MICHELE 8/2/1934 -TERESA
15/9/1927-ROSA 25/7/1925 Nonna ”MAMMA ROSA 1860- MAMMA ANTONIA- MARIA15/10/
1944- PAPÀ ROCCO – GIUSEPPE 7/8/1942-GERARDA 2/3/1940-ANDREA(NINO)18/1/1938
SILBA ANDREA NATO AD ASCOLI SATRIANO
paese di 5651 abitanti a
trenta km da Foggia andando verso Potenza. il 13 gennaio 1938 da mamma
Palmisano Antonietta 29 11 1903 e papà Rocco 27 gennaio 1900.
I miei genitori si sposarono
il 23 dicembre 1923. Mamma ebbe 11 figli, la prima bimba non è sopravvissuta,
la seconda nacque nel 1925 e la chiamarono Rosa come la Nonna, poiché
tradizione voleva che la primogenita o primogenito avesse il nome dei nonni.
Mia sorella Rosa sposò Vincenzo Sarcone del 1920, reduce della guerra Greco
Albanese Raccontava dei compagni che vide morire accanto a sè e di quanti
rischi di morte ebbe a subire. Morì a più di cento anni qualche anno dopo la
morte della moglie zia Rosa.
Nel 1927 nacque Teresa mancata
a 94 anni, alla quale fu posto il nome della nonna materna che io non conobbi.
Quando nacqui io era ancora in
vita la nonna paterna “Mamma Rosa” di cognome Ciotta (1860) che venne a mancare
nel 1950 all’età di novant’anni.
La ricordo che mi chiamava affinchè andassi a prenderle l’acqua alla fontana. Fino agli anni cinquanta e successivi non c’era l’acqua in casa ed occorreva andarla a procurare, quando c’era, poiché sovente mancava. Andavamo con dei secchi alle fontanelle a pulsante sparse per il paese, poi veniva messa in un grande recipiente.
Prima che disponessero le
fontanelle vi era un lavatoio fuori del
paese che serviva da fontana e vasca per lavare.
RICORDO DI MAMMA
Nel 1937 a mamma Antonietta
morì, appena nato, un bimbo di nome Antonio. Pur addolorata per aver perso il
suo bimbo, mamma seppe di una conoscente
che aveva partorito due gemellini e non aveva sufficiente latte per nutrirli.
Si offrì di essere " mamma di latte per il maschietto Giuseppe " ..
Il bambino, cresciuto divenne giovane ed adulto, si trasferì in Veneto dal
paese, ma non dimenticò mai mamma Antonietta e venne ancora a salutarla quando
lei, già anziana, viveva con noi a Torino.
La sorella maggiore di mamma
Antonia fu Chiara che con il Marito di nome Fedele a causa dei bombardamenti su
Foggia sfollarono ad Ascoli Satriano. Questo zio Fedele con una sorella più
giovane ed il figlio Andrea si recarono a Foggia per delle necessità rimasero vittime di un bombardamento. Cercarono di ripararsi in un caseggiato,
ma questo crollò. Furono ritrovati abbracciati
Mio papà era il più giovane della
famiglia ma non conobbe suo padre. Quando lui era in fasce, il papà morì con un
fratello in un incidente sul lavoro. Il figlio era sceso in un grande silo dove
si teneva il grano per effettuare dei lavori di pulitura. Il padre vedendo il
figlio colto da malore, scese per aiutarlo ma morì anche lui. La nonna aveva il
figlio più grande che di nome era Potito in Onore di San Potito Patrono del
paese
Patrono della città di Ascoli
Satriano e della Diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano. E’ anche patrono della
Diocesi di Tricarico. S. Potito visse nella seconda metà del secolo II. Fin
dall’antichità fu venerato in diversi Monasteri e Città d’Italia e fuori, ma
principalmente in Ascoli della Puglia (Ascoli Satriano). Ascoli è il centro
d’irradiazione del suo culto, avendo egli subito il martirio 14 gennaio sulla
sponda del fiume Calaggio-carapelle, che scorre non lontano dalla città. I
fedeli ascolani, memori del martirio avvenuto nel loro territorio, ricorsero
sempre a S.Potito nelle necessità ed ottennero grazie dal Signore; perciò lo
proclamarono loro principale Protettore. Le sue reliquie, trasportate a
Benevento dal Principe longobardo Sicario, con l’andar del tempo furono
trovate, la maggior parte, a Tricarico (MT) nella Chiesa della SS.ma Trinità,
il teschio nell’Abazia benedettina di Montevergine (AV), e ad Ascoli un solo
dito che fu incluso nel busto d’argento fuso nel 1654, per la munificenza del
medico ascolano Potito Colonna. Il 22 dicembre 1873 il Vescovo di Ascoli
Satriano e Cerignola Mons. Antonio Sena ottiene dal Vescovo di Tricarico la
reliquia di un braccio di S. Potito che viene conservato in una teca d’argento
nella Cattedrale di Ascoli. Il reliquiario fu cesellato a Napoli nel 1874.
