È una grande fatica emozionale, sfogliare i
documenti relativi ai Caduti, ai Dispersi e ai prigionieri della Grande Guerra,
poiché nell’ effettuare approfondimenti mi collego e mi immergo in storie che
vissero le famiglie di quei tempi e inoltre mi sale una grande rabbia a leggere
che il Comando supremo anziché preoccuparsi delle condizioni dei prigionieri
italiani li considerò Disertori e Sovversivi. Ora diventa fondamentale Onorare
tutti e almeno menzionarli. Procederò quindi nella presentazione dei Fratelli
neivesi cercando di Ricordarli alle giovani generazioni.
CADUTI
AGHEMIO CARLO DI GUGLIELMO
1888
AGNELLA
CARLO DI LODOVICO 1897 1918
ALBRITO
EMILIO 1893 1918
ALLUTO
MICHELE FEDELE 18881915
ANTONA
GIUSEPPE 1898 1918
AROSSA
GIACINTO 1895 1915
ASSOLA
CANDIDO 1896 1922
BAGNIS
GIOVANNI 1888 1915
BELLA
EUGENIO 1896 1916
BEVIONE
EUGENIO 1896 1917
BEVIONE
GIOVANNI 1884 1918
BEVIONE
MAURIZIO 1899 1917
BINELLI
CARLO 1893 1918
BORDINO
ALESSANDRO1885 1918
BORDINO
PIETRO 1895 1915
BORELLO
PREMITIVO 1895 1916
BORRA
GIUSEPPE 1886 1919
BOSCO
BARTOLOMEO 1888 1915
BOSCO
FIORINO 1888 1915
BRESCIA
ROMANO 1892 1918
BRUSCO
LUIGI 1894 1915
BRUSCO
MICHELE 1891 1920
BURELLO
GIUSEPPE 1891
BURELLO
LORENZO 1893
CAPRA
OLIMPIO 1891 1915
CAPRA
BATTISTA 1885 1916
CAPRA
GIOVANNI BATTISTA 1895 1916
CAPRA
GIUSEPPE 1890
CAPRA
FRANCESCO 1889 1918
CARDINO
GIOVANNI 1893 1915
CARDINO
VITTORIO 1887 1916
CARMINO
NARCISO 1883 1916
CARRERO
AMABILE FU GIOVANNI 1888
CASAVECCHIA
GIUSEPPE CADUTO 1829
CASAVECCHIA
VINCENZO 1895 1915
CASTAGNO
PIETRO 1899 1917
CASTELLENGO
GIOVANNI VITTORIO1900 1918
CASTELLENGO
GIUSEPPE 1894 1917
CAVALLO
GIOVANNI 1895 1917
CHIARLE
TEOBALDO 1894 1915
CHINASSO
GIACOMO 1897 1918
CONTINO
ATTILIO 1888 1919
CONTINO
UMBERTO 1892 1915
CORTESE
ERNESTO 1890 1916
CORTESE
GIOVANNI 1896 1916
CORTESE
GIUSEPPE 1885 1917
CAPORALE AGHEMIO CARLO DI GUGLIELMO CALOSSO 1888
CAPORALE 1° RGT. ALPINI
DECORATO DI MEDAGLIA DI BRONZO AL VALOR MILITARE
MORTO A NEIVE PER MALATTIA IL 26 NOVEMBRE 1919
Il 1° reggimento ALPINI nasce il 5
ottobre 1882 al comando del colonnello Alessandro Tonini, con
l'aggregazione di battaglioni "Alto Tanaro", "Val Tanaro" e
"Val Camonica". Nel 1885 il reggimento è formato dai
battaglioni "Alto Tanaro", "Val Tanaro" e "Val
Pesio". Il 15 settembre 1905 venne inviato in Calabria in aiuto
alle popolazioni terremotate, Nel 1911 il battaglione
"Mondovì" fu in Libia, dove dopo diverse battaglie vittoriose venne
decorato con medaglia di bronzo al valor militare, rientrò in Italia nel 1913.
Partecipò attivamente alla prima
guerra mondiale dove venne schierato sull'alto Isonzo e successivamente
sull'altopiano di Tonezza, Monte Cimone ad Arsiero,
sull'altopiano di Asiago, sull' Ortigara. Nella Grande guerra i mobilitati
furono 1220 ufficiali, 40.000 alpini, dei quali 182 ufficiali e 3500 alpini
risultarono fra i caduti e 600 i feriti tra gli ufficiali e 20.000 fra gli
alpini. I decorati alla fine saranno 350 con medaglia d'argento e 700 con
medaglia di bronzo.
AGNELLA CARLO DI LODOVICO CASTAGNOLE LANZE 12 FEBBRAIO
1897
SOLDATO 156° RGT .FANTERIA
MORTO IL 23 SETTEMBRE 1918 IN PRIGIONIA PER MALATTIA
Carlo è inserito tra i Caduti di Neive pur essendo nato a Castagnole Lanze, oppure
con la famiglia viveva al confine dei due Comuni o altra supposizione, la
famiglia si era trasferita ai “BORDINI” dove vissero altri Agnella. Circa la
sua “Dispersione prigionia e morte” possiamo solo effettuare delle supposizioni
in base alle notizie che si hanno del Reggimento in cui era arruolato. Essendo
del 1897 fu chiamato alle armi e giunse sui Fronti di guerra nel 1916 e quindi
partecipò alle seguenti azioni:
Anno 1916
Nei primi
mesi dell'anno, la “Alessandria” continuò ad intervallare giorni in linea,
sempre nel settore San Martino del Carso – Monte San Michele – Monte Fortin, e
di messa a riposo.Il 15 maggio ebbe inizio in Trentino la Strafexpedition
austriaca: il 19 la Brigata fu inviata a Tavernelle, ma durante il
trasferimento giunse l'ordine di proseguire sino a Ghertele, dove passò sotto
il comando della 34a divisione. I due reggimenti furono da subito impegnati nel
cercare di arrestare l'avanzata nemica, ma la pressione fu tale che richiese ai
reparti di ripiegare dopo pochissimi giorni sulla linea che va dal Monte
Mosciagh alla Cima Undici.
Posta ad inizio giugno agli ordini del X Corpo d'Armata, dopo diversi
spostamenti la Brigata, da inizio luglio, fu in linea nella zona di Monfalcone.
Tra il 4 e il 12 agosto gli uomini furono impegnati contro il fronte compreso
tra le quota 85 e 121, che vennero infine occupate. A metà del mese di
settembre l'attacco fu ripreso, questa volta verso la linea quota 77 – quota 57
fino a che, il 25, la “Alessandria” non fu sostituita e mandata a riposo prima
a Scodovacca e poi a Santa Maria la Longa, sotto il comando della 28a
divisione.
Richiamati
sul Carso, i due reggimenti furono impegnati, ai primi di novembre, in un'azione
contro gli abitati di Lukatic e Versic (nei pressi di Doberdò), ma l'intenso
fuoco avversario consigliò infine la sospensione delle operazioni. A fine mese
la Brigata fu messa a riposo fino a che, il giorno di Santo Stefano, non
ritornò operativa nel medesimo settore di Doberdò del Lago.
Anno 1917
Inviata nella seconda metà di gennaio a presidio del settore compreso tra Vodil
e Dolje (poco sotto Tolmino), alle dipendenze della 46a divisione, rimase là,
alternando periodi operativi e di riposo, fino all'offensiva di Caporetto. In
occasione dell'ultima battaglia dell'Isonzo, la “Alessandria” oppose una tenace
resistenza, ma le colonne austro-ungariche attuarono una pressione tale per cui
furono molte le perdite tra caduti e dispersi.
ALBRITO EMILIO DI ANDREA CORNEGLIANO 29 12 1893
Soldato di Fanteria
II Reggimento Alpini XIX Compagnia Batt.Dronero
Dall’Atto di morte(Totenschein) risulta:
morto il 28 Maggio 1918 nel Lager di
Ostffyasszonifa(Ungheria)
( Ostffyasszonyfa è un comune dell'Ungheria
di 919 abitanti. È situato nella provincia di Vas.)
ALLUTO MICHELE DI GIACINTO
Neive 16 Marzo 1888
Soldato 91° Rgt Fanteria
Disperso il 6 settembre 1915
sul Monte Col di Lana in combattimento.
All’inizio della guerra la Brigata si trovò accantonata a
Longarone, alle dipendenze della 10° divisione. Il 15 giugno 1915 raggiunse il
fronte del Cadore, col 91° a Forcella Zovo – Passo Logerin – Forcella Dignas,
Per tutto il mese di Luglio, alternandosi con reparti bersaglieri, il 91° tentò
di avanzare verso le difese nemiche del monte Cavallino, senza successo.
In agosto, la Brigata Basilicata col 91° e
reparti del 92° fanteria, tentò l’assalto al monte Rotheck ed alla vicina cima
Frugnoni, lungo la dorsale Carnica: ogni tentativo portò solo conquiste
parziali che l’avversario riprese con contrattacchi immediati.
Altri assalti, tutti infruttuosi, vennero fatti
contro i medesimi obiettivi anche in settembre. Dopo breve riposo la Brigata si
trasferì nel settore del Col di Lana ed il 27 ottobre 1915 prese parte alla
conquista del costone di Salesei, solo il giorno 29 la tenacia degli attaccanti
venne premiata.
Trascorso il mese di dicembre a riposo, la
Brigata raggiunse alla fine di febbraio 1916 il settore del monte Cristallo,
lungo la linea Col dei Stombi – Tre Croci – Val Grande, dove effettuò turni di
trincea e riposo.
In maggio il 91° passa sul Col Rosà ed il 92° si
schierò sotto la Croda d’Ancona. Dal 6 al 22 giugno il 92° tentò ogni sforzo
per sorpassare il reticolato nemico senza riuscirvi, subendo gravi perdite. Le
operazioni furono sospese e la Brigata si limitò sino a fine 1916, ad osservare
turni di trincea.
Il 31 marzo 1917 la Basilicata cambiò settore
delle operazioni, venne inviata in val Travignolo tra il Paneveggio e cima
Bocche; in tale zona rimase sino ad ottobre.
Causa lo sfondamento del fronte a Caporetto, la Brigata
fu costretta a raggiungere la linea del Piave, attestandosi tra il monte Tomba
e Pederobba. Il 15 novembre il nemico attaccò con l’intenzione di sorpassare il
Piave davanti le trincee del 91° fanteria che sventò il forte tentativo; solo
il giorno 19 i reparti in linea presso Pederobba abbandonarono le posizioni
ormai indifendibili e si ritirarono sulla sponda destra del Piave.
Nei giorni seguenti la pressione austriaca non
accennò a diminuire, vennero ceduti brevi tratti di trincea, ripresi con
attacchi alla baionetta da reparti della Basilicata assieme a Bersaglieri del
XXV battaglione. Placatasi la battaglia, il giorno 26 novembre la Brigata
scende a riposo, rimanendovi fino al 13 ottobre, quando ritorna in linea tra
Osteria del Lepre e val San Lorenzo, settore del monte Asolone.
In previsione della battaglia del solstizio, il 91° ed il
92° fanteria presidiano l’immediata retrovia del Grappa; il 15 ha inizio
l’attacco con parziali successi verso la regione dei Colli Alti del Grappa che
vennero rioccupati da reparti italiani già nei giorni seguenti.
A fine luglio la Brigata fu posta a riposo in Bassano,
dove attense l’arrivo dei complementi.
Il 24 ottobre i reparti italiani passarono il
Piave con obiettivo Vittorio Veneto, sul Grappa la Basilicata ritornò in linea
e puntò sulle posizioni ancora in possesso del nemico presso l’Asolone.
ANTONA GIUSEPPE di Giovanni Neive 17 Gennaio 1898
Soldato 68° Rgt Fanteria
Giuseppe, aveva 18 anni quando fu arruolato nel 68° Rgt.Fanteria e con
esso inviato nel settore di Ponte di Legno e passo
del Tonale; in agosto il primo scontro per occupare alcune trincee al passo
finì però con gravi perdite
Sostituita in linea da reparti alpini, la Brigata
Palermo, composta dal 67° e 68° fu inviata in Carso.
25
Marzo 1918
Si ha il pregio di comunicare che il
Soldato Antona Giuseppe di Giovanni della Classe ’98 inscritto a N. 18.119 di
Matricola venne dichiarato disperso dal 68° Btg..Fanteria nel combattimento
avvenuto il 25 10 1917. Pregasi darne comunicazione alla famiglia interessata
ed accusare ricevuta indicando il suddetto numero di protocollo.
Il Ten. Colonnello Relatore
ANTONA GIUSEPPE è Morto il 17 agosto
1918 in Prigionia per malattia
LUOGO di Sepoltura BERLINO
- "STAHNDORF" CIM. MIL. ITALIANO D'ONORE
Nel
maggio del 1917 prese parte alla X° Battaglia dell'Isonzo (12-28 maggio 1917),
operando contro il Monte Santo. Il giorno 20 una colonna mista del 67° e del
68° riuscì ad entrare nelle trincee nemiche presso il convento del monte,
conquistandole. L'immediato contrattacco austriaco, non individuato né
stroncato dalla artiglieria, trovò i soldati italiani ancora in fase di
organizzazione della difesa; nella lotta che seguì il nemico ebbe il sopravvento.
Il 23 maggio la battaglia si riaccese sotto la cima del Monte Santo. Una
compagnia del 67°, sfruttando un’incertezza dell’avversario, penetrò di nuovo
nella ridotta del convento: non sostenuta da altre forze ed inquadrata dalle
mitragliatrici austriache, venne annientata. Dopo un periodo di riposo ed
istruzione dei nuovi complementi, la Palermo tornò in linea per partecipare
alla XI° Battaglia dell'Isonzo (17 - 31 agosto 1917), col 67° reggimento nel
settore del monte Veliki Hrib che, assieme alla Brigata Messina, conquistò il
30 agosto; mentre il 68° tentò inutilmente di forzare le difese austriache del
Santa Caterina, riuscendo solo a distruggere un importante trinceramento nemico
al prezzo di pesanti perdite. Alla fine della battaglia, la Brigata ritornò nel
settore di Tolmino ed il 24 ottobre, durante la XII battaglia dell’Isonzo,
venne investita in pieno dall'attacco portato in quel settore dal Gruppo Stein
della XIV° Armata austro tedesca. Iniziò per la Palermo un difficile e penoso
ripiegamento: un tentativo di arresto del nemico sul Tagliamento il giorno 30
ottobre presso Codroipo non ebbe alcun risultato. La successiva ritirata portò
i resti della Palermo fino al Piave, che raggiunse ai primi di novembre.
La
dodicesima Battaglia dell'Isonzo: Caporetto. 24 ottobre - 10 novembre 1917
Il 24
ottobre alle 2 del mattino 15 divisioni miste austro-tedesche attaccarono nella
Conca di Plezzo e Tolmino la nostra 2a Armata. Nell'arco di poche ore l'ala
destra della 2a Armata cedette per evitare l'accerchiamento. Il 25 ottobre
circa 1 milione di uomini su tutto il fronte giuliano iniziò a ritirarsi verso
il fiume Torre poi verso il Tagliamento per giungere al Livenza. La notte tra
il 25 ed il 28 ottobre anche la 3a Armata del Carso, per non rimanere
accerchiata, iniziava il ripiegamento verso il Piave ed il Grappa raggiunto il
6 novembre. Il 7 novembre il Re destituiva il Gen. Cadorna da Comandante in
Capo del Regio Esercito, nominando al suo posto il Gen. Diaz.
Il 10
novembre terminava la ritirata italiana: era costata 10.000 morti 30.000 feriti
300.000 prigionieri 350.000 sbandati e disertori. Erano stati persi 3.152 pezzi
d'artiglieria, 1.732 bombarde, 3.000 mitragliatrici.
