venerdì 26 agosto 2011

Biasin il violinista


Monsù Biasin “il violinista”



Il mio nome è Biagio e sono di Torino.I miei nonni erano militari dei Savoia, ma non hanno fatto molte risorse giacchè mio padre ha lavorato sodo tutta la vita , mia mamma ,santa donna, da giovane faceva la lavandaia sulle vasche e lungo il torrente. Io ho lavorato quaranta anni al Catasto come un Travèt. Facevo proprio lo scribacchino e già da militare, ero attendente e scrivevo sia sui registri in Fureria sia le lettere per i miei commilitoni. Venivano da me e mi chiedevano di scrivere chi alla mamma chi alla morosa o moglie e figli ed io lo facevo volentieri,per niente neh!, so che c’era qualcuno che si faceva pagare. Io mi ritenevo fortunato di saper leggere e scrivere e mi facevano tenerezza quei miei compagni che sentivano la lontananza dei loro cari. A volte ai saluti aggiungevo qualche frase poetica o d’amore. Già perché io ero e sono un po’ poeta. Ho preso dalla mamma, mi raccontava che mentre sbatteva i panni sulla pietra fantasticava guardando il torrente oppure il cielo e gli uccelli. Lei era della Val Chisone e quando è mancata aveva la gobba come me, lei però per le fatiche,io perché sono stato alla scrivania. Sai che la pettinatura con la riga a sinistra è ancora la stessa che mi faceva la mamma quando ero bambino, mi sembra ancora di vederla mentre ci prepara per andare a lezione di violino . Si, io e mio fratello ,lui è più giovane ed è diventato un bravo violinista, ha suonato all’orchestra della RAI!

Io mi sono sempre dilettato con il violino e suonavo per mia moglie e mio figlio , suonare, per me, è come pregare.

A proposito di fede voglio raccontarti del viaggio a Lourdes. Non ero mai andato e il Buon Dio mi ha concesso di visitare questo Santuario a novanta anni! Un’esperienza meravigliosa che è servita a rafforzare la mia fede. A vedere tanta sofferenza ho capito che la mia lunga vita è stata un dono grande in preparazione alla vita eterna. A Lourdes ho visto tante persone che pur nella sofferenza avevano la serenità negli occhi e la certezza di avere Gesù e la Madre Maria al fianco. Io stesso, con i miei novanta anni e i miei acciacchi ho sopportato il viaggio e ho dimostrato a mio figlio e mia nuora che con l’aiuto della Madonna si fanno grandi cose. Mi sono portato il violino e ho suonato L’Ave Maria di Schubert davanti alla grotta dell’apparizione, credo di non aver suonato mai così bene, le dita e l’archetto me li guidava sicuramente la Madonna. Ho chiuso gli occhi e mentre suonavo ho visto mia mamma mio papà i nonni tutti avvolti da una gran luce e quando ho terminato tutti mi sorridevano.  Io mi sono sentito nuovamente bambino e ancora oggi dopo un mese dal viaggio mi sento una grande gioia in testa ,di quelle che si provano appunto da bambini.     

Infine ti recito una poesia che mi ricorda la mia mamma:

Giovanni Pascoli
Lavandare


Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.

E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene:

Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
quando partisti, come son rimasta!
come l’aratro in mezzo alla maggese

INTERVISTA RACCOLTA PRESSO LA CASA DI RIPOSO LA PINETA CERRETTO LANGHE ANNO 1997

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