Mons. Giovan Battista Pichierri, Vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, dichiarò
la cappella di S.Potito, annessa alla concattedrale di Ascoli Satriano, “luogo
insigne” di pellegrinaggio per tutta la Diocesi.
Zio Potito andò in America
prima della nascita di mio padre.
Zio Matteo ebbe in gestione
dal fascio una Masseria di ben 30 ettari. Poiché chi aveva una famiglia
numerosa aveva questa agevolazione. La moglie era zia Maria e i figli furono Paolo
che andò militare a Cuneo e qui conobbe una ragazza e rimase per tutta la vita
in Piemonte. Poi vi era Michele, Giuseppe, Antonio che diventò prete, Carmine,
Potito, Rosa e Gerarda
Mio padre e la nostra famiglia
usufruimmo anche della dotazione di una Masseria, ma era cambiato il sistema e
l’Ente ci assegnò soltanto sei ettari!
Papà Rocco, prima di avere la
casetta con la stalla, svolgeva il lavoro da Salariato Fisso ed ogni quindici
giorni veniva con l’asino dalla Masseria di Candela in pianura al paese di
Ascoli Satriano che è in collina.
ZIO POTITO DALL’AMERICA
Il periodo della guerra anche da noi fu di grande difficoltà. Tuttavia si tennero i contatti con lo zio Potito che aveva messo su famiglia ad Anford in California.
contadini italiani ad ANFORD California
Ebbe tre figli, Michele come
il nonno paterno, Rosa come la nonna paterna e Pietro. Pietro svolse il
servizio militare con l’America e venne anche in Italia ma nonostante il padre
gli avesse fornito le indicazioni per venire a conoscere i parenti pugliesi non
riuscì. Il padre decise di venire dopo la guerra a salutare la “Mamma Rosa”. Lo
zio prenotò il viaggio per venire a Giugno 1950 ma mancò la mamma all’età di 90
anni essendo del 1860. In quell’anno al 4 Febbraio si sposò “Teresinella” e il
14 morì la nonna. Non avremmo dovuto comunicare che era morta la nonna e fatto
sta che zio Potito disdì la prenotazione e non venne più. In America il suo cognome fu Silbo, e ci
inviò parecchi pacchi con materiali per noi che non avevamo nulla molto utili.
Tornò a far visita al paese un cugino da parte di mamma Rosa che di cognome
faceva Ciotta. Venne a Torino quando noi abitavamo tutti al Nord e anche il
babbo Rocco aveva lasciato la Masseria. Il cugino ci raccontò delle difficoltà
che ebbero quando emigrarono e disse che se a quel tempo lasciarono la miseria
per andare a trovare lavoro, ora ammetteva che le cose erano cambiate e da come poteva vedere vivevamo meglio noi in Italia che loro in
America. Anche lo zio prete Don Antonio fece visita alle famiglie del fratello
e cugini in America e confermò che stavano bene e si erano ben inseriti ma
fecero tanti sacrifici.
DURANTE LA GUERRA
Durante la guerra, io ero
piccolino ma ricordo i soldati tedeschi che si facevano la barba alla
fontanella davanti casa nostra e ci facevano paura perché entravano nelle case
a cercare cibo e razziavano ciò che trovavano! Vi erano degli antifascisti che lanciavano
bombe a mano sui militi e solo grazie al Monsignore Vittorio Consigliere i
tedeschi non risposero mitragliando sul paese, avevano già tutto pronto!
Ricordo anche la paura nelle
notti in cui lanciavano i razzi illuminanti e quando bombardarono Foggia
illuminando tutta la piana!
Il 26 settembre 1943, ad
Ascoli Satriano, l'azione dei tedeschi, che comprendeva devastazioni, saccheggi
e requisizioni, scatenò una rivolta dei cittadini. I tedeschi, presi di
sorpresa, furono costretti a ritirarsi, ma in risposta al loro fallimento, il
paese subì un pesante bombardamento. L'intervento del Vescovo Consiglieri, pur
con l'obiettivo di mediare, non ebbe successo immediato, poiché l'arrivo delle
forze alleate portò alla liberazione del paese e alla cattura dei soldati
tedeschi.
Oltre a questo episodio,
Ascoli Satriano fu teatro di altre azioni di resistenza, come quelle che
coinvolsero altri comuni della zona, come Cerignola, San Severo, Serracapriola
e Celenza Valfortore. In particolare, a Cerignola, un gruppo di partigiani guidato
dal maresc…
Ascoli Satriano insorse contro i tedeschi: la disobbedienza costò la vita a 15 persone Monsignor Vescovo Vittorio Consigliere
il resto delle truppe nemiche
puntò le artiglierie sulla città aprendo il fuoco ed uccidendo molte persone e
diversi bambini. Il Vescovo Mons. Vittorio Consigliere con il Redentorista
ascolano Padre Ragni (che faceva da interprete), andò a parlare con i tedeschi.
Ottenne la sospensione del fuoco in cambio di alcuni quintali di viveri.
Da STRAGI nazifasciste:
morirono ad ASCOLI SATRIANO
Caccavalle Cosimo
Carlino Francesco, marito di
Giampaolo Incoronata
Giampaolo Incoronata, moglie
di Carlino
La Stella Michele, marito di
Gaetana Spezzacatene
La Stella Pietro, 7 mesi
La Stella Gerarda 2 anni
La Stella Antonietta 5 anni
(deceduta il 29.09.1943)
Ripantelli Antonio, 4 anni
Sollazzo Giovanni
Spezzacatene Gaetana, moglie
di Michele La Stella
Zavatta Domenico
Antonietta Coluccelli
Ripanelli, madre di Antonio, ferita gravemente
Silano Antonio, giovane civile
insorto contro i tedeschi e caduto in combattimento.
ALTRI TEMPI!
Quando ero piccolo ad Ascoli
non vi era nè acqua in casa e neppure le fognature. Vi erano dei contenitori in
strada dove ogni famiglia andava a svuotare i propri vasi. Ogni tre giorni
passava uno "strillone" con un megafono e tromba che avvisava la
raccolta degli escrementi con un carro trainato da un asino. Il passaggio
successivo fu la costruzione delle fognature e successivamente l'allacciamento
alle case.
GRANO E FARINA
In Località COLLINA DEL
SERPENTE veniva accatastato il grano per essere trebbiato. Si creavano grandi
covoni e prima dell’arrivo delle macchine trebbiatrici si effettuava il lavoro
manualmente “battendolo” con grandi pertiche snodate.
Durante la guerra il grano
veniva requisito quasi tutto dalla Milizia Annonaria e neppure si poteva andare
al mulino a macinare, pertanto si nascondeva un po’ di grano e dopo averlo
trebbiato a mano lo si macinava di nascosto con un macinino. Si otteneva così
un po’ di farina per produrre pane da cuocere.
GRANO ARSO
Dopo la mietitura e dopo aver
spigolato, per non sprecare nulla, i
contadini davano fuoco alle stoppie per nutrire il terreno con il prodotto
della cenere e carbone. Ricordo che si andava con l’asino a raccogliere spighe
e grano “Arso” e da quei chicchi bruciacchiati si traeva una farina scura per
realizzare del pane. Oggi abbrustoliscono volutamente il grano duro per
produrre un pane particolare che sa di affumicato, ma un tempo lo si faceva
perché non c’era altro!
A partire dall’Ottocento, tutto cambiò. In epoca
murattiana, ma soprattutto dopo l’Unità d’Italia, il tavoliere divenne il
granaio del nostro Paese, riscoprendo una vocazione già conosciuta in epoca
romana In passato, dopo il raccolto del grano duro, per preparare il terreno
alla successiva aratura e liberarlo dalle stoppie del precedente raccolto i
campi venivano incendiati. Dopo il rogo che ne conseguiva era lasciata la
possibilità a chi volesse, in particolare ai braccianti ed alle donne delle
famiglie più povere, di entrare a spigolare le spighe che avevano subito
la bruciatura ed
erano sopravvissute intatte. Questo grano, scuro e faticosamente raccolto,
poteva essere conservato dalle famiglie
povere in casa senza problemi, in quanto riconoscibile,
proprio perché annerito, come spigolato regolarmente, a differenza del grano
duro biondo che avrebbe potuto anche essere stato rubato prima del raccolto o
spigolato prima della bruciatura ed avrebbe potuto portare ad accuse di furto
chi lo deteneva. La farina ottenuta in maniera casalinga da questo grano,
seppure più povera e debole rispetto alla farina di grano duro, era comunque
una importante fonte di
sostentamento e rientrava, in miscela con altre farine,
nella preparazione dei piatti più tradizionali e tipici, come la pasta fresca
(orecchiette, strascinati, maritati), pane e focacce, a cui conferiva un colore bruno ed un retrogusto di tostato ed affumicato del
tutto peculiari.