AROSSA GIACINTO di FRANCESCO
NICOLA
Caporale 47° Rgt Fanteria
Neive 18 marzo 1895
Morto il 16 Novembre 1915
sul Monte Michele per ferite riportate in combattimento
Anno 1915
All’inizio della guerra la Brigata Ferrara si
dispiegò davanti alla testa di ponte di Gorizia, alle dipendenze della 22°
divisione; durante la I° Battaglia dell’Isonzo fece avanzare suoi reparti
contro le posizioni austroungariche di Lucinico, tentando di sorpassarle per
raggiungere i ponti sull’Isonzo, ma venne ricacciata alle linee di partenza dal
fuoco di cannoni e mitragliatrici. La Ferrara venne poi spostata nelle fila
della 19° divisione, 3° armata, con obiettivo Castelnuovo e Polazzo.Il 19
luglio, II° Battaglia dell’Isonzo, il 48° conquistò la trincea nemica detta a
squadra, ed il 47° penetrò tra le difese nemiche del bosco triangolare. Nuovi
sforzi per estendere l’occupazione, portati nei giorni seguenti, fallirono. In
settembre la Brigata si trasferì a Tolmezzo nel settore But – Degano, di
rincalzo a truppe alpine operanti sulle montagne vicine.
Il 7 novembre la Brigata fu di nuovo sul Carso
tra la cima 4 del San Michele e San Martino del Carso. Iniziatasi la IV°
Battaglia dell’Isonzo, la Brigata attaccò e raggiunse più volte cima 4 senza
potersi affermare per i continui contrattacchi avversari; vennero però prese e
mantenute le posizioni nemiche dette “trincea curva”, “la Cappella” e la
“trincea superiore” che costarono circa 1400 soldati fuori combattimento. Nei mesi
seguenti la Ferrara alternò turni di riposo e trincea sino alla fine del 1915.
ASSOLA CANDIDO “CANDIN” NEIVE 1896 1922 DI BONGIOVANNI GIUSEPPINA E DI LORENZO
FRATELLO DI MICHELE ASSOLA (NONNO DI
TERESIO) E DEGLI ASSOLA NONNI DI RENZA E MARIUCCIA.
Nel ricordo dei nonni vi fu chi
ricordò il suo ritorno. Irriconoscibile persino alla mamma, fu ripulito e
curato ma nonostante, morì di malattia dopo alcuni anni.
ONORIAMO CANDIN –LUIGI – EMILIO.
BAGNIS GIOVANNI 28 AGOSTO 1888 IN FRANCIA
ISCRITTO DI LEVA NEL COMUNE DI NEIVE
SOLDATO 73°RGT FANTERIA
MORTO IL 19 LUGLIO 1915 SUL MEDIO ISONZO PER FERITE DA COMBATTIMENTO
Anno 1915
All’inizio
della guerra la Brigata Lombardia si trovò nei pressi di Udine, alle dipendenze
della 4° divisione; dal 29 maggio alla fine d’agosto (I° - II° battaglia
dell’Isonzo) attaccò il Podgora senza sensibili risultati, riuscendo solo ad
affermarsi sulle pendici occidentali del monte. Dopo un breve periodo di riposo
passò in forza alla 11° divisione nel settore di Oslavia, partecipando alla
III° battaglia dell’Isonzo , 18 ottobre-4 novembre, con poco successo; il 2
novembre il 74° fanteria si impadronì del costone di Oslavia, ma il giorno dopo
fu costretto a ripiegare sulle posizioni di partenza per un poderoso
contrattacco austriaco. Ripresa l’offensiva a metà novembre, IV° battaglia
dell’Isonzo, un battaglione del 73° riuscì a penetrare tra i ruderi del paese
di Oslavia, resistendo al ritorno dell’avversario sino al 4 dicembre, quando la
Lombardia, provata e dimezzata negli effettivi, scese a riposo.
BELLA EUGENIO di GIOVANNI
NEIVE 28 Luglio 1896
SOLDATO 161° Rgt Fanteria
Morto il 18 giugno 1916 sul
Monte Valbella per ferite riportate in combattimento
La brigata Ivrea fu costituita con i soldati provenienti
dai depositi del 54° fanteria, il 161° reggimento e 92° fanteria il 162°
reggimento
Anno 1915
La Brigata venne inviata sull’Altipiano d’Asiago alle
dipendenze della 34° divisione; il 30 maggio attaccò le posizioni austriache al
Passo di Vezzena, bosco del Marcai e Costesin senza riuscire a superare i
reticolati delle trincee nemiche. Il 25 agosto tentò di occupare la linea di
difesa alla testata delle valli Scuro e Rio Torto: i capisaldi nemici furono
più volte raggiunti, ma il tiro della artiglieria avversaria impedì il
mantenimento delle conquiste.
La Ivrea passò il resto del 1915 sulle citate
posizioni esercitando una costante pressione sul nemico.
Anno 1916
La Brigata rimase per tutto l’inverno sulle medesime
posizioni, il 4 febbraio un piccolo reparto del 161°, trovata sgombra la posizione
della “Forcella”, la occupò; il 5 maggio il nemico aprì un violento tiro
d’artiglieria su Millegrobbe e Val Morta ed il 6 lanciò all’attacco due compagnie:
l’azione riuscì e la Ivrea devette ripiegare dalle sue posizioni di
Millegrobbe. Il 15 maggio gli austriaci lanciarono la loro offensiva di
primavera (Strafexpedition) e la Brigata fu costretta a ripiegare, durante la
manovra il 161° venne attaccato da forze rilevanti e solo al prezzo di gravi
perdite riuscì a sganciarsi.
Le azioni offensive e difensive si susseguirono
ininterrotte, i presidi del bosco del Marcai e Costesin furono perduti e
riconquistati dal 162° fanteria tra il 20 ed il 21 maggio, poi la pressione
nemica fu tale da costringere ad un ripiegamento generale tutta la linea tenuta
dalla 34° divisione. . Purtroppo
la difficile situazione creatasi in Altipiano ed in attesa dell’arrivo delle
Brigate prelevate dal fronte dell’Isonzo, obbligò la Brigata a rientrare in
linea: ai primi di giungo le sue truppe si schierarono parte tra Col del Rosso
– monte Fior, e parte formarono la riserva di pronto intervento.
Nei giorni dal 6 al 9 giugno, battaglioni dei
due reggimenti integrarono le Brigate Etna e Sassari, poi la Ivrea, rientrati
tutti i battaglioni, occupò linea di difesa sul monte Valbella.
SUL MONTE VALBELLA CADDE EUGENIO NON AVEVA ANCORA AVEVA VENT’ANNI
Il 25 giugno il nemico, spese tutte le riserve di uomini e munizioni, iniziò il ripiegamento su posizioni più difendibili, la Ivrea lo incalzò e ripreSe i monti Stenfle e Sisemol, tentò di forzare la linea austriaca appena oltre Asiago lanciandosi contro il Rasta e monte Interrotto, senza
CAPORALE BEVIONE EUGENIO DI GIUSEPPE NEIVE 2 APRILE 1896
242° RGT FANTERIA
DECEDUTO 11 AGOSTO 1917 NELL’OSPEDALETTO DA CAMPO N.
125(VIPULZANO) PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
I due
Reggimenti 241° e 242° Fanteria, costituirono la Brigata Teramo il 24 Gennaio
1917.
Affluirono
nella zona di Padova a Battaglia verso la fine di Gennaio del 1917. La brigata
completò l’inquadramento e l’addestramento e il 12 aprile si raccolse sulla
sinistra del Tagliamento: dapprima nella zona di Codroipo e poi in quella di
Pozzuolo del Friuli e Sclaunicco. Il 4 Maggio si trasferì nei dintorni di
Dolegna e il 13, iniziato il periodo di operazioni nella zona di Gorizia, la
Teramo, accampata nella Valle di Scrio, si porta in Val Grune, sul costone di quota 452. Il 15 Maggio, il 242° venne
posto alle dipendenze della <Firenze che operò nel settore del M.KUK.
L’azione per la conquista del Monte Vodice venne ripresa il 18 Maggio; vi
concorse il 242° che nei giorni 16 17 contribuì al mantenimento di quota 535
del m. Kuc ed alla espugnazione di quota
611, caposaldo importantissimo. Il 19 proseguì
l’avanzata e dopo aver riconquistata la trincea trasversale, assicurò il
possesso della Selletta del M. Vodice. Il 20 ,la Teramo incalzando il nemico
occupò e superò l’abitato di Vodice. Nella stessa giornata rinforzata da 13°
Btg.Bersaglieri, dovette puntare su Baska e Kobilek e attaccò, ma verso sera il
nemico accortosi del movimento aprì un terribile fuoco di sbarramento che
provocò gravi perdite. Malgrado ciò la Brigata ha potè progredire di circa cento metri! Il 22 Maggio, dopo sette
giorni di aspra lotta scese in Val Scrio per riorganizzarsi. PersE 96 ufficiali e 2222 uomini di truppa.
Il trenta Maggio la Brigata fu richiamata in prima linea sul Vodice a quota
652, dove si alternò con la Elba nella difesa di tali posizioni fino
all’agosto.
EUGENIO
BEVIONE11/8/1917 CURSO' 242
OSLAVIA -
SACRARIO MILITARE
EUGENIO ferito A Cursò* (242° Rgt) deceduto nell’Ospedale
di Vipulzano*
fu SEPOLTO al
SACRARIO DI Oslavia .
L'Ossario
di Oslavia è stato costruito nel 1938 in corrispondenza della Quota 153 del Monte
Calvario su
progetto dell'architetto romano Ghino Venturi.
Il complesso era stato voluto dal regime fascista per raccogliere le spoglie
dei soldati caduti nelle diverse battaglie della Grande Guerra combattute nella
zona di Gorizia e Tolmino (oggi
in Slovenia).
L'Ossario
copre un'area triangolare ed è formato da quattro torri, una per ogni vertice
della figura più una centrale. Ognuna di queste custodisce al suo interno i
loculi dei caduti identificati, disposti lungo le pareti, per un totale di
circa 20 mila nomi, tra cui 138 austro-ungarici. Gli altri 37 mila corpi senza
nome (539 di nazionalità non - italiana) sono invece tumulati in tre grandi
ossari posti al centro delle tre torri laterali.Tutte le torri inoltre sono
collegate tra loro tramite dei tunnel sotterranei e possiedono delle cripte.
* Cursò è un
paese della Slovenia, frazione del comune di Còllio.
La località si trova a 4,2 kilometri a nord-ovest del capoluogo
comunale e a 610 metri dal confine italiano, all'estremità occidentale
del Còllio sloveno
* Vipulzano è un paese frazione del
comune di Còllio, all'estremità meridionale del Còllio sloveno. La località è
situata a 3,6 km a sud da Castel Dobra, sede comunale, ed a 1,2 km dall'Italia
con cui confina direttamente
BEVIONE GIOVANNI di LUIGI NEIVE 10 GENNAIO 1884
DECEDUTO IL 19 NOVEMBRE1918
LUOGO DI SEPOLTURA NELL’OSPEDALE DA CAMPO 053(A ZELARINO VICINO A
VENEZIA) PER MALATTIA
LUOGO DI SEPOLTURA VENEZIA - TEMPIO OSSARIO
L’VIII
Battaglione Guardia regia di Finanza
Tratto da
La guardia regia di Finanza Mobilitata
nella Prima guerra mondiale
…………Più
accaniti furono i combattimenti sostenuti in Carnia, nei pressi del Passo di
Monte Croce, ove l’VIII ed il XX battaglione costiero furono dislocati in alta
montagna a fronteggiare le truppe alpine del VII corpo d’armata dell’Arciduca
Giuseppe d’Asburgo. I battaglioni costieri, e quindi non attrezzati per la
montagna, avevano vita dura nelle trincee, non tanto per le molestie del
nemico, quanto per il deficiente armamento, (erano privi di mitragliatrici e
bombe a mano e disponevano del solo moschetto) per il cattivo funzionamento dei
servizi di rifornimento, per la mancanza di salmerie proprie, che costrinse i
finanzieri a privazioni e sofferenze di ogni sorta. Avendo occupato le trincee
senza zaino, si trovarono senza vestiario di ricambio e protetti dalla sola
mantellina dalle intemperie e dal freddo il quale, a quelle altitudini, era
molto rigido. Non attrezzati per quel tipo di guerra e sottoposti ad un
rovinoso fuoco di artiglieria dal nemico, il 13 giugno i finanzieri ancora mal
sistemati nei settori loro affidati privi di adeguati ripari, riuscirono a
respingere un duro primo attacco nemico. Ma all’indomani il nemico, con
l’appoggio di un bombardamento violentissimo, riprese in forze l’attacco e
riuscì ad infiltrarsi in un punto dello schieramento lineare, aggirando poi
un’intera compagnia che fu costretta a retrocedere.
Caddero
sessantotto finanzieri e centosettantasei furono i feriti (il nemico ebbe
centonovanta morti e cinquecentonovanta feriti).
La battaglia di Vittorio Veneto e la fine della guerra.
Alla
battaglia conclusiva della 1ª guerra mondiale, che si svolse dal 24 ottobre al
4 novembre1918, parteciparono i battaglioni VII, VIII e XX che si erano già
distinti nella battaglia del solstizio del mese di giugno. Essi erano ancora
schierati sul basso Piave e si alternavano nel presidio della prima linea
sull’argine del fiume e nella difesa litoranea a protezione della laguna di
Venezia.
A causa delle vicende della guerra, questi tre
battaglioni, allestiti ed addestrati per la difesa costiera, vennero impiegati
sin dall’inizio del conflitto sui fronti di alta montagna e proprio quando, tra
innumerevoli difficoltà, acquisirono la conformazione e lo spirito propri di un
reparto alpino, ritornarono, nel 1918, nel dispositivo di difesa costiera.
BEVIONE MAURIZIO DI GIACINTO MANGO 11 MARZO 1899
SOLDATO 297° COMPAGNIA MITRAGLIERI FIAT
MORTO IL 25 NOVEMBRE 1917 SUL MONTE SOLAROLO PER FERITE
DA COMBATTIMENTO
Il monte Solarolo, mt. 1676, fa parte del gruppo montuoso
del Grappa, staccandosene, come una costola, con direzione nord est. In questo
contrafforte si trovano anche le cime di Col dell'Orso mt. 1677, il monte
Fontanasecca mt. 1608, il monte Peurna, il Sassumà, il Tomatico mt. 1594.
Il 4 novembre 1917, in seguito al forzamento della linea
di difesa sul Tagliamento, il Comando Supremo Italiano ordinava alla 3° e 4°
armata il ripiegamento sulla linea Piave - Grappa. Il primo nucleo, con le truppe
del 18° corpo della 4° armata, raggiunse il Grappa il giorno 9 novembre; il 14
novembre si completava lo schieramento difensivo, e sul Solarolo andava la 15°
divisione.
Il 14 novembre 1917, gli Austro -Tedeschi iniziavano la
1° battaglia del Grappa (Battaglia d’arresto). La loro spinta era tale da far
cadere il monte Roncone e Tomatico, investendo il giorno dopo la nuova linea di
difesa italiana Col della Berretta - Col dell'Orso - Solarolo - Spinoncia -
Monfenera. Dopo 13 giorni di combattimenti, la battaglia si spegneva, rimanendo
sostanzialmente invariato lo schieramento dei due eserciti.
BINELLI CARLO GIUSEPPE DI VEZZA LUCIA E DI GIUSEPPE
NATO A NEIVE IL 16 LUGLIO 1893
DISPERSO NEL COMBATTIMENTO DEL 21 NOVEMBRE 1917
Dal 9°
Reggimento Bersaglieri, CHE AVEVA SEDE AD ASTI, il 29 12 1915, il Colonnello
COMANDANTE inviò al Sindaco di Neive la comunicazione di Dispersione di Carlo Giuseppe nella battaglia del 26 11
1915, E A FEBBRAIO LA COMUNICAZIONE CHE ERA PRIGIONIERO DEGLI AUSTRIACI A
MAUTHAUSEN
….IL 21
NOVEMBRE la sesta compagnia iniziò l’attacco al piccolo JAVORCEK, SOSTENUTI dal
28° e dal 32° che agirono verso la sella fra i due Javorcek, raggiunsero la
trincea di cresta che dovette però essere subito abbandonata per il violento
tiro di reazione. Nei giorni seguenti si spinsero audaci pattuglie verso
l’obiettivo che il nemico attentamente sorvegliava.
DAL 24
MAGGIO AL 27 NOVEMBRE 1915 IL REGGIMENTO FU IN LINEA SUL M. MATAJUR-MRZLIVHR-
JAMA PLANINA-Q 1270- 1772-1767-ZA KRAJU-KRASJI VRH- CEZSOCA-PENDICI DEL
POLOUNIK-SLATENIK.PICCOLO JAVORCEK
Fu
durante queste battaglie che CARLO GIUSEPPE FU FATTO PRIGIONIERO E DEPORTATO A
MAUTHAUSEN
COME SI EVINCE DALLA
COMUNICAZIONE EFFETTUATA DALLA CROCE ROSSA.
BORDINO ALESSANDRO DI GIUSEPPE NEIVE 1888
SOLDATO
DEL IV Rgt.ALPINI
PRIGIONIERO
Si ritrovano due telegrammi inviati al Sindaco del Comune
di Neive: uno del Ministero della Guerra del 12 Aprile 1916 in cui comunicano
che è pervenuta notizia :” l’Alpino Bordino Alessandro si trova prigioniero
all’Ospedale di Linz dal 12 12 1915”
l’altro della Croce Rossa in cui si informa:
” l’Alpino è “prigioniero ferito nell’ospedale di Linz”
Non essendovi altre comunicazioni si presume che sia
deceduto in prigionia.
BORELLO PREMITIVO NEIVE 18 GENNAIO 1895 DI LOMBARDO ROSA
E DI BENEDETTO
SOLDATO 139° RGT. FANTERIA BRIGATA “BARI”
CADUTO IL 13 LUGLIO 1916 NEL COMBATTIMENTO SUL “Monte
Zebio”
…..Nel mese di luglio si susseguirono alcuni
pesanti attacchi italiani: il giorno 6 luglio, tentativo di sfondamento della
linea austriaca tra lo Zebio e il Mosciagh, poi ancora l’11 luglio con assalto
tra lo Zebio e l’Interrotto; entrambe le azioni non sortirono che modesti
effetti……..
TESTIMONIANZA FANTE
GIUSEPPE CORDANO: “….Proseguiamo lungo la valle sino ai piedi del Monte Zebio. Poi si comincia
la salita verso la cima del monte, così, un poco allo sbaraglio. Nel pomeriggio
il 3° Battaglione si organizza prendendo posizione in ordine sparso e attende.
A notte si inizia la salita. Tutta la Brigata è in linea di fronte.
Si sale, con le precauzioni che richiedono queste azioni. Il fante non sa dove
il nemico lo attende , ma è certo che è in sommità del Monte Zebio, a 1.700
metri circa di quota; lo aspetta in una postazione dominante. Si sale, ormai ci
avviciniamo alle cime. Nella notte buia le intravediamo avanti a noi contro il
cielo. Ecco, è l'alba, siamo arrivati a contatto delle linee austriache.
L'ordine è di attaccare e proseguire…………………….
Il fuoco del nemico è rabbioso,vendicativo e ci costringe a ritirarsi di nuovo dietro ai nostri improvvisati ripari. Siamo un poco malconci, sul terreno rimangono molti morti; molti feriti gravi si dovranno portare al posto di medicazione. I feriti leggeri scendono dal monte verso il paese di BORDINO PIETRO di Giuseppe NEIVE 04 APRILE 1895
SOLDATO 4°Rgt Alpini
CADUTO IL 1° NOVEMBRE 1915(18 /2/1916) SETTORE DEL TOLMINO PER FERITE DA
COMBATTIMENTO
Borgata della provincia di Gorizia, posta in
un'ampia conca, sulla destra del torrente Tolminza, poco prima della confluenza
di esso nell'Isonzo, a 201 m. s. m., sul più elevato d'una serie di terrazzi
che scendono verso il fiume, presso le ultime propaggini del Monte Nero e di
fronte alle Prealpi del Matajur.
Cimitero
militare di Tolmino "Loče" - Tolmino è un comune della Slovenia,
situato nell'alto bacino del fiume Isonzo - Il cimitero austroungarico venne
realizzato nel 1916 per i caduti nei combattimenti tra Vodel e Krn (Monte
Nero). Tra loro anche soldati tedeschi ed italiani che nel 1938 vennero
risepelliti nell'ossario tedesco di Nemška Kostnica presso Tolmino e
nell'ossario italiano di Oslavia presso Gorizia. Le tombe del cimitero sono
contrassegnate sa sassi cementati, con pietre tombali e croci in ferro. Al
centro del cimitero troviamo un monumento a forma di piramide. E' dedicato ai
caduti del 30° reggimento fanteria dell'esercito imperiale "KuK IR
30". Nel cimitero riposano circa 3300 caduti. I nomi di 2564 soldati sono
ricordati, incisi a fuoco, su tavolette di quercia poste alle pareti della
chiesa commemorativa di Sv. Duh (Spirito Santo) di Javorca ed a loro dedicata.
Durante la Prima
guerra mondiale, Tolmino fu il punto di
partenza principale dell'offensiva delle truppe austro-tedesche che condusse
allo sfondamento del fronte italiano sull'Isonzo ed alla disfatta
di Caporetto.
BORRA GIUSEPPE
di Sebastiano Neive 4 aprile 1886
Soldato
162° Rgt Fanteria Brigata Ivrea
Morto il 3 Marzo1919 a
Neive per malattia contratta in Guerra
Del Fante Giuseppe si possono dedurre informazioni dal percorso che
effettuò il Reggimento a cui apparteneva
Anno 1915
La Brigata venne inviata sull’Altipiano d’Asiago alle dipendenze della 34°
divisione; il 30 maggio attaccò le posizioni austriache al Passo di Vezzena,
bosco del Marcai e Costesin senza riuscire a superare i reticolati delle
trincee nemiche.
Anno
1916
La Brigata rimase per tutto l’inverno sulle medesime posizioni,
Il 15 maggio gli austriaci lanciarono la loro
offensiva di primavera (Strafexpedition) e la Brigata fu costretta a ripiegare,
Le azioni offensive e difensive si susseguirono
ininterrotte, i presidi del bosco del Marcai e Costesin furono perduti e
riconquistati dal 162° fanteria tra il 20 ed il 21 maggio, poi la pressione
nemica fu tale da costringere ad un ripiegamento generale tutta la linea tenuta
dalla 34° divisione.
Il 4 luglio ricevette il cambio dalla Brigata Acqui e
si trasferì sul fronte del Carso. La Brigata rientrò in prima linea nelle fila
della 3° armata che stava combattendo sul Carso di Komeno la seconda parte
della VI° Battaglia dell’Isonzo; il 28 agosto partecipò al tentativo di
sorpassare la prima linea nemica Oppacchiasella – Nova Vas – quota 208 nord, in
alcuni punti la penetrazione riuscì, ma il fuoco delle mitragliatrici
proveniente dalla seconda linea intatta ricacciò i fanti indietro. In settembre
furono fatti altri tentativi, tutti con esito modesto che costarono la vita a
migliaia di soldati.
Destinata poi in Macedonia con la 35° divisione, il 19 ottobre sbarcò a
Salonicco e si schierò sulla linea Dova Tepé – Kara Orman; il 29 novembre la
Ivrea venne sostituita da reparti inglesi.
A metà dicembre, altro trasferimento per ferrovia e dispiegamento nel settore
del Colle di Vrata – Meglenci.
Anno 1917
La Brigata, appena assunto lo schieramento di prima linea, subì una serie di
attacchi da parte delle pattuglie nemiche che volavano saggiare la reattività
dei fanti. Nella notte del 12 febbraio un reparto avversario assalì un tratto
di fronte della quota 1050, tenuto da due compagnie del 162°, riuscì a
penetrare fino alla seconda linea, poi venne ricacciato dal pronto intervento
di altri reparti italiani,lasciando circa 40 soldati della Ivrea sul campo.
Nei giorni
seguenti, sospesa l’azione contro la quota 1050, venne tentata la conquista
delle difese nemiche del Piton Brulé; poco prima dell’attacco giunse l’ordine di sospensione: solo il 162° fanteria
non ricevette l’ordine e si slanciò oltre la propria trincea, non sorretto da
altre truppe ai lati dovette ripiegare alle linee di partenza.
Anno 1918
Il 21 settembre il nemico iniziò a ritirarsi, il 162° si dispose tra il
monastero di Jaratok e colle Tamajo; nei giorni seguenti, liberatasi anche la
Brigata Cagliari 63° - 64° fanteria, agli ordini del comandante della Ivrea,
venne formata una colonna celere col 64° ed il 162°.ll 27 ed il 28 settembre,
vinte resistenze operate da reparti di retroguardia, la colonna celere arrivò
alle porta del paese di Cer, ancora presidiato in forze; il giorno 29 il paese
venne accerchiato ed il 30 il nemico sgombrò ritirandosi ancora più a nord.
Il 30 settembre il comando supremo ritenne che non fosse più necessario inseguire
il nemico in rotta ed ordinò la sosta sulle posizioni raggiunte.
Questa fu la Guerra di Giuseppe che nonostante i gravi
pericoli riuscì a tornare a morire a casa all’età di trentatre anni
BOSCO BARTOLOMEO di CARLO NEIVE 1° Maggio 1886
SOLDATO 91°Rgt Fanteria
DISPERSO IN COMBATTIMENTO
IL 6 SETTEMBRE 1915 IN VAL
PADOLA
Cima Vanscuro
Relativamente alle sorti del Fante Bosco di Carlo e
di Vada Luigia ho trovato una lettera datata il 29 Settembre 1915, scritta dal
Capitano della Prima Compagnia del 91°
RGT.FANTERIA in cui comunica al Sindaco che Bartolomeo fu tra i Dispersi del
combattimento del 6 Settembre a Cima Vanscuro e che vennero iniziate ricerche
per stabilire se egli fosse morto oppure se si trovasse Prigioniero in Austria.
Inoltre prega il Sindaco di darne comunicazione alla famiglia che abita in
Frazione Bricco di Neive.
Azione contro Cima Frugnoni e Cima Vanscuro
I fanti del 1° e 3° batt. del 91° regg. giunti in
prossimità della cresta di Cima Frugnoni vengono
arrestati dal tiro delle mitragliatrici piazzate
sulla Montagna di Ferro. Solo tre compagnie,
sorpassando i cadaveri dei compagni, riescono a
lanciarsi all'assalto al grido: "Evviva l'Italia, avanti
Savoia!". Ma "poco più su restano fulminati
tra i cavalli di Frisia: fanno terrore nelle macabre
posizioni in cui la morte li fissa, così impigliati
nei fili."39
Anche sulla Cima Vanscuro i fanti, pur sorretti
dall'artiglieria del Col Rosson, vengono arrestati
dal fuoco nemico e devono retrocedere. Il terreno è
privo di ripari, non resta altro che scavare
rudimentali trincee con le baionette. Ma gli
austriaci non danno tregua: usciti rapidamente dalle
trincee, da posizioni defilate al fuoco
dell'artiglieria italiana, investono i poveri fanti con una pioggia di
proiettili trasformando la rudimentale trincea in una riga di morti. In tutto
sono 74 tra morti e dispersi,210 i feriti.
Quando i primi raggi del sole
illuminano l'alta valle del Padola il dramma è già consumato.
Il Fante
Bartolomeo è nel vento della Val Padola voglio dedicargli le parole di un canto
che si riferisce agli eventi bellici di quelle valli e quei monti. Si riferisce
agli Alpini ma i soldati caduti sono tutti Fratelli:
Un lungo treno che andava ai
confini
E trascinava migliaia degli
alpini
Sul quel torrente la morte vi
passò
E degli alpini nessuno
ritornò..
Dopo tre giorni di lungo
cammino
Siamo arrivati sul Monte
Cavallino
Sulla nuda terra abbiamo
riposà
E degli
alpini nessuno è ritornà...
BOSCO FIORINO DI CARLO Neive 1895
Soldato 60° Fanteria in Linea BRIGATA CALABRIA
Anno 1918
Gli uomini della “Calabria” si alternano tra la
prima linea e la zona di riposo nella regione del Grappa sino al lancio
dell'ultima offensiva austriaca sul Piave, nel giugno.
Il 15 il nemico lancia un violento attacco
d'artiglieria verso le nostre posizioni di Col Fagheron, Col Moschin, nonché
contro la zona compresa tra Casera Cestarotta e Rocco Anzini. Il 59° resiste
fin quando le perdite subìte non lo costringono a ripiegare: tale è la
situazione del 60°, che cede dal settore di prima linea arretrando verso la Val
Manara.
COMUNICAZIONE
DEL 5 AGOSTO 1918
viene
dato Disperso nel Combattimento del 19 Giugno 1918 in Val San Lorenzo
la
Comunicazione viene inviata dal Colonnello
su un prestampato che recita, chissà per quanti famigliari la stessa
notizia! :
“Pregasi
darne comunicazione alla famiglia assicurandola che non appena questo comando
riceverà altre notizie, si farà premura d’informarla.”
Entrambi i BOSCO RISULTANO FIGLI DI CARLO e pertanto
segnaliamo e innalziamo un RICORDO ALLA LORO CARA MAMMA VADA LUIGIA CHE EBBE A
SOFFRIRE PER LA LORO MORTE IN GIOVANE ETÀ.
BRESCIA ROMANO ALBA 20 SETTEMBRE 1892
SOLDATO 2194° Compagnia mitraglieri Fiat
Morto
l’11 dicembre 1918 nell’ospedale da campo n.009 per malattia
L´Ospedale militare
di riserva e l´Ospedale da guerra della
C.R.I n.9 era
dislocato a Tolmezzo
All'inizio della guerra le mitragliatrici erano raggruppate in
sezioni o compagnie, sotto il controllo diretto del comandante dell'unità
tattica (reggimento di fanteria di linea o battaglione di fanteria speciale),
valutando l'impiego tattico delle armi più utile nella difensiva che
nell'offensiva. L'impiego della mitragliatrici era codificata nel Regolamento
d'impiego del 1913, in cui era
previsto l'impiego di tali armi in attacco solo in terreno libero, tenendole
comunque fra le armi di seconda linea. In difesa le mitragliatrici devono
costituire una riserva di fuoco, possono essere utilizzate fin dall'inizio
dell'azione solo nel caso che sia disponibile un munizionamento molto
abbondante. Nelle operazioni di cavalleria le mitragliatrici dovevano essere utilizzare
per occupare e presidiare punti critici di particolare importanza. Per quanto
riguardava l'uso delle mitragliatrici con le truppe
alpine, veniva messa particolare enfasi sul risparmio di munizioni, date le
difficoltà di rifornimento in terreno di montagna .Nel 1916 le
mitragliatrici furono inquadrate in compagnie, costituite su tre sezioni di due
armi, assegnate organicamente ai comandi delle maggiori unità (brigate, divisioni, Corpi d'armata) che le distaccavano ai
reggimenti di fanteria nel caso di azioni rilevanti.
Nel
maggio 1917 veniva predisposta una nuova organica per la fanteria,in particolare nel
battaglione la 4° compagni di fucilieri fu sostituita da una compagnia su
mitragliatrici pesanti, mentre in precedenza erano state inserite due sezioni
di pistole mitragliatrici con i compiti tattici tipici delle mitragliatrici
leggere
A partire dal 1º luglio di tale anno le compagnie mitraglieri
furono integrate nei reggimenti di fanteria, quindi, anziché portare le
mostrine della specialità, ebbero numero e mostrine del reggimento di fanteria
in cui erano inquadrate. Fra la fine del 1917 e l'inizio del 1918 appare
un'evoluzione del criterio di impiego delle mitragliatrici, in quanto, mentre
le mitragliatrici leggere (pistole mitragliatrici) continuano ad essere usate a
tiro diretto e brevi distanze, le mitragliatrici pesanti cominciano ad utilizzare
il tiro ficcante a lunga distanza. L'uso delle pistole mitragliatrici come
mitragliatrici leggere, naturalmente, non era del tutto soddisfacente, data la
diversa natura dell'arma, tuttavia era necessario per la scarsezza di
mitragliatrici adatte nel Regio Esercito, che indicava la mitragliatrice Fiat Mod. 14, che comunque, non
rispondeva alle specifiche di una mitragliatrice leggera, come rappresentante
di tale classe
BRUSCO
MICHELE NEIVE 1891 1920
Non si hanno altre notizie di Michele se non le date di nascita e morte.
Possiamo dedurre sia ritornato e poi deceduto a causa delle ferite e delle
sofferenze della vita in trincea.
BRUSCO LUIGI DI GIOVANNI NEIVE 3 AGOSTO 1894
SOLDATO 129° Rgt Fanteria
MORTO IL 23 OTTOBRE 1915 SUL CARSO PER FERITE RIPORTATE
IN COMBATTIMENTO
……..Parte del 129° reggimento fu quindi tradotto a Poggio Terzarmata
(indicato con il nome friulano di Sdraussina nei riassunti dell'Ufficio Storico)
dove il 23 ottobre condusse con successo un'operazione contro quota 124.
In questi fatti d’armi Luigi salì in Cielo a
conoscere zio Luigi Caduto nella
Battaglia di San Martino e a raccontare dei loro destini comuni.
BURELLO GIUSEPPE DI GIOVANBATTISTA NEIVE 15 09 1891
SOLDATO 4°REGGIMENTO ALPINI
MORTO L’8 GENNAIO 1916 A DRESENZA* PER INFORTUNIO PER FATTO DI GUERRA
* Dresenza (Drežnica) è un insediamento del comune sloveno di Caporetto, nell'alta valle del
fiume Isonzo
BURELLO LORENZO DI GIOVANNI NEIVE 25 10 1893
SOLDATO 158°Rgt. FANTERIA “LIGURIA”
MORTO IL 3 08 1917
Anno 1917
A metà del mese di aprile i due reggimenti sono nuovamente dislocati nella zona
del Pasubio: il 21 maggio il 157°, assieme al battaglione alpini “Morbegno” e
ad unità del 65°, respingono una puntata austriaca diretta ai trinceramenti del
«Panettone Alto». Tra il giugno e la fine di ottobre i due reggimenti si
riuniscono per presidiare la linea del fronte nel settore del Pasubio, fino al
loro trasferimento in zona Malo – Santa Caterina (nel Vicentino, alle
dipendenze della 57a divisione) e come riserva tattica del Comando truppe
Altipiani. Nel novembre la “Liguria” si attesta sul tratto Monte Zomo –
Campanella – Val Frenzela: tra il 14 e il 15 gli austriaci, dopo un attacco a
Casara Meletta Davanti (in località Meletta di Gallio, nelle Prealpi Venete),
si apprestano a scendere verso Monte Zomo, il quale è altresì strenuamente
difeso fino al decisivo contrattacco del 17, con il quale il 158° lo
riconquista ristabilendo la situazione originaria. Nuove sortite austriache
sono tentate a cavallo tra il novembre ed il dicembre: di esse, ha successo
unicamente quella contro Sasso, a causa della quale il 158° è costretto a
ripiegare.
CAPRA OLIMPIO DI STEFANO Neive 1899 1917
fu uno dei tanti “ragazzi del ‘99” mandati a
morire .
Furono giovani di diciotto anni (a volte non compiuti), figli di
contadini, artigiani e falegnami chiamati, con un addestramento rapido, a «resistere, resistere, resistere!» sul Piave e sul Grappa, contribuendo
in modo decisivo “alla Vittoria”, come si diceva allora, e all’indipendenza
dell’Italia, spesso a costo della vita; decine di migliaia di quei ragazzi
purtroppo non sono più tornati dal fronte del Nord-est.
I primi contingenti italiani vennero chiamati nei primi mesi del
1917, frettolosamente addestrati ed inquadrati in battaglioni di milizia
territoriale. Tuttavia i primi ragazzi della classe 1899 furono inviati al
fronte solo nel novembre del 1917, nei giorni seguenti la disfatta di Caporetto
(24 ottobre 1917). Il loro intervento, unito all’esperienza dei soldati
veterani, fu fondamentale per la resistenza sulla linea del Piave. Le giovani
reclute appena diciottenni sono da ricordare in quanto nella Prima guerra
mondiale, in un momento di grave crisi per l’Italia, a seguito di Caporetto,
rinsaldarono le file sul Piave, del Grappa e del Montello, permettendo la
controffensiva italiana nel 1918 con la battaglia di Vittorio Veneto e quindi
la firma dell’armistizio di Villa Giusti da parte degli austro-ungarici. Vedendoli
in azione il generale Armando Diaz scrisse: «Io
voglio che l’esercito sappia che i nostri giovani fratelli della classe 1899
hanno mostrato d’essere degni del retaggio di gloria che su essi discende».
CAPRA GIOVANNI BATTISTA DI ANTONIO NEIVE 13 MAGGIO 1895
SOLDATO IV Rgt Alpini
MORTO ad ASTI PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
IL IV REGGIMENTO ALPINI SI COSTITUISCE IL 1° NOVEMBRE
1882 CON I BATTAGLIONI “VAL Pellice “ VAL CHISONE” E “VAL BRENTA CHE NEL TEMPO
SARANNO SOSTITUITI DAI BATTAGLIONI PINEROLO IVREA E AOSTA NEL 1886 CUI SI
AGGIUNGER À NEL 1889 IL BATTAGLIONE SUSA.
Nella prima Guerra Mondiale è impiegato
sulla CRODA ROSSA, sull’ISONZO e sul MONTE MRZLI.
CAPRA
FRANCESCO di GIUSEPPE NEIVE 8 FEBBRAIO 1889
SOLDATO
409° Batteria Bombardieri
FERITO A
SAN MARCO L’11 DICEMBRE 1916
Morto il
24 ottobre 1918 nell’Ospedaletto da campo n.33 per malattia
SEPOLTO
AL SACRARIO MILITARE DI POCOL
Il Sacrario Militare di Pocol è situato a 1.535 m. di quota, nei
pressi della rotabile che porta da Cortina al Passo Falzarego, a poca distanza
dal Belvedere di M. Crepa, balcone naturale verso la conca di Cortina d'Ampezzo
(Belluno).
Dopo le prime battaglie della grande guerra combattute in
Francia ed in Belgio, le operazioni militari andarono perdendo molto del loro
dinamismo per il largo ricorso degli eserciti ad ostacoli passivi quali le
barriere di filo spinato, e per gli imponenti lavori di fortificazione campale,
tipo trinceramenti, ricoveri, osservatori, camminamenti, ecc.
Il fronte italiano nel 1915 non fece eccezione,
le trincee e gli ostacoli accessori, accoppiati all’impiego su vasta scala
delle mitragliatrici condizionarono pesantemente l’andamento delle operazioni
belliche, riducendo drasticamente la libertà di manovra della fanteria; per
superare l’immobilismo della guerra di posizione, le nazioni in lotta si
impegnarono nello studio di nuovi ritrovati bellici che consentissero agli
attaccanti la penetrazione nelle linee nemiche.
Furono messi a punto numerosi e talvolta
bizzarri sistemi di distruzione o di superamento dei grovigli di filo spinato,
in Italia si studiò, ad esempio, il lancio con bocche da fuoco di arpioni
collegati a funi per lo sradicamento dei reticolati.
Nessuno di questi ingegnosi sistemi trovò larga
applicazione e raggiunse l’efficacia voluta contro barriere spinate che
potevano raggiungere vari metri di profondità. Il ritrovato più efficace,
adottato sul fronte occidentale fin dal 1914, fu quello di ricorrere, oltre al
tiro di proiettili di artiglieria di medio calibro, alla cosiddetta bombarda.
Si trattava di una sorta di mortaio a tiro arcuato, di
dimensioni ridotte per l’impiego in trincea, capace di tirare a brevi distanze
una forte carica esplosiva; queste armi si presentavano, inoltre, molto
efficaci anche contro fanterie riparate dietro trinceramenti, altrimenti
difficili da colpire con armi a tiro diretto.
Fu nel febbraio del 1916 che il Ministero della Guerra
emanò le disposizioni per l’organizzazione dei reparti bombardieri, istituendo
ufficialmente detta specialità come branca dell’arma di artiglieria.
Alla V° Battaglia dell’Isonzo di marzo 1916,
parteciparono 4 gruppi di bombarde per un totale di 13 batterie, oltre a varie
sezioni di lanciabombe da trincea; per lo scarso effetto, il Comando Supremo ne
vietò temporaneamente l’utilizzo. Soltanto in vista della VI° Battaglia,
Gorizia, il numero di batterie fu giudicato sufficiente; alla sola 3° armata
furono assegnati 768 pezzi di vario calibro ed i preparativi per la messa in
linea di fuoco durarono circa un mese. Tuttavia, a
La ritirata di Caporetto causò la perdita di centinaia di
bombarde, tanto che alla fine di novembre 1917 era disponibile una cospicua
forza di ufficiali e truppe del corso bombardieri senza compiti precisi. Il
Comando Supremo ordinò la formazione di due brigate di bombardieri – fucilieri
e di un reggimento autonomo.
Le due grandi unità presero il nome di 1° e 2°
Brigata Bombardieri, ciascuna formata da 3 reggimenti su 3 gruppi e 3 compagnie
di mitraglieri; le due brigate passarono in forza alla 23° divisione lungo la
linea del basso PiFu il
nonno di Gino Renzo e Pinuccio
CARDINO GIOVANNI BATTISTA NEIVE
14 MARZO 1893
SOLDATO
140° Rgt FANTERIA
MORTO IL 18 Settembre 1915 ad Asti per malattia
Anno 1915
La Brigata il 12 giugno si
trasferì nelle vicinanze di Udine alle dipendenze della 28ma divisione; il 21
luglio fu destinata a sostituire in linea la Brigata Regina (II°
Battaglidell’Isonzo), il 23 luglio dovette intervenire per respingere un
improvviso attacco alla quota 170 di Sdraussina. Nei giorni seguenti la Bari
operò in modo dimostrativo per attirare su di se il fuoco nemico, obiettivo fu
il Bosco Cappuccio; il 25 luglio attaccò a fondo la quota 275 del monte San
Michele , raggiungendola col 139° fanteria: la quota fu mantenuta sino al
contrattacco austriaco.
CARDINO VITTORIO NEIVE 24 MAGGIO 1887
SOLDATO 2° Rgt Alpini
Morto il 21 GIUGNO
1916 sull’Altipiano di Asiago
PER FERITE
RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
Il 2° Rgt ALPINI Combattè
in Libia con
il battaglione "Saluzzo" durante laGuerra italo-turca da
(ottobre 1911-ottobre 1913) e della
prima guerra mondiale sul fronte orientale nella zona di Tolmezzo e Valle But a
guardia del confine carnico.
Alla fine della prima guerra
mondiale il reggimento conterà 125 ufficiali e 3053 alpini caduti, oltre
10.000 feriti, 600 decorati di medaglia d'argento e di bronzo al valor
militare.
SOLDATO CARRERO AMABILE FU GIOVANNI 1883
Il nome risulta nel quadro dei Caduti e Reduci neivesi, ma non vi è
traccia né negli archivi del Ministero della Difesa nè sulle lapidi del
Monumento.
Il cognome lo si trova tra alcuni Caduti meridionali.
ONORE E MEMORIA
AD AMABILE
E GRAZIE PER IL SUO SACRIFICIO
CARMINO NARCISO NEIVE 1
GENNAIO 1883
CAPORALE 37° REGGIMENTO FANTERIA
MORTO IL 12 LUGLIO 1916 SUL M. SELUGGIO
PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
Anno 1916
Durante l’inverno e la primavera la Brigata Ravenna alterna i reparti in prima
linea e a riposo. In maggio, iniziatosi l’attacco austriaco sugli altipiani
Trentini (Strafexspedition) si trasferisce sul Monte Novegno, dove concorre a
respingere l’assalto della colonna austriaca che tentava l’aggiramento del
Pasubio. Ai primi di luglio la Brigata partecipa al contrattacco per la
riconquista del terreno perduto, riprende il Pria Forà, i Sogli Bianchi, il
monte Calgari, tenta ma non riesce la riconquista della cima del monte Seluggio
in Val Posina.
CASAVECCHIA GIUSEPPE 20/4/1829
NEIVE
DECEDUTO
NEL 2° OSP. DELLA MARINA DA 600 L. 7/7/1855
SEPOLTO
NELL’ OSSARIO MILITARE DI KAMARI (CRIMEA
La Guerra di CRIMEA (1853-1856),
spesso sottovalutata dalla storiografia, fu in realtà un conflitto tra i più
importanti dell'Ottocento. Sia per i suoi altissimi costi umani (ben
un milione di morti), sia per le sue conseguenze sullo scenario europeo.
Inoltre, si trattò di un conflitto che per vari aspetti anticipò la Prima Guerra Mondiale.
E' infatti su questi campi di battaglia - come ci spiega lo storico Gilles Pecout - che si vedono i primi fotografi
militari, i primi inviati di guerra della stampa, i primi moderni corpi di
infermeria (voluti dalla grande Florence Nightingale).
Vi partecipò anche un giovane artigliere russo: LEV TOLSTOI
A combatterla fu la Russia dello zar Nicola II, che volle espandersi a scapito dell'impero
ottomano, considerato ormai "malato". Ma Francia, Inghilterra e il Regno
di Sardegna di Cavour gli inflissero alla fine
una dura sconfitta.
CASAVECCHIA VINCENZO LORENZO DI GIOVANNI
NEIVE 12 novembre 1895
SOLDATO
74° REGGIMENTO FANTERIA
MORTO IL 9 Dicembre
1915 a Premariacco per malattia
Anno 1915
All’inizio della guerra la Brigata si trova nei pressi di Udine, alle
dipendenze della 4° divisione; dal 29 maggio alla fine d’agosto (I° - II°
battaglia dell’Isonzo) attacca il Podgora senza sensibili risultati, riuscendo
solo ad affermarsi sulle pendici occidentali del monte. Dopo un breve periodo
di riposo passa in forza alla 11° divisione nel settore di Oslavia,
partecipando alla III° battaglia dell’Isonzo , 18 ottobre-4 novembre, con poco
successo; il 2 novembre il 74° fanteria si impadronisce del costone di Oslavia,
ma il giorno dopo è costretto a ripiegare sulle posizioni di partenza per un
poderoso contrattacco austriaco. Ripresa l’offensiva a metà novembre, IV°
battaglia dell’Isonzo, un battaglione del 73° riesce a penetrare tra i ruderi
del paese di Oslavia
CASTAGNO PIETRO DI
ALESSANDRO La Morra 8 DICEMBRE 1899
Residente a Neive in quanto il telegramma giunge al
Comune di Neive
SOLDATO 8° Rgt.Alpini
DISPERSO IL 16 Dicembre 1917 sul Monte Grappa in
combattimento
Il trenta Gennaio 1918 arriva il telegramma che Pietro
è Prigioniero dal 27 Ottobre 1917 a Munster. La Commissione Prigionieri di
Guerra prega il Sindaco di comunicare la notizia alla famiglia. Vi è il nome di
Rizzo Maria, sicuramente la mamma. Lo stampato del telegramma riporta già prestampata
la dicitura “ IN BUONA SALUTE”
Tra i nomi dei Caduti non vi è quello di Pietro
Castagno, per cui si può pensare che sia ritornato a casa, ma in quali
condizioni?
Le notizie che si trovano circa il rientro dei
prigionieri della Prima Guerra Mondiale di altre Regioni lascia supporre che
anche in Piemonte sia successo in ugual modo.
“ I soldati italiani fatti prigionieri durante la Prima Guerra
Mondiale che ebbero la fortuna di sopravvivere agli stenti, la fame e le
malattie e quindi di rientrare in Patria, non poterono subito tornare alle
proprie case a riabbracciare i propri cari; vennero infatti “concentrati” in
campi appositi, distribuiti nelle retrovie delle linee italiane, per essere
interrogati su quello che avevano vissuto (vi era persino, da parte dei vertici
militari, il sospetto di “portatori di idee sovversive” e “diserzione”) e, in
via precauzionale, per essere messi in una specie di quarantena per paura di
trasmissioni di malattie infettive (ricordiamo, fra tutte, la terribile
epidemia di spagnola).
CASTELLENGO GIOVANNI VITTORIO DI ANTONIO BARBARESCO 26
FEBRAIO 1900
SOLDATO 92° Rgt fanteria
Morto il 2 settembre 1918 a Torino per malattia
CASTELLENGO GIUSEPPE DI ANTONIO BARBARESCO 20 LUGLIO 1894
SOLDATO 2°Rgt. Alpini
Morto 19 giugno 1917 sul Monte Ortigara per ferite da
combattimento
Nei
cinque giorni che vanno dal 19 al 24 giugno sul fronte dell'Ortigara si
continua
a morire. Gli alpini trascorrono quelle ore interminabili fortificando
come
possono le posizioni appena conquistate. I contendenti di ambo le parti
sanno che
si tratta solo di una tregua temporanea. La controffensiva austriaca
avrà
luogo quanto prima: inutile quindi farsi illusioni. E' un lavoro difficile
ed
ingrato quello al quale gli alpini debbono attendere nello strappare trincee
alla
roccia e nell'innalzare muretti a secco. Un impegno reso ancora più
faticoso
dalla difficoltà con cui gli approvvigionamenti raggiungono la vetta
della
montagna. Le corvée di fanti e di penne nere che trasportano il
materiale
in quota
debbono infatti traversare anch'esse i famigerati percorsi obbligati
che si
allungano attraverso il Vallone dell'Agnelizza, sui quali l'artiglieria
austriaca
continua a fare fuoco. I battaglioni falcidiati negli scontri di cinque
giorni
prima pur reintegrati nel numero, sono ben lungi dall'aver recuperato
le
originali potenzialità. I giovani complementi della classe 1898 hanno un
addestramento
ancora carente e nessun amalgama con gli anziani. Lo stesso
si può
dire degli uffi ciali che hanno sostituito i colleghi caduti o feriti. Infi
ne, i
comandanti dei battaglioni Val Ellero e Monte Clapier, appena
giunti
in zona
d'operazioni, non conoscono né il terreno né i loro subalterni e non
possono
quindi svolgere al meglio i loro compiti. Gli uomini che stazionano
sull'Ortigara
sono sottoposti a uno stillicidio di colpi d'artiglieria che mietono
una
vittima dopo l'altra. Le loro penose condizioni vengono rese ancora
più
ingrate dalla consapevolezza di essere schierati su una linea indifendibile
dalla
quale non ci si vuol ritirare solo a causa del puntiglio improvvido di
qualcuno.
Un dato deve indurre a rifl ettere: nella sola giornata del 20 giugno,
soprattutto
grazie all'azione delle bocche da fuoco avversarie, la 52a divisione
perde 737 uomini tra morti feriti e dispersi.
CAVALLO GIOVANNI DI ALCIATI TERESA E DEL FU FILIBERTO
NEIVE
13 MAGGIO 1895
SOLDATO 162° Rgt. FANTERIA
DISPERSO IL 9
MAGGIO 1917 IN MACEDONIA
La Brigata Ivrea fu poi
destinata in Macedonia con la 35° divisione, il 19 ottobre sbarcò a Salonicco e
si schierò sulla linea Dova Tepé – Kara Orman; il 29 novembre la Ivrea venne
sostituita da reparti inglesi e potè andare a riposo. A metà dicembre, altro
trasferimento per ferrovia e dispiegamento nel settore del Colle di Vrata –
Meglenci.
Anno 1917
La Brigata, appena assunto
lo schieramento di prima linea, subì una serie di attacchi da parte delle
pattuglie nemiche che volevano saggiare la reattività dei suoi fanti. Nella
notte del 12 febbraio un reparto avversario assalì un tratto di fronte della
quota 1050, tenuto da due compagnie del 162°, riuscì a penetrare fino alla
seconda linea, poi venne ricacciato dal pronto intervento di altri reparti
italiani, non senza che circa 40 soldati della Ivrea rimanessero sul
campo.
L’azione fu ritentata il 9
maggio,
reparti del 161° della
Ivrea attaccarono con vigore la prima linea nemica, penetrarono all’interno,
non ebbero il tempo di apprestare la minima difesa che il nemico fece esplodere
potenti cariche poste sotto le sue trincee che provocarono gravi perdite tra gli
attaccanti; poi contrattaccò con vigore: i superstiti lottarono sino allo
stremo delle forze e parte delle conquiste fu mantenuta. Nei giorni seguenti,
sospesa l’azione contro la quota 1050, venne tentata la conquista delle difese
nemiche del Piton Brulé; poco prima dell’attacco venne l’ordine di sospensione:
solo il 162° fanteria non ricevette l’ordine e si slanciò oltre la propria
trincea, non sorretto da altre truppe ai lati dovette ripiegare alle linee di
partenza.
Il quattro luglio 1917 arrivò in Municipio a Neive la
comunicazione del Ten.Colonnello della Brigata Ivrea, su foglio prestampato,
che pregava il Sindaco di “dare partecipazione alla famiglia, coi dovuti
riguardi, esprimendole l’augurio più vivo che ulteriori notizie, di cui se ne
curerà la trasmissione, non appena in possesso, lo diano in buona salute.
Prestampato si legge anche “ venne dichiarato disperso
nel combattimento del……..
9 Maggio 1917 a Piton Broulé(Macedonia)
CHIARLE TEOBALDO di Giovanni Battista Neive il 9 marzo
1894
Soldato 52° reggimento fanteria,
Distretto militare di Mondovì,
morto il 31 dicembre 1915
per ferite riportate in combattimento il
22/10/1915 sul Monte Col di Lana
Luogo:
Pian di Salesei
Il 18 ottobre inizia la
nuova battaglia, questa volta è tutto il fronte dalle Tofane alla Marmolada ad
infiammarsi; ancora la 18° divisione rinforzata dalla 266a compagnia alpini del
battaglione Val Cordevole attacca il monte Sief, mentre il tenente colonnello
Garibaldi con una colonna di fanti del 59° e 52° reggimento conquista le
posizioni del panettone e
del cappello di Napoleone, una
energica reazione avversaria costringe i nostri a rientrare alle linee di
partenza. Ricevuti i rinforzi, il giorno 26 ottobre, la battaglia ricomincia.
La sera del 29 tutti e 3 i costoni che portano alla cima del Col di Lana sono
in mano italiana: il costone di Salesei col panettone,
il costone Agai col cappello di
Napoleone, il costone Castello con le posizioni dette della ridotta Lamarmora ed
il fortino. Tornata la calma,
l'Alpenkorps rientra al fronte francese. Sulla linea Corte, Col di Lana e Monte
Sief rimangono gli austriaci, protetti da trincee in roccia con reticolati
larghi 8 metri e nei bunker 60 mitragliatrici e 50 pezzi d'artiglieria.
In dicembre ci furono altri
tentativi italiani di riprendere possesso della cima, risultati inutili. Alla
fine del 1915 le perdite italiane ammontavano a 104 ufficiali morti, 199 feriti
e 14 dispersi, 1050 soldati morti, 5100 feriti, 435 dispersi. La prima linea
italiana a 2400 metri di quota rimaneva ancora 50 metri al di sotto della
austriaca, ed il comando italiano decideva di affidarsi ad una nuova tattica:
la guerra di mine.
CHINASSO GIACOMO DI DOMENICO NEIVE 1897 1918
Onoriamo Giacomo e non possiamo fornire altre informazioni poiché il suo
cognome non risulta in nessun Archivio né documento di Prigionia.
CONTINO ATTILIO
DI CAMILLO NEIVE 21 SETTEMBRE 1888
SOLDATO
59°Rgt. FANTERIA
MORTO IL 4 GENNAIO
1919 A NEIVE PER MALATTIA
1915
La Brigata “Calabria” fu il 25 maggio nella zona di
Agordo (nel Bellunese), alle dipendenze della 18a divisione. Entrò in linea ad
inizio luglio nel settore del Col di Lana, concorrendo all'attacco verso gli
sbarramenti dell'Alto Cordevole. Reparti del 59° occuparono lo sperone Col di
Lana-Castello, ma ulteriori tentativi di sfondare le linee nemiche nei giorni
successivi non ebbero lo stesso successo.
L'offensiva riprese ad ottobre: alla “Calabria” fu
affidato l'attacco alla zona fortificata La Corte-Monte Sief, testa di ponte
per poi procedere verso il Col di Lana.
Anno 1916
Durante l'inverno i reggimenti continuarono ad
alternarsi in linea, mentre venne predisposta una mina che fu fatta esplodere
il 17 aprile. Il giorno successivo allo scoppio degli oltre 5.000 kg di
gelatina contenuti nella bomba, reparti del 59° si lanciarono verso la Cima
Lana:
Per tutto l'agosto si successero inefficaci sortite
verso i reticolati del Piccolo Colbricon, che causarono un totale di oltre 650
caduti.
Anno 1917
Sino al novembre la Brigata rimase impegnata negli
stessi settori dell'anno precedente, senza che si registrassero avvenimenti
notevoli.
In seguito al ripiegamento dal fronte giuliano, la
“Calabria” si portò l'8 novembre a Bassano, quindi sul rovescio del Monte Tomba
(sulle Prealpi Bellunesi), agli ordini del IX Corpo d'Armata.
Gli uomini della “Calabria” si alternarono tra la
prima linea e la zona di riposo nella regione del Grappa sino al lancio
dell'ultima offensiva austriaca sul Piave, nel giugno.
Il 15 il nemico lanciò un violento attacco
d'artiglieria verso le posizioni italiane di Col Fagheron, Col Moschin, nonché
contro la zona compresa tra Casera Cestarotta e Rocco Anzini. Il 59° resistette
fin quando le perdite subìte non lo costrinsero a ripiegare.
CAPORALE CONTINO UMBERTO DI CAMILLO NEIVE 14 MARZO
1892
SOLDATO 11°
REGGIMENTO BERSAGLIERI
MORTO
IL 21 LUGLIO 1915
SUL MONTE SAN MICHELE PER FERITE
RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
Nel
marzo 1915, poco prima dell'entrata dell'Italia nel primo conflitto mondiale,
l'11º bersaglieri si spostò al nord fra Nimis e Attimis,
oltrepassando quindi il fiume Natisone il
24 maggio seguente occupando poi Bergogna,
Stanovišče e Saga (27 maggio),
attestandosi tre giorni dopo sulla linea Polounik-Baban-Jama Planina Monte Stol.
Il 14 agosto l'unità iniziò l'offensiva che sei giorni dopo portò
alla conquista degli abitati di Poljanica, Pod Turo e Podklopce, riprendendo
l'avanzata, temporaneamente assegnata alla Brigata
"Aosta", il 23 agosto; in
particolare, il XXVII Battaglione arrivò fino a Plezzo venendo qui fermato
dall'artiglieria austro-ungarica che bloccò anche il XXXIII Battaglione vicino
Dvor. Di conseguenza, il comando italiano optò per una pausa delle operazioni
nel settore. Il 6 settembre l'11º bersaglieri cominciò i movimenti per
rilevare il 6º Reggimento bersaglieri, riprendendo l'attacco contro la
conca di Plezzo e il Passo della Moistrocca l'11
seguente, dopo un fuoco preliminare dell'artiglieria: i battaglioni del
reggimento raggiunsero i rispettivi obiettivi avanzando verso altre quote, ma
un contrattacco austro-ungarico del 19 settembre obbligò i fanti italiani a ritirarsi
dal monte Vršič. L'11º Reggimento bersaglieri, che fino a quel momento aveva
perso in combattimento 808 soldati, si preoccupò quindi di rafforzare le
proprie posizioni prima di riprendere, il 18 ottobre, l'offensiva contro i
monti Javorcek e Golobar, che tuttavia si interruppe il 28 ottobre senza
risultati degni di nota.
CORTESE ERNESTO DI FRANCESCO NEIVE 6 OTTOBRE 1890
CAPORALE 202
REGGIMENTO FANTERIA
MORTO IL 13
LUGLIO1916 IN VAL POPENA
PER FERITE RIPORTATE IN
COMBATTIMENTO
ANNO 1916
La Brigata Sesia venne fatta confluire in zona
di guerra nei giorni dal 5 all’11 marzo 1916. Il 202° Btg. Fu stanziato tra
Basaldella e Zugliano e quindi tra il 19 e il 29 fu inviato insieme al 201°,per
ferrovia; nella zona fra Malo e Marano Vicentino. Quando iniziò l’offensiva
nemica nel Trentino il 16 Maggio, la Brigata fu chiamata in azione e destinata
nella Valle dei Signori. Al Monte Corno ed al Passo della Borcola il 202° compì
brillanti azioni, menzionate nella Motivazione della Medaglia di Bronzo al Valor
Militare che verrà concessa alla sua
Bandiera. Le perdite in questa sua prima azione di guerra ammontarono a 24
Ufficiali e a 715 “GREGARI”.
-Rioccuparono CIMA MAGGIO E IL MONTE MAGGIO
-IL 18
Maggio vi fu il contrattacco per la ripresa del M.Maggio
-Il 15 e
18 maggio si combattè alla Forcella Valbona
-Il primo
Giugno venne affidato alla “Sesia” LA DIFESA DEL SOTTOSETTORE m. ALBA
-Il 9
GIUGNO INIZIò UNA MANOVRA AVVILUPPANTE CONTRO IL M.PASTA
-Il 202°
occupò q. 939 del mM.Calgari e si spinse
fin sulla Fronte del Tovo a Q. 1004 e ancora verso Molin e continuò
l’azione di sgretolamento lenta ma efficace che culminò nella presa del M.
Molin. Fino al 26 Luglio si procedette ad attaccare un nemico fortemente
resistente e si ottennero nuovi vantaggi ma a costo di gravi sacrifici.
Le perdite della Brigata dal 16 giugno
al 30 luglio risulteranno di 41 Ufficiali e 1857 militari di truppa. Tra questi
vi fu anche il Caporale Ernesto. ONORE E MEMORIA
CORTESE GIOVANNI
DI TEOBALDO NEIVE 7 APRILE 1896
SOLDATO
2°Rgt. GENIO
MORTO
IL 6 NOVEMBRE 1916
SUL CARSO PER FERITE
RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
2° Reggimento Genio zappatori con sede a
Casale Monferrato
Zappatori: con attrezzature atte allo scavo delle trincee ed al trasporto di
materiale per la costruzione ed il rafforzamento di strade e posizioni avanzate
in prima linea.
Le trincee erano
realizzate come fossati profondi circa due metri, di larghezza variabile, con
la fronte rivolta in direzione delle postazioni nemiche e che seguiva
l’andamento del terreno. Teoricamente la sponda fronteggiante il nemico avrebbe
dovuto avere alla base un gradino lungo tutta la lunghezza dello scavo avente
la funzione di consentire alle vedette l’osservazione della linea nemica, per
eseguire un tiro mirato contro gli elementi attaccanti e un’azione di fucileria
contro la trincea nemica. Peculiare era la situazione degli scavi in montagna
dove le caratteristiche del terreno rendevano le opere di scavo particolarmente
difficoltose e complesse. Si preferì quindi sfruttare tutte le pieghe del
terreno per ottenere un appoggio per la linea difensiva e un riparo dal tiro
nemico. Allo scopo di proteggere le pareti delle trincee dagli effetti delle
piogge (allagamento) e per evitare il franamento delle pareti si ricorse, ove
possibile, al loro rivestimento con legnami e graticci. Per aumentare
l’impenetrabilità del trinceramento venivano posti sul ciglio dello scavo
ostacoli passivi come reticolati di filo spinato o cavalli di frisia che
avevano il compito di arrestare gli attaccanti fatti poi oggetto al fuoco dei
difensori. Sarebbe stata infatti necessaria una forte concentrazione di fuoco
di artiglieria, soprattutto di grosso calibro, per ottenerne la parziale
distruzione o quanto meno l’apertura di varchi. Si usò inoltre l’accortezza di
costruire la linea non con andamento rettilineo ma a zig zag allo scopo di
assicurare alle truppe una migliore protezione dal tiro di artiglieria e rendendo
difficoltosa l’osservazione all’avversario. Questo accorgimento dava ai
difensori un’ulteriore possibilità e cioè quella di effettuare un tiro
incrociato di fucileria e armi automatiche che aveva lo scopo di disorientare
l’avversario.
CORTESE GIUSEPPE DI COSTANZO
NEIVE 8 SETTEMBRE 1885
SOLDATO
221° Rgt. FANTERIA
MORTO
IL 20 FEBBRAIO 1917 Ospedaletto da campo n° 106. in località Quisca (Slovenia).
Anno 1916
La Brigata raggiunse all'inizio di aprile la zona di guerra dalle sue sedi del
Meridione, dislocandosi tra Lamon, Arsié e Feltre (nel Bellunese) a cavallo del
torrente Cismon. Nella seconda metà del mese gli uomini furono in Trentino,
nella regione di Strigno, quindi tra il 22 e il 23 aprile operativi tra Ronchi
Valsugana ed il Vallone del torrente Ceggio.
Il 15 maggio lo Stato Maggiore austriaco diede il via alla Strafexpedition:
l'offensiva sugli Altipiani fu preceduta in questo settore da un intenso
bombardamento nella zona del Monte Collo, che gli invasori attaccarono a fondo penetrando
sino alle posizioni di quota 1822. La reazione della "Ionio" nei
giorni successivi permise la riconquista della linea perduta e la respinta di
ulteriori sortite nemiche. A causa degli avvenimenti nei settori laterali,
però, la Brigata fu costretta a ripiegare
A metà del mese, alle dipendenze della 45a divisione, alcuni reparti del 221° reggimento furono in linea a Snesatno (sotto Kojsko / Quisca.)
PARTE SECONDA
DEFONS PIETRO 1887 1917
DELLAFERRERA
CARLO 1879 1917
DELLAPIANA
GIUSEPPE 1892 1918
DRAPANT
MARCELLINO 1890 1915
ELIA
ALFREDO 1885 1917
FAGRA
EMILIO 1890 1916
GAIOTTO
TEOBALDO 1895 1916
GALLIZIA
GIOVANNI 1885 1915
GALLIZIO
ORESTE 1891 1916
GARBINI
GIACINTO 1896 1916
GHIGLIONE
MATTEO 1899 1917
GIACHINO
REMIGIO1893 1915
GIACOSA
TEOBALDO1881 1916
GIANUZZI
ATTILIO CARLO 1888 1918
GIORELLO
BARTOLOMEO 1887 1917
LUCCA
FRANCESCO 1883 1918
MALLONE
GIACOMO1896 1916
MARASSO
CLEMENTE 1882 1917
MARASSO
ORESTE 1894 1917
MARCARINO
FRANCESCO 1882 1918
MARCARINO
FRANCESCO GIUSEPPE 1896 1917
MARCARINO
PASQUALE CARLO 18911916
MINERDO
TERESIO 1897 1918
MONTALDO
CESARE 1894 1917
MONTALDO
GIUSEPPE CADUTO 1829
NIVETTI
GIOVANNI 1898 1917
DEFONS PIETRO ALBA 25 SETTEMBRE 1887
SOLDATO 113° FANTERIA IV COMPAGNIA BRIGATA MANTOVA
MORTO IN PRIGIONIA IL 16 GENNAIO 1917
PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
Il 6 Febbraio 1917 arrivò la comunicazione che il Soldato
era:
PRIGIONIERO INTERNATO A MAUTHAUSEN DAL 1 novembre 1916
(In buona salute)
In seguito, forse a fine guerra, dalla Croce Rossa ai
Carabinieri di Neive arrivarono insieme
all’Elenco le reliquie del Militare Defons Pietro del 113° Fanteria IV
Compagnia.
Questo l’elenco:
Hr 0,60(Corone zero sessanta)
1 portamonete ,1 orologio con custodia,1 temperino
DELLAFERRERA CARLO FELICE RODDINO 10 08 1879
SOLDATO 274°Rgt FANTERIA
MORTO IL 21 SETTEMBRE 1917 AD ALESSANDRIA
PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
Anno 1917
La Brigata, inizialmente denominata «D» quindi «Belluno», venne costituita
nella zona tra Faedis-Raschiano e Canal Grivò, nell'Udinese. Dopo un'intensa
preparazione le truppe vennero chiamate ad essere operative nell'imminente
offensiva verso l'Altipiano della Bainsizza. Alla fine di agosto fu dislocata
in linea, alle dipendenze della 65a divisione, sul rovescio del Monte Globocak.
Dopo tre giorni di offensiva il 275° e il 276° – con il comando di Brigata –
appoggiarono gli uomini della “Ferrara” nella conquista dei villaggi di Hoje
(quota 763) e Mesnjak. Il 274°, invece, concorse con il 48° fanteria ad un
rastrellamento che portò alla scoperta nelle case di Mesnjak di numerose
mitragliatrici nemiche. Sino al momento in cui venne ritirato dalla prima linea,
il 28 agosto, il 274° fu impegnato prima nei pressi dell'abitato di Mesnjak, e
poi in direzione di Dolgi Laz (vicino Tolmino). Gli altri due reggimenti
rimasero operativi nel settore degli abitati di Testen ed Hoje, procedendo
dapprima verso Dolgi Laz e poi contro Na-Selu ed il Vetrnik; il 31, infine,
l'intera Brigata fu rilevata in linea dalla Brigata“Puglie” ed inviata per
ricostituirsi tra Loga e Bodrez. I nove giorni di impiego sulla fronte della
Bainsizza costarono alla “Belluno” la perdita di più di 2300 uomini della
truppa e di 107 ufficiali.
DELLAFERRERA CARLO E RINALDI LUCIA
DELLAFERRERA CARLO classe 1879
Era mio
nonno, nato a Roddino, era un agricoltore, si trasferì a Neive agli Albesani.
Quando
venne chiamato alle armi aveva un figlio di 3 anni , mio zio Domenico “Notu ‘d
Tumà” e una figlia di appena 3 mesi , mia madre Maria “Jetina ‘d Tumà”. Aveva
appena comprato cascina Catalani a Trezzo Tinella e forse alla sua età, 38 anni, non pensava di essere chiamato a
combattere, ma siccome buona parte delle leve partite prima era stata
annientata nei combattimenti, all’inizio dell’anno 1917 dovette partire e
lasciare la famiglia.
Venne
inquadrato nel 274° reggimento di fanteria appena costituito con i resti di
altri battaglioni e le riserve, dopo qualche mese di addestramento fu mandato a
combattere gli austriaci a Tolmino, ora Slovenia.
Alla fine
di agosto, mio nonno, venne ferito gravemente e trasferito all’ospedale
militare di Alessandria dove spirò il 21 settembre 1917 e li ora riposa nel
cimitero militare.
Mia nonna
Lucia si trovò così sola con due bambini in tenera età. Lei e sua suocera con
il solo aiuto della pensione di guerra e con grandi sacrifici riuscirono a
mandare avanti la cascina ed allevare i due figli.
Mia nonna
Lucia non si risposò. Pierluigi Vacca
DELLAPIANA GIUSEPPE DI GIOVANNI DIANO D’ALBA
SERGENTE 4°Rgt ALPINI
MORTO IL 22 OTTOBRE 1918 NELL’OSPEDALE DA CAMPO N.061 PER
MALATTIA
SITO AD ANDRAZ di LIVINNALONGO DEL COL DI LANA (Belluno)
Punto di intervento sanitario nelle retrovie del fronte
fin dal 1915. Nei locali dell'ex albergo fu persino ricavata una sala
operatoria. Qui i soldati venivano trasportati dalle prime linee spesso con
attrezzi di fortuna, come slitte per il fieno trovate nelle case e nei fienili
abbandonati o, una volta terminata la strada che saliva da Agordo, con le prime
camionette.
Giuseppe
fu sepolto in uno dei due piccoli Cimiteri predisposti dietro la Chiesa e
dietro il Castello, e poi traslato al Sacrario di Brescia dove riposa tuttora.
DRAPANT MARCELLINO DI BONIFACIO DIANO D’ALBA 9 GIUGNO
1890
SOLDATO 2° COMPAGNIA DI Sanità
MORTO IL 30 GIUGNO 1915 A UDINE PER MALATTIA
Al Sindaco di Neive giunsero due telegrammi, il primo
comunicava:
PREGASI INFORMARE FAMIGLIARI Drapant Bonifacio Cascina
Piana che figlio Marcellino versa condizioni gravi.
Direttrice Ospedale Militare Udine
Sanguinetti
Informi dovuti riguardi Drapant Bonifacio figlio
Marcellino morto ore 10,30 oggi.
Direttrice Ospedale Militare Udine
Sanguinetti
Questi i telegrammi che il Sindaco ebbe il gravoso
compito di recapitare alla famiglia di Marcellino.
Come si
evince dai documenti ritrovati nel faldone della “Guerra Europea 1915 1918” del
Comune di Neive, la storia della famiglia Drapant fu veramente triste. Il Padre
Bonifacio nacque a Torino nel 1861 da genitori ignoti venne “adottato” da una
famiglia di Montelupo albese, rimase nel paese e sposò Anelli Giuseppina nata
ad Alba nel 1869 da genitori ignoti. A Montelupo Bonifacio e Giuseppina
concepirono i figli Marcellino nel 1890, Michele nel 1896, Angela nel 1890 e
Giovanni nel 1909. Con questi quattro figli si trasferirono a Neive presso la
Cascina Piana in Frazione Tanaro, di Proprietà di Alutto Giovanni fu Francesco.
La cascina era di n.20 giornate pari a 7,6 ettari tutta coltivata a viti, nella
stalla vi erano due Buoi da lavoro e una pecora, inoltre si seminavano tre
quintali di grano. Lavoravano sodo ma che fossero una famiglia felice lo dice
la nascita della quintogenita Maria nata proprio alla Cascina Piana nel 1913.
Con La guerra vennero a mancare prima le braccia di Marcellino e poi anche
quelle di Michele. Bonifacio, con il solo aiuto di Giuseppina e dei figli più
giovani, essendo “inabile” al lavoro non ce la fa. Inoltre arriva anche la
notizia della morte di Marcellino, allora si affida al Sindaco di Neive Cocito
ed effettua domanda di esonero dal servizio militare del figlio Michele.
Mezzadri Famiglia Drapant Bonifacio e Anelli Giuseppina
In DATA
29 DICEMBRE 1917 il Signor Sindaco Eugenio Cocito stilò il documento attestante
la situazione di Famiglia di Drapant Michele di Bonifacio, Mezzadro alla
Cascina Piana di Neive di proprietà di Alutto Giovanni fu Francesco. Il
certificato chiarisce che la famiglia è composta da
Bonifacio di genitori N.N Nato nel 1861 a
Torino, Contadino, coniugato, capofamiglia,Inabile.
ANELLI
Giuseppina di genitori N.N Nata nel
1869 ad Alba, Contadina, coniugata, moglie.
Michele
di Bonifacio nato a Montelupo Albese nel 1896 contadino, celibe, figlio
Angela di
Bonifacio nata a Montelupo Albese nel 1899 contadina, nubile, figlia
Giovanni
di Bonifacio nato a Montelupo Albese nel 1909 contadino, celibe, figlio
Maria di
Bonifacio nato a Neive nel 1913 contadina, nubile, figlia.
Il
documento fu allegato all’istanza compilata su prestampato “Richiesta di
esonerazione per militari appartenenti a famiglia colonica rimasta senza alcun
uomo valido”
Nella
richiesta si precisa che papà Bonifacio capo della famiglia colonica composta
come indicato nello specchio A, rimasta per effetto della chiamata alle armi
priva di ogni uomo valido fra i 16 e i 65 anni, che coltiva con opera manuale
esclusiva e continua per tutto l’anno solare di tutti i componenti la famiglia,
il podere vocabolo Cascina Piana nel comune di Neive frazione Tanaro di
proprietà di Alutto Giovanni fu Francesco della superficie coltivata di
giornate 20 pari ad ettari 7.6 con alberatura industriale di Viti, la scorta
viva media ordinaria di bovini N. 2,
ovini 1 e la semina media annuale di grano di quintali Tre che si
obbliga di seminare anche nel corso anno agrario, chiede che venga rinviato per
esonerazione temporanea dal Servizio effettivo sotto le armi( a durata non
fissa) un militare della famiglia e senso dell’Art. 7 della circolare n.552 del
Giornale militare 25 Agosto 1917. A tal fine il richiedente dichiara di essere
edotto delle responsabilità che tanto a lui quanto al militare che fosse
esonerato conseguono per effetto del R. decreto legge 29 Aprile 1915, n. 561.
Bonifacio
firmò con il segno di croce e sperò che fosse concesso l’esonero al Figlio
Michele avendo già perso sotto le armi
il figlio Marcellino del 1890, ma le speranze andarono deluse. Il modello
ritornò con un timbro di inchiostro rosso che sentenziava:”NON CONCESSO poiché
DEL 1896.”
La
famiglia Drapant, con ancora il lutto al braccio e la tristezza in cuore al
vedere mamma Giuseppina che accarezzava l’orologio di Marcellino arrivato da
Udine come “eredità militare” attestata dal telegramma dell’Ospedale, vide
andar soldato anche Michele.
Non
avendo avuto riscontri sulla sorte di Michele in guerra si spera abbia potuto
tornare a consolare e ad aiutare i suoi cari.
ELIA ALFREDO DI EMILIANO NEIVE 21 SETTEMBRE 1885
SOLDATO 49° Rgt fanteria “PARMA”
Morto il 5 giugno 1917 sul CARSO PER FERITE RIPORTATE IN
COMBATTIMENTO
Anno 1917
Fino alla fine del mese di
aprile, la Brigata stazionò nelle posizioni della Val Cismon. Scesa a Feltre
(nel Bellunese) il 30 aprile, alle dipendenze della 4a divisione, cominciò il
suo trasferimento verso il fronte isontino. Entrata in linea a Castagnevizza
sul Carso (sl. Kostanjevica na Krasu) nel mezzo delle operazioni della X
battaglia dell'Isonzo, come primo obiettivo alla “Parma” fu assegnata la
conquista della Montagnola dove subì gravi perdite. Fu in quei periodi di
offensive e controffensive che il Fante Alfredo riportò le ferite che lo
condussero alla morte. ONORE E MEMORIA ALFREDO
FAGRA EMILIO DI IGNOTI NATO A TORINO IL 12
MAGGIO 1890
SOLDATO 74° REGGIMENTO FANTERIA BRIGATA LOMBARDIA
MORTO IL 19 MARZO 1916 A VOGHERA PER “COMMOZIONE
VISCERALE (SUICIDIO)”
Presso l’Ospedale di Voghera
Anno 1915
All’inizio della guerra la Brigata Lombardia si trovò nei pressi di Udine, alle
dipendenze della 4° divisione; dal 29 maggio alla fine d’agosto (I° - II°
battaglia dell’Isonzo) attaccò il Podgora senza sensibili risultati, riuscendo
solo ad affermarsi sulle pendici occidentali del monte. Dopo un breve periodo
di riposo passò in forza alla 11° divisione nel settore di Oslavia,
partecipando alla III° battaglia dell’Isonzo, 18 ottobre-4 novembre, con poco
successo; il 2 novembre il 74° fanteria si impadronì del costone di Oslavia, ma
il giorno dopo fu costretto a ripiegare sulle posizioni di partenza per un
poderoso contrattacco austriaco. Ripresa l’offensiva a metà novembre, IV°
battaglia dell’Isonzo, un battaglione del 73° riuscì a penetrare tra i ruderi del
paese di Oslavia, resistendo al ritorno dell’avversario sino al 4 dicembre,
quando la Lombardia, provata e dimezzata negli effettivi, scese a riposo.
Anno 1916
Dall’11 al 16 marzo la
Brigata operò azioni dimostrative con forti pattuglie verso il Sabotino, per
favorire l’attacco alla sua destra della 11° divisione: il nemico tentò diverse
volte di scendere dal Sabotino in forza per riprendere alcuni elementi di trincea
perduti, ma venne sempre respinto.
Emilio, provato dalla vita
e dalla guerra non ce la fece a superare le sofferenze di chissà quali ferite e decise di togliersi la
vita a soli 26 anni
GAIOTTO TEOBALDO DI CARLO NEIVE 14 FEBBRAIO 1895
SOLDATO IV REGGIMENTO ALPINI
DISPERSO IL 10 OTTOBRE 1916 SUL MONTE PASUBIO IN
COMBATTIMENTO
IL IV
REGGIMENTO ALPINI SI COSTITUISCE IL 1° NOVEMBRE 1882 CON I BATTAGLIONI “VAL
Pellice “ VAL CHISONE” E “VAL BRENTA CHE NEL TEMPO SARANNO SOSTITUITI DAI
BATTAGLIONI PINEROLO IVREA E AOSTA NEL 1886 CUI SI aggiungerà NEL 1889 IL
BATTAGLIONE SUSA.
Nella prima Guerra
Mondiale è impiegato sulla CRODA ROSSA, sull’ISONZO e sul MONTE
MRZLI. NEL 1916 sull’ADAMELLO, a MONTE CIMA, MONTE ZUGNA, MONTE CAURIOL, MONTE
CARDIANAL, ALPE DI COSMAGNON, DENTE DEL PASUBIO; nel 1917 sul MONTE VODICE,
VETTE DI GALLIO, MONTE FIOR, MASSICCIO DEL GRAPPA. Nel 1918 sul MONTE SOLAROLO.
Dal maggio 1915 al novembre 1918
sui Monti del Pasubio caddero migliaia di soldati: le cifre ufficiali, per
difetto, parlano di oltre 37mila tra morti, feriti e dispersi italiani, 7.550
dei quali appartenenti a reparti alpini. Si calcola che nel 1916 sul Pasubio si
trovassero circa 50mila uomini tra reparti combattenti e servizi, costretti a
vivere a oltre 2.000 metri di quota, spesso in ricoveri di fortuna o in
baracche come quelle della cittadella alle Porte del Pasubio nota come el
Milanin .
Grandiose e impressionanti sono
ancor oggi le opere del genio, dalla rotabile che sale a Passo di Fieno, alla
strada degli Scarrubbi e, su tutte, quella più riparata al fuoco
dell'artiglieria austriaca, la mulattiera delle 52 gallerie . Un'opera unica, quest'ultima:
oltre 6 chilometri (di cui un terzo in galleria), scavati sul fianco della
montagna, nel 1917, in soli 9 mesi di lavoro.
GIOVANNI GALLIZIA DI GIUSEPPE
CANELLI 24/4/1885
Soldato
74° Rgt. Fanteria
Luogo di Sepoltura SACRARIO
MILITARE OSLAVIA
Luogo del Decesso
DOLEGNA10/12/1915
IlSacrario di Oslavia:
eretto nel 1938 raccoglie 57.000 caduti di cui
36.000 ignoti e 540 austriaci dei campi di battaglia dalla Bainsizza al
Vipacco. La campana "Chiara" suona ogni giorno al Vespro
GALLIZIO ORESTE NEVIGLIE 24 FEBBRAIO 1891
SOLDATO 60° Rgt.Fanteria
Morto il 17 dicembre nell’ospedaletto da campo n. 64 per
malattia
sepolto
a Feltre nel sacrario militare: Il
Sacrario ossario militare eretto dietro la cappella nel 1936 conserva i resti
di 1072 soldati noti e 370 ignoti. Formelle ramate riportano i nomi dei caduti
disposte sulle pareti intorno al cippo memoriale. Una lapide recita:
“Nella pace di questo ossario
riposano per volontà del popolo
a maggior gloria della patria
i sacri resti mortali
dei soldati caduti per l'Italia
nell'agro feltrese
e nelle prossime valli montane
durante gli anni 1915-1918
della grande guerra”
28 ottobre 1936
GARBINI GIACINTO FIGLIO DI N.N. NATO A NEIVE CLASSE 1996
II REGGIMENTO ALPINI XCIX COMPAGNIA
MORTO NEL FATTO D’ARMI DEL 21 GIUGNO 1916 SULLA FRONTIERA
IN ZONA DI GUERRA
GIACINTO fu un “venturino” adottato da una famiglia
neivese (forse Giachino) e morì a vent’anni in una guerra che sicuramente non
condivideva o forse gli avrebbe permesso di riscattarsI.
Ricordiamolo, sarà il modo migliore per onorare la sua
breve e sfortunata vita.
GHIGLIONE MATTEO DI GABRIELE NEIVE 15 12 1899 MORTO IL 4 12 1917 PER
MALATTIA A NOVARA
GIACHINO REMIGIO DI DOMENICO NEIVE 26 FEBBRAIO 1893
SOLDATO 60° Rgt. FANTERIA
MORTO IL 4 AGOSTO 1915 SUL M.COL DI LANA
PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
Anno 1915
La Brigata “Calabria” il 25 maggio fu nella zona di
Agordo (nel Bellunese), alle dipendenze della 18a divisione. Entrò in linea ad
inizio luglio nel settore del Col di Lana, concorrendo all'attacco verso gli
sbarramenti dell'Alto Cordevole. Reparti del 59° occuparono lo sperone Col di
Lana-Castello, ma ulteriori tentativi di sfondare le linee nemiche nei giorni
successivi non ebbero lo stesso successo. Alla fine di luglio la Brigata passò
ad operare sul costone di Salesei, sempre nel medesimo settore. Il 2 agosto
venne lanciata una nuova offensiva: reparti del 60° concorsero all'occupazione
di una trincea nemica del «Panettone» del Col di Lana, da
cui però vi fu un ripiegamento quasi immediato per via dell'intenso tiro
dell'artiglieria avversaria. Sotto questo bombardamento anche Remigio a 22 anni da pochi mesi “andò avanti” senza
più salutare la famiglia e forse la “Morosa”.
SOLDATO GIACOSA TEOBALDO di Costantino NEIVE 20 agosto 1881
19° BATTAGLIONE MILIZIA TERRITORIALE
MORTO IL
19 APRILE 1916 A BRA PER MALATTIA
SOLDATO
19° Btg. M.T. (sta per Milizia Territoriale) 2°Rgt.Alpino(VAL MAIRA) 219°
Compagnia con Nappina rossa(dall'1 al 79 erano i numeri delle compagnie in
forza ai battaglioni permanenti che cioè portavano il nome delle sedi di
comando di battaglione)
Teobaldo
aveva 20 nel 1901 e quindi con il suo
Reggimento nel1905 partecipò ai soccorsi per il terremoto in Calabria e per il
terremoto-maremoto del 1908 in Calabria e Sicilia.
Nel 1915
, da richiamato, fu sul fronte orientale nella zona di Tolmezzo e Valle But a
guardia del confine Carnico.
All'inizio venne schierato nella zona di Monte
Kuk, Monte Jeza e Monte Stol, e dal 31 maggio operò contro le posizioni di
Tolmino che dopo una dura lotta durata fino al 16 giugno occupò il Monte Nero.
Il 19
giugno nella Conca di Plezzo conquistò importanti posizioni nemiche, e dal 3
luglio dovette difendere le posizioni del Monte Nero. A metà luglio prese parte
ai tentativi per l'aggiramento delle posizioni di Tolmino, in agosto fu
nuovamente sul Monte Nero e ad ottobre nella zona di Monte Mrzli Per ONORARE Teobaldo che morì a BRA PER MALATTIA IL 19 APRILE 1916 occorre
precisare che la MILIZIA
TERRITORIALE era costituita dalle classi più anziane, impiegata nelle retro-vie
e nel controllo del territorio (ponti,ferrovie,scorta prigionieri ecc.),
tuttavia non era raro che anche questi reparti partecipassero ai combattimenti
ed in particolare i c.d. Battaglioni "Valle" degli Alpini (Val
Tanaro,Val d'Orco,Val Cenischia,Val Brenta,Val Cismon,Val Fella ), furono
destinati da subito ad azioni di guerra. Man mano che questa procedeva,si
annullarono quasi completamente le differenze tra le prime due linee e la
TERRITORIALE.
GIORELLO BARTOLOMEO DI FELICE
VI BATTAGLIONE ALPINI 7 COMUNI
MORTO IL 18 XII 1917 alle ore 7,35 PRESSO OSPEDALE
MILITARE DI BASSANO DEL GRAPPA IN SEGUITO A FERITA DA COMBATTIMENTO.
Il Sindaco Dogliotti di Castagnole
ebbe il dolente compito di avvisare la moglie di BARTOLOMEO, BURELLO ROSA FU LUIGI
DA
LA STORIA DEL BATTAGLIONE ALPINI”7 COMUNI”
ANNO
1917
……..Il Battaglione
Sette Comuni intonò l’inno di Mameli e a seguito dell’urlo dell’Ufficiale
iniziò l’ondata verso il fondo dell’Agnellizza ancora coperto dalla neve. Il
Sette Comuni con il Tenente Cecchin attaccò con la 94ª cp. poi seguita
dalla 144ª del Ten. Concato. Si arrivò al vallone all’altezza della
baita. Dietro una ecatombe di Alpini caduti. Tutti corsero in avanti cercando
ripari tra le buche delle bombe esplose, o dietro gli stessi caduti, nella
speranza di riuscire a farcela a evitare i proiettili diretti e poter quindi
ritornare indietro. Videro ai loro fianchi cadere i propri commilitoni e
sperarono che quella non fosse la loro prossima sorte. Ma procedettero.
Le artiglierie non avevano provocato varchi nei reticolati, e l’assalto non fu
preparato creandoli prima. Alle 15 e 45 i primi eroi arrivarono e si
trovarono davanti ad una realtà assurda, inverosimile. Nessun varco davanti a
loro. Nel frattempo il crepitio delle mitragliatrici continuò a mietere sempre
più vittime. Una carneficina. Gli Alpini caddero ammassandosi uno sopra
l’altro. Corsero allo scoperto affrontando frontalmente le mitragliatrici e i fucili che spietatamente
si facevano sentire e colpivano con precisione. Una vera e propria mattanza.
Alle 17 il Maggiore
Milanesio, vista la situazione, ordinò ai pochi superstiti di ripararsi sotto
la quota 2.105 vicini al Bassano. Si ripropose lo stesso scenario dell’anno
precedente. Non si comprese l’ostinazione del Comando, che ordinò anche nei
giorni successivi che continuasse la carneficina. Così avvenne l’11 e il 12
fino a che la notte del 13 visti i pochi uomini rimasti e nessun risultato
ottenuto, si ordinò al Sette Comuni di ripiegare a Malga Moline dove ad
attenderli quali rinforzi vi erano le reclute classe 1898. Giovani che senza
rendersi conto, si trovarono in mano un fucile per nulla preparati a dover
affrontare la morte. E come sarebbe stato del resto possibile. La lugubre
e tenebrosa montagna era sempre là ferma a scrutare e testimoniare il
susseguirsi degli eventi………………
GIANUZZI ATTILIO CARLO
DI BATTISTA
NATO IN AMERICA 12 MAGGIO 1896
ISCRITTO NELLE LISTE DI LEVA DI NEIVE
SOLDATO 2° REGGIMENTO GRANATIERI
MORTO IL 22 MAGGIO 1918 IN PRIGIONIA PER MALATTIA
La
dichiarazione di guerra trovò la Brigata nei pressi di Palmanova. Assegnata
alla 13° Divisione, essa si impegnò nelle prime operazioni il 5 giugno 1915,
avanzando verso Begliano e San Canziano d'Isonzo, quindi verso Selz e
Monfalcone, dove fu però fermata dal nemico che inflisse al solo I° reggimento
282 perdite. Durante la Prima battaglia dell'Isonzo (23 giugno-7 luglio), la
Brigata ebbe il compito di prendere le quote 121 e 85 nel settore di
Monfalcone. Gli attacchi restarono senza successo per la reazione degli
austriaci, che fecero grande uso di mitragliatrici e lanciabombe. Le perdite
subite impedirono alla Brigata di partecipare pienamente alla Seconda battaglia
dell'Isonzo (18 luglio-3 agosto), in linea fu chiamato il solo IV° battaglione
del I° Reggimento con obiettivo le cave di Selz: la debole preparazione
d'artiglieria, che non aprì varchi nei reticolati, non permise ai granatieri
nessuna progressione verso l'obiettivo loro assegnato, le perdite furono
elevatissime. Il 10 agosto, ricevuti i complementi, la Brigata Granatieri si
lanciò al completo ancora contro le quote 121 e 85; stroncato sul nascere
l'attacco alla quota 85, le forze furono dirottate sulla q.121, che venne presa
e perduta diverse volte in seguito ai contrattacchi avversari: a sera, un
manipolo di granatieri che resisteva dentro alle trincee nemiche, 5 ufficiali e
152 soldati, non sorretto dall'arrivo di rinforzi, dovette arrendersi agli
austriaci.
Dopo
questi episodi, la Brigata passò in seconda linea a riposo, sino all'inizio
della Terza battaglia dell'Isonzo (18 ottobre-4 novembre), quando rientrò in
linea sul Sabotino, con l'ordine di partecipare alla conquista della posizione
chiamata “il fortino”, gli assalti vennero rinnovati più volte, tutte le
conquiste furono aspramente contese dal nemico che non si arrese e ricevette,
anzi, rinforzi dalla piazzaforte di Gorizia. Per vedere un modesto cedimento
nella linea difensiva austriaca, fu necessario attendere la Quarta battaglia
dell'Isonzo (10 novembre-5 dicembre): nel settore di Oslavia, la quota 188
venne conquistata il 20 novembre 1915; il prezzo pagato fu durissimo, tra
ottobre e novembre furono posti fuori combattimento 82 ufficiali e 1900 uomini
di truppa. Le bandiere dei 2 Reggimenti ricevettero la Medaglia d'Argento al
Valor Militare. Il 15 maggio 1916 iniziò sugli altipiani, l'offensiva austriaca
nota col nome di Strafexpedition (15 maggio-18 giugno); tutta la Brigata fu
inviata sull'Altipiano con l'ordine di fermare il nemico sulla linea di massima
resistenza Monte Cengio-Lemerle. La lotta si accese accanita su tutto il
fronte, specialmente presso Cesuna, Fondi e Monte Cengio, e si protrasse
ininterrotta nei giorni 29, 30 , 31 maggio. Il 3 giugno il Cengio fu investito
da un poderoso bombardamento a carattere distruttivo, cui fece seguito
l'attacco delle fanterie austriache; due battaglioni di granatieri resistettero
fino allo stremo, poi dovettero soccombere, i superstiti ripiegarono verso il
vicino monte Paù assieme ai resti della intera Brigata. Fino al 7 giugno, con
il concorso di altri reparti di fanteria, la linea M. Paù - M. Busibollo, resse
all'urto nemico, poi, finalmente, la spinta avversaria si attenuò e la
battaglia iniziò a scemare di intensità. La Brigata Granatieri di Sardegna,
ridotta ad un solo battaglione, con quasi 5.000 uomini fuori combattimento,
rientrò nelle retrovie per ricostituirsi.
Ma sul Carso era pronta l'offensiva verso
Gorizia ed il 6 agosto la 2° e 3° Armata investirono il Sabotino, il Podgora,
Oslavia, tutto il pianoro carsico (Sesta battaglia dell'Isonzo 6-17 agosto); la
Brigata Granatieri partecipò alla conquista del monte San Michele, a sostegno
della Brigata Catanzaro investita dal contrattacco della 58° divisione
Ungherese; passò poi all'inseguimento del nemico, ritiratosi il giorno 10 oltre
il vallone di Gorizia, sulla nuova linea di resistenza Nad Logem - quota 187
sud - Veliki Hriback - Pecinka, dove si bloccò l'avanzata delle truppe
italiane. La Settima battaglia dell'Isonzo (14-18 settembre), vide la Brigata
in linea ancora contro le stesse posizioni, nei giorni dal 14 al 17 fu
effettuato il massimo sforzo offensivo contro il Veliki, che portò alla
conquista di modeste posizioni nemiche ed al parziale controllo della strada
verso il paese di San Grado. Le perdite furono però rilevanti, oltre 1600
uomini. Nei primi mesi del 1917, essa fu impiegata in lavori difensivi sul
Carso ed alla istruzione dei nuovi complementi, rientrò in linea solo nella
Decima battaglia dell'Isonzo (12 maggio-8 giugno), dispiegandosi nel settore di
Case Boneti per puntare poi verso il paese di Selo e le vicine quote 219 e 241.
Per gli austro ungarici, quella fu l'ultima linea difensiva prima di Trieste,
la loro resistenza ed i contrattacchi disperati non permisero rilevanti
conquiste da parte italiana. Di fronte a Selo ed alle due quote la lotta si
accese spesso a corpo a corpo, la Brigata Granatieri ottenne alcuni successi
nel settore quota 241-strada Komarje-Selo, pagandoli con quasi 2500 uomini
fuori combattimento. L'Undicesima battaglia dell'Isonzo ( 22 luglio - 13 agosto
) trovò il I° e II° reggimento Granatieri ancora nello stesso settore. Durante
l'offensiva austriaca che portò l'esercito italiano sul Grappa ed il Piave, la
Brigata retrocedette lentamente sempre combattendo, prima verso il Tagliamento,
poi il Livenza, per passare il Piave il giorno 9 novembre a Ponte di Piave,
occupando il settore del fiume tra Zenson e Capo Sile. Nei primi mesi del 1918,
la Brigata venne impiegata in compiti di controllo del territorio, alternandosi
tra prima linea e retrovia con altri reparti, tornando anche in Trentino, sul
Baldo, presso Brentonico. Scatenatasi in giugno l'ultima grande offensiva
austriaca, la Battagalia del Solstizio, essa fu impiegata per una irruzione
sulla riva sinistra del Piave Vecchio a Capo Sile, per creare una testa di
ponte verso il ramo del fiume chiamato Piave Nuovo. L'azione, pur fortemente
contrastata, riuscì ed il I° reggimento il 6 luglio si schierò sulla linea La
Trezza-Passo del Palazzetto, alternandosi in trincea con i reparti del II° . Il
30 di ottobre, iniziatasi la battaglia di Vittorio Veneto, essa inseguì il
nemico ormai in rotta che si ritirò verso il Tagliamento; l'ordine di
cessazione delle ostilità trovò i due reggimenti nei pressi di San Giorgio a
Nogaro. Il 5 giugno 1920, alle bandiere di guerra del I°e II° Reggimento
brigata Granatieri di Sardegna venne concessa la Medaglia d'Oro al Valor
Militare, per l'eroismo dimostrato nelle battaglie del 1917.
LUCCA FRANCESCO DI ARMODIO NEIVE 9 APRILE 1883
SOLDATO 78° Rgt.FANTERIA BRIGATA TOSCANA
MORTO IL 6 GENNAIO 1918 IN PRIGIONIA PER MALATTIA
Morto in
prigionia a (Heinrichsgrün) Repubblica Ceca il 6/1/1918
-SEPOLTO NEL SACRARIO MILITARE JINDRICHOVICE
Jindřichovice (in tedesco Heinrichsgrün)
è un comune della facente parte del distretto di Sokolov,
nella regione di Karlovy Vary.
HEINRICHSGRUN-Boemia Jindřichovice
(tedesco Heinrich della Repubblica Ceca. Nel 1915 divenne un campo di prigionia
vicino a Heinrichsgrün. Circa 28.000 ne di ferro e minerarie, in particolare
Molti di loro sono morti di fame, inizialmente erano sepolti vicino .
Allo scoppio delle ostilità
la Brigata Toscana si trova nel settore Maniva-Crocedomini (prealpi Giudicarie)
alle dipendenze della 6° divisione. Iniziatasi il 25 maggio l'avanzata oltre il
confine, occupa senza incontrare resistenza le alture tra Valle Aperta - Fosso
della Croce - Monte Tonolo e su queste posizioni si sistema a difesa. Sino a
marzo 1916 la Toscana rimane nelle Giudicarie, si trasferisce poi nel medio
Isonzo sul fronte del Sabotino in vista della battaglia di Gorizia. Nella notte
del 5 agosto, alla vigilia della Sesta battaglia dell'Isonzo (6-17 agosto
1916), la Brigata schiera ai piedi del Sabotino il 78° reggimento nella colonna
Badoglio ed il 77° nella colonna Gagliani. Al mattino del 6, dopo una
preparazione di artiglieria, le due colonne conquistano con attacco simultaneo
il Sabotino, che da un anno resisteva agli attacchi italiani, la sera le truppe
si affermano sul costone San Valentino - San Mauro. Nei giorni successivi si
susseguono i contrattacchi nemici, tutti respinti. La Brigata, che ha subito
forti perdite, viene mandata a riposo. In settembre torna in linea sul Veliki e
sul Pecinka per la Settima battaglia dell'Isonzo (14-17 settembre 1916),
partecipando alla conquista di importanti posizioni. Il 1 novembre attacca e
conquista la cima del Veliki, durante la Nona battaglia dell'Isonzo (1-4
novembre 1916), e sullo slancio prosegue la marcia verso il monte Fajti,
raggiunto il giorno 3 dopo aver fatto 1500 prigionieri. Un poderoso
contrattacco austriaco, che tentava di recuperare il terreno perduto, ferma
l'avanzata dei fanti della Toscana. Compiuti alcuni turni in trincea presso
Monfalcone, la Brigata partecipa alla Decima battaglia dell'Isonzo (12-28
maggio 1917), il 78° reggimento opera a nord est della palude del Lisert,
contro il viadotto di Flondar e la quota 77, mentre il 77° avanza contro la
linea nemica di quota 21 – 12, che difendeva la foce del Timavo. Dopo più
giorni di combattimento alcune passerelle sono catturate intatte ed il I°
battaglione del 77° crea una testa di ponte sulla sinistra del Timavo; la
reazione avversaria non si fa attendere, un violento bombardamento distrugge i
passaggi, tagliando i rifornimenti e costringendo i superstiti a guadare il
fiume a nuoto. Dopo un periodo di riorganizzazione e riposo, la Brigata Toscana
torna in linea nello stesso settore; alla ripresa delle operazioni, con
l’Undicesima battaglia dell'Isonzo (17-31 agosto 1917), l’obiettivo è lo
sperone di quota 40 di San Giovanni di Duino, che viene conquistato il 21
agosto. Rinserrate le fila, l'azione prosegue contro il viadotto di Flondar,
ancora in mano nemica, e la prima linea tra il paese di Flondar e San Giovanni
di Duino. La caduta della quota 40 disorganizza la resistenza austriaca ed il
giorno 23 tutti gli obiettivi sono raggiunti. Per poco, perché il 4 e 5
settembre un contrattacco avversario, portato con numerose mitragliatrici,
sorprende i reparti della Catanzaro che erano in linea in quel momento, un
tentativo di arginamento compiuto dai fanti del 78° non ha successo e tutta la linea
deve essere abbandonata. Il 24 ottobre 1917, con la Dodicesima battaglia
dell'Isonzo (24 ottobre-10 novembre), la Brigata trovasi sull'Altipiano
d'Asiago, schierata tra il monte Longara ed il Ferragh. Fattasi pesante la
pressione austro tedesca, arretra combattendo verso il paese di Gallio,
abbandonato il 23 novembre per prendere posizione sul bordo sud dell'Altipiano
tra la Val Frenzela ed il caposaldo del Sisemol. Attorno a Natale il nemico
attacca la nostra linea sui monti Val Bella - Col del Rosso - Col d'Echele,
riuscendo a penetrare in profondità; il 78° reggimento viene lanciato al
contrattacco e dopo tre giorni di lotta corpo a corpo riesce a bloccare
ulteriori sconfinamenti. Questo eroico comportamento vale alla bandiera del 78°
reggimento fanteria la Medaglia d'Argento al Valor Militare, con la seguente
motivazione: " In tre giorni di aspra lotta, con estrema tenacia e sommo
valore, sbarrava il passo al soverchiante nemico che aveva sfondato la prima
linea: i petti degli eroici fanti furono muraglia contro cui si infranse
l'impeto avversario. Per la difesa del suolo della Patria non conobbe limiti di
sacrificio e di ardimento - Col del Rosso, Col d'Echele 23-24-25 dicembre
1917". Duramente provata, la Toscana passa nelle retrovie nei pressi di
Recoaro dove attende l'arrivo di nuovi complementi. Verso la fine di febbraio
1918, la Brigata entra in linea allo sbarramento di Valstagna, compie turni di
trincea e riposo fino a giugno. L'8 luglio, ricevuto il cambio, torna a riposo
a Schio e Camposampiero, il 29 ottobre si acquartiera a Spresiano. Mentre è in
corso la battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre-4 novembre 1918), oltrepassa
il Piave alle Grave di Papadopoli nel pomeriggio del giorno 30, inseguendo il
nemico che si ritira verso il Meduna per organizzare l'ultima resistenza. Nelle
prime ore del 2 novembre, due battaglioni della Brigata guadano il fiume
sloggiando gli austriaci dalla riva sinistra, il resto delle truppe attraversa
su barche e passerelle di fortuna, l'inseguimento riprende verso il Tagliamento
ed il paese di Codroipo, raggiunto alla vigilia dell'armistizio
MALLONE GIACOMO DI SECONDO NEIVE 4 GIUGNO 1896
SOLDATO 201° Rgt. FANTERIA BRIGATA SESIA
MORTO L’11 GIUGNO 1916 SUL CAMPO PER
FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
Il primo Btg. Del 201° Rgt. Fanteria Brigata Sesia,
combattè nei giorni 15 e 18 Maggio a Forcella Valbona, con reparti della
Brigata Cagliari, mentre le Compagnie 9° e 10° agirono al passo della Vena con
la Verona. Le perdite del 201° furono di 42 Ufficiali e 1439 “Gregari”( Così
vengono nominati i militari nel libretto Diario della Brigata Sesia) e la loro
brillante condotta sarà ricordata più tardi nella motivazione della medaglia di
Bronzo al Valor Militare.
Il nove Giugno la Sesia inizia una manovra “avviluppante”
contro il Monte Pasta con il 202°, mentre il 201° agisce dimostrativamente sul
fronte Monte Collo quota 1492-Balan. La reazione avversaria ostacolò l’azione
dei due Battaglioni che subirono 253
perdite. Il giorno 10 effettuarono un nuovo tentativo ma non fu più efficace e
anzi si contarono altri 261Caduti.
Tra
questi 514 giovani vi fu anche Giacomo che morì il giorno 11 per le ferite
riportate in combattimento.
MARASSO CLEMENTE DI CLEMENTE NEIVE 20 APRILE 1882
SOLDATO 231° Rgt FANTERIA
MORTO IL 31 AGOSTO 1917 OSPEDALE CHIRURGICO MOBILE
<Città di MILANO> PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
L'Ospedale chirurgico mobile città di Milano fu
costituito nella primavera del 1916 su indicazione del prof. Baldo Rossi
dell'Ospedale Maggiore di Milano per portare il più vicino possibile al fronte
un soccorso chirurgico completo.
Anno 1917
Da inizio maggio, la Brigata fu stanziata nel settore di Plava (alle dipendenze
della 60a divisione), in prospettiva della X battaglia dell'Isonzo: obbiettivi
ad essa assegnati furono la conquista della regione del Vodice e quindi del
Monte Santo. Passato l'Isonzo all'altezza del valloncello di S. Ahac, il primo
giorno di combattimenti vide la "Avellino" assicurarsi le trincee di
Zagora ed i fortini di Zagomila. Nel secondo giorno di offensiva i suoi
battaglioni di riserva puntarono e conquistarono quota 592. Presa poi quota
524, fino al 26 i combattenti tentarono invano di sfondare sino a quota 652,
prima di essere sostituiti dalla Brigata "Elba".
Dopo un breve periodo trascorso in accantonamento, da inizio giugno a metà
agosto gli uomini furono impegnati nel presidio del Monte Santo (sul fronte
della II Armata), che diventò poi per la Brigata: OBIETTIVO da conquistare.
Dopo tre giorni di furiosi scontri con il nemico, i soldati della
"Avellino" furono richiamati alle posizioni di partenza, ma già il 25
Agosto furono impegnati in un settore limitrofo per l'occupazione, poi sventata
dagli austriaci, delle posizioni avanzate di Gargaro.
MARASSO ORESTE DI GIORGIO NEIVE 26 DICEMBRE 1894
CAPORAL MAGGIORE 95° Rgt.Fanteria
MORTO IL 4 MAGGIO 1917 SUL MEDIO ISONZO per ferite da
combattimento.
ANNO 1917
Dal 27 Gennaio la Brigata Udine a cui
apparteneva il 95° Reggimento fu inviata da Belluno alla zona di
Caporetto-Plezzo , quindi si alternò con la Brigata Napoli nelle posizioni di
prima linea fino al 25 Aprile,quindi fu spostata nella zona di Zagora.
Alla decima battaglia dell’Isonzo
partecipò attivamente compiendo attacchi che portarono alla conquista di
importanti posizioni alla testata del Vallone di Paljevo quali la contrastata
quota 363 e la quota Montanari, ma le perdite della Brigata furono di rilevante
entità: circa 2000 uomini di truppa e più di cento ufficiali fra morti e
feriti.
MARCARINO FRANCESCO
DI GIUSEPPE
TREZZO TINELLA 16 GIUGNO 1882
SOLDATO 5° Rgt GENIO
MORTO IL 13 NOVEMBRE 1918 ad Ancona per malattia
Il 5° reggimento minatori era formato con 13 compagnie e 4 sezioni minatori
ciclisti per divisione di cavalleria. Disponeva di 4 martelli perforatori e 2
travate Eiffel da metri 21per strada ordinaria..
I
vari reparti dell'arma del genio erano incaricati di gettare ponti,scavare
trincee,tirare linee telefoniche ed altri molteplici lavori di indubbia utilità
per tutte le altre armi impiegate nel conflitto.
Durante
la prima guerra mondiale, il genio minatori assume un' importanza particolare
scavando gallerie, rifugi e praticando la famosa "guerra di mine"
scavando chilometri di gallerie e facendo brillare enormi quantità di esplosivo
cambiando, alcune volte, anche il profilo delle montagne stesse
MARCARINO
PASQUALE CARLO DI MORIZIO NEIVE 3/9/1891
Soldato
74° rgt FANTERIA
MORTO IL
12 GENNAIO 1916 A TREVISO PER MALATTIA
Dal 29 maggio alla fine d’agosto (I° - II°
battaglia dell’Isonzo) attacca il Podgora senza sensibili risultati, riuscendo
solo ad affermarsi sulle pendici occidentali del monte. Dopo un breve periodo
di riposo passa in forza alla 11° divisione nel settore di Oslavia,
partecipando alla III° battaglia dell’Isonzo, 18 ottobre-4 novembre, con poco
successo; il 2 novembre il 74° fanteria si impadronisce del costone di Oslavia,
ma il giorno dopo è costretto a ripiegare sulle posizioni di partenza per un
poderoso contrattacco austriaco. Ripresa l’offensiva a metà novembre, IV°
battaglia dell’Isonzo, un battaglione del 73° riesce a penetrare tra i ruderi
del paese di Oslavia, resistendo al ritorno dell’avversario sino al 4 dicembre,
quando la Lombardia, provata e dimezzata negli effettivi, scende a
riposo.
MARCARINO FRANCESCO GIUSEPPE DI MORIZIO NEIVE 28 DICEMBRE
1896
CAPORALE 2°Rgt. Alpini
MORTO IL 7 LUGLIO 1917 SUL MEDIO ISONZO PER FERITE
RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
Il
Secondo Reggimento Alpini costituito il 1º novembre 1882 a Bra (CN) al comando del colonnello Federico Queirazza con
i battaglioni "Val Pesio", "Col Tenda" e Val Schio",
nel 1895/96 partecipò alla guerra d’Africa, nel 1905 partecipa ai soccorsi per
il terremoto in Calabria e per il terremoto-maremoto del 1908 in Calabria e
Sicilia. Nel
marzo 1917 si schierò sull'Altipiano dei Sette Comuni dove partecipò dal 10 al
26 giugno alla battaglia per la conquista del Monte Ortigara.
Nei cinque giorni che vanno
dal 19 al 24 giugno sul fronte dell'Ortigara si
continuò a morire. Gli alpini
trascorseroo quelle ore interminabili fortificando
come poterono le posizioni
appena conquistate. I contendenti di ambo le parti
sapevano che si trattava solo
di una tregua temporanea. La controffensiva austriaca
avrà luogo quanto prima:
inutile quindi farsi illusioni. Fu un lavoro difficile
ed ingrato quello al quale gli
alpini dovettero attendere nello strappare trincee
alla roccia e nell'innalzare
muretti a secco. Un impegno reso ancora più
faticoso dalla difficoltà con
cui gli approvvigionamenti raggiunsero la vetta
della montagna. Le corvée di fanti e di penne
nere che trasportarono il materiale
in quota dovettero infatti
traversare anch'esse i famigerati percorsi