loro infanzia e vita nelle
Langhe, rivelando competenza nella terminologia piemontese di attrezzi e
mestieri.
Fantastico sentirli conté di
Beu, fè, pastura, socro, zaboròt, polachètt, faussijè, zov, trazia, scaporé,
capalé, torze, chèr, caretta e cartòn, martlé èr fèr, cavaliè per bate èr gran
e èr fave, taconè, sarzì, èr gromèt, r’ambotao, fé scapin, scartacé ra lana e
firé e di molti altri termini. Se non
fosse giunta l’ora di pranzo avrebbero continuato a guardare e raccontare.
Hanno cantato la canzone dello spazzacamino e ci siamo dati appuntamento a
presto. Grazie ancora per la collaborazione e continuate così nei vostri
laboratori!
ANNA: Si andava al pascolo ed
avevamo lo “strop” Gregge. Avevamo il “bero” maschio della pecora.
MARIO: Eh sì, una volta tutti
avevano pecore e capre. Le portavano da uno che aveva il “bero” Caprone e le
lasciavano un mese da settembre a ottobre, poi le portavano a casa.
Anna: in primavera nascevano
gli agnellini e i capretti.
Mario: Chi aveva lo strop
prendeva ancora il poco latte che avevano le pecore e facevano tome e Bruz
(formaggio fermentato). Facevano lo strop in Valdibà
PINA. OH sì, facevamo anche la
Bruzina( una crema di latte non piccante) si metteva per qualche giorno nel
latte di pecora di settembre un rametto di albero di fico.
CATERINA mio zio Giacolin di
Mango veniva da noi alla cascina San Cassiano per preparare le ceste per la
vendemmia. Le realizzava sia con i rami di salice che mio padre gli preparava,
e faceva spellare da noi bambini, sia con le cortecce di castagno.
Mio padre realizzava anche i
“zaboròt” zoccoli tutti in legno e
dentro i quali i piedi stavano comodi.
Paola- Teresa-
Giovanna-Pina-Mario-Teresio-Primo-Carlo-Luciana. Si andava a scuola con gli
zoccoli e si percorrevano anche due o tre chilometri
Anna: andavo al pascolo prima
della scuola. In famiglia avevamo lo "strop" il gregge.
Carlo: Avevano il
"bero" Maschio, e portavano alcune pecore che lasciavano un mese.
Anna: poi nascevano i piccoli.
Pina di mamma Clelia e papà
Francesco. Io sono nata a Corneliano, poi a causa che mio padre era un Mezzadro
cambiavamo sempre cascina. Quando ebbi 8 anni e frequentavo la classe terza mio
padre mi mandò a "servizio" a Montaldo Roero perché con cinque figli
non ce la facevamo a tirare avanti. Poi arrivarono altri quattro fratelli! Eh
povera mamma! Io a servizio andavo al pascolo, aiutavo in casa e andavo anche
davanti agli animali che avevano la "sloira" per arare. Però ho
imparato anche a filare la lana.
Pina: Quando abitavo ad Alba,
andavo a fare volontariato in via Pola ed ero nel gruppo delle donne, tutte
anziane come me dove si preparavano vestiario di lana per i bisognosi, e quando
si facevano calze, allorché si arrivava al tallone le portavano tutte a me
perché nessuno era capace a "fare lo scapin" . Così sono diventata
Pina dr'o Scapin.
Pina : un tempo passavano: gli
ombrellai, il molita, i cadréghe, e anche dei girovaghi che chiedevano un
piatto di minestra in cambio di qualche lavoretto.
Pina: Al tempo del taglio del
grano, passavano dei girovaghi (girolon) qualcuno aiutava nei lavori. Alcuni,
invitati a mangiare con la famiglia accettavano, ma molti preferivano mangiare
fuori o nella stalla.
Pina: Ricordo ancora quando
passavano i cadréghé che riparavano le sedie, oppure i parapiové (ombrellai”
che riparavano gli ombrelli.
Passavano anche
gli”spaciafornèl” spazzacamino, ed erano tutti sporchi di caliggine e fumo!
Cadreghè
Spaciafornèl
Paola: passava anche un uomo a
comprare le pelli di coniglio. Quando si macellava un coniglio si teneva la
pelle. La si riempiva di paglia e la si appendeva ad asciugare sotto il
portico. Il compratore di pelli di coniglio le controllava e poi le pagava. Le
portava alla conceria che le lavoravano per realizzare pellicce e colletti per
i cappotti.
Compratore di pelli di coniglio
Paola: anche io aiutavo la
mamma a "scartacé " la lana. Poi con il "fuz" che ho ancora
a casa, e la "roca", con la nonna si filava e si formavano dei
gomitoli che servivano a realizzare calze robuste da mettere negli zoccoli,
maglie e altri indumenti per tenere caldo. Giovanna: oh quanto ho filato e
quante calze con lo "scapin"tallone ho realizzato!
Primo: Quando con la famiglia
abitavo a Montaragliotto, una cascina al confine con Dogliani, andavo nelle
vigne ad Arcaplé, cioè a legare i tralci lunghi ai fili di ferro dei filari. Li
legavamo con i "gorèt" rametti di salice. Invece i covoni li
legavamo. Con le "tortagne" rami di "lata" o
"castagno".
Primo: Mia madre ne ha aiutati
tanti di questi girovaghi. Chiedevano di poter dormire nella stalla o sul
fienile.
Mario: Il Molita aveva una
bici e la collegava alla mola, poi con un piede la faceva girare e arrotava
forbici coltelli e anche amssoire, amssoirin.
Carlo: mio padre aveva una
mola con la maniglia e gliela facevo girare io.Lui Usava anche “ra Cò” la cote E
martellava anche il “Fèr da sijè” Falce messoria. Si metteva seduto con il
tronco e quel piccolo “ancuizo” incudine e un martellino “tic,tic,tic.” Faceva “èr fil” affilava il
ferro.
GIOVANNI CAMERA Martlé èr fèr
ENRICO GIANPAOLO FILIPPO Capalé
Mario: con Le "
coeuv" nel campo si "capalava"
si mettevano a croce con le spighe verso l'interno e poi sopra si
mettevano i Capalòt per coprire il mucchio di coeuv. Quando il grano veniva
portato a casa si faceva la "Borla" una grande catasta di coeuv in
attesa dell'arrivo della Macchina trebbia.
Teresa: una volta il grano lo
battevamo anche con le "cavalié"!
Mario: eh già, nel cortile, mio nonno batteva
anche le fave con le cavalié!
Teresio: prima si puliva il
cortile dall"erba poi si spalmava una poltiglia composta di sterco e acqua
e la si lasciava essiccare, veniva dura come il cemento e bella lucida. Poi si
mettevano le spighe o le fave e battendole si separavano i chicchi dalla pula.
Prima di insaccarlo si usava ancora il "Val" vaglio per eliminare
tutta la crusca.E finito il lavoro si ballava su quel fondo lucido che sembrava
un “palchetto”!
Luciana: una volta i pavimenti
delle case erano di legno e si spazzavano con le scope di saggina o mèiretta.
Però , prima di spazzare, affinché non si alzasse la polvere si passava col
sèivor( innafiatoio) e si inumidiva il pavimento.
Adriana: a proposito di
caliggine, io usavo la caliggine della pentola che veniva inserita nella stufa
per annerire il cuoio degli zoccoli e zoccoletti e anche delle scarpe. Con uno
straccetto prendevo la caliggine e lucidavo.
TERESIO: Si facevano essiccare
le castagne nello “Scao”. Si accendeva un fuoco che facesse più fumo che fiamma
e si lasciavano le castagne per 48 /72 ore poi venivano allargate nel cortile e
venivano battute con delle mazze ( vedi Bruno Corsini). Questo per ottenere le
castagne bianche. Per conservarle con la buccia le mettevano nell’acqua e ij
favo ra “novena” cambiavano l’acqua per nove giorni.
MARIO. Camiot era nostro
vicino di casa. Era un personaggio curioso e strano. Aveva un cane al quale
metteva un pezzo di pane sul naso, poi recitava la seguente filastrocca: <
Buon soldato fa la guerra, dorme per terra, mette ra pue sul bidon e fa pin
pun.>
Foto Bruno Murialdo
Il cane lo ascoltava e al Pin
pun si lanciava il pane in alto e lo prendeva con la bocca.
TERESIO: Camiot era un
“birbante!”. Dove abitavamo noi vi erano le rocche e nei pressi vi era un uomo
che aveva un allevamento di tacchini. Un giorno morirono di malattia due
tacchini e stava per lanciarli nelle rocche, ma arrivò Camiot che lo fermò, gli
prese i due tacchini e li mise in macchina. Sai cosa ne fece? Li portò a
vendere al mercato.
Era un “lesto”! Negoziava nei
tartufi. Se li faceva mostrare e senza che il trifolao se ne accorgesse ne
prendeva uno e lo metteva in tasca, poi li pesava e così “fregava” il trifolao
che si lamentava. < mah mi sembrava ce ne fossero di più!> e lui:
<…eppure guarda questo è il peso!> Andava nelle cascine a comprare i
tartufi e poi si spacciava per trifolao con il suo cane!
Adriana
Mio papà portava il Presidente
Luigi Einaudi e sua moglie a fare la spesa. Siccome abitavamo vicini , mio papà
col cavallo e il birocin li accmpagnava.
TERESIO
Mia mamma metteva un mattone
da una parte sotto il gromèt così i pulcini potevano uscire e rientrare
Gromèt
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