DA
GIOVANE
Avevo 18 anni quando feci
domanda di assunzione in "Ferrovia". Fui inserito in prova negli
elenchi dei supplenti ed iniziai a fare pratica presso le varie stazioni della
linea Foggia Potenza. Svolsi tutti i lavori di manovalanza fino ad apprendere
anche le attività del Capo Stazione e sostituii per brevi periodi un capo
Stazione di Ascoli Satriano che stava per andare in pensione. Lavoravo bene e
con piacere, poi un piccolo errore nella chiusura del conteggio fu sufficiente
a farmi sospendere dal Servizio e a radiarmi dagli elenchi di assunzione in
Ferrovia.
Non mi persi d'animo, il
lavoro non mi faceva paura. Contattai mio fratello Michele che svolgeva il
lavoro di muratore a Torino e partii per il Nord. Svolsi per un po' il mestiere
di "pianellista" poi arrivò l'inverno ,a quel tempo molto rigido. Il
lavoro nell'edilizia veniva sospeso per due o tre mesi e mio fratello tornò ad
Ascoli Satriano. Io rimasi e mi cercai un lavoro per recuperare i soldi per
l'affitto. (seimila lire). Trovai lavoro come lavapiatti in un ristorante e
percepivo sedicimila lire al mese. Fui preso a ben volere dal proprietario che
voleva passarmi a svolgere il lavoro di cuoco, ma non mi andava di essere
impegnato il sabato e Domenica. Mi trovai un lavoro in un’officina a
smerigliare profilati di alluminio. Fu
un lavoro dal quale tornavo sporco e pieno di polvere nera, ma mi adeguai e
andavo a lavarmi ai bagni pubblici.
Arrivò il tempo del Servizio
militare e fui arruolato nel Corpo di Artiglieria leggera e svolsi il C.A.R. ad
Orvieto, quindi fui inviato presso la Caserma di L'Aquila dove rimasi per i
rimanenti 14 mesi. Tornato alla vita civile ed avendo assolto il Servizio
militare, feci domanda alla R.I.V. fabbrica di cuscinetti degli Agnelli
proprietari della Fiat. Lavorai alla R.I.V. finché fu a Torino e poi quando si
trasferì ad Airasca. Dopo 38 anni di S.k.F. andai in pensione ed ancora oggi
ogni anno a Natale ricevo il pacco dono dell'azienda.
EMIGRAZIONE A TORINO
Il primo famigliare a venire a
Torino fu mio fratello Michele del 1934, ed io lo seguii nel 1958. A Torino vi
era già una sorella di mia mamma che si sposò con un uomo di Candela vedovo con
due figli e vennero al Nord. Finito il militare, mio fratello grazie
all’interessamento della zia che gli trovò casa venne a svolgere il lavoro di muratore
Nel 1958 lo seguimmo io, il
fratello del 1942 e la sorella del 1944. Ci trovarono una casa di ringhiera in
Corso Brescia di quelle con i servizi in fondo al balcone. Fummo fortunati
perché noi avevamo le camere proprio vicino ai servizi!
Noi eravamo al secondo piano
ed al primo piano vi era una cugina di Candela il cui marito era anche
Palmisano come la mamma. Entro il 1960 sapendo che sarebbero venuti a Torino
anche papà e mamma trovammo una casa più grande e ci trasferimmo. Abitavamo
dietro il vecchio Stadio del “Toro”. In questo stadio vidi giocare i giovani
Mazzola e Boninsegna.
Il fratello più giovane
lavorava in una piccola officina, la sorella era commessa alla Robe di Kappa in
via Foggia ed io, siccome usciva tardi, alla sera andavo sempre ad attenderla
per accompagnarla a casa.
Io lavoravo alla Riv
1904 – Roberto Incerti apre il primo laboratorio per la
fabbricazione di cuscinetti a sfera;
1906 – Incerti presenta il primo brevetto italiano per la
realizzazione di cuscinetti a sfera ed entra in società con la FIAT;
1908 – Incerti cede la propria quota sociale alla FIAT;
1924 – Viene inaugurato lo stabilimento di Via Nizza 150 a
Torino;
1943 – Lo stabilimento di Torino subisce pesanti
bombardamenti che causano la perdita di molte vite;
1956 – Viene inaugurato il centro direzionale di Via
Mazzini 53 a Torino;
1965 – La RIV si fonde con la svedese SKF;
1971 – Il sito produttivo torinese viene dismesso;
1979 – La SKF acquisisce il totale controllo della RIV, che
cessa di esistere.
ASCOLI SATRIANO via Duomo
PONTE ROMANO AD ASCOLI SATRIANO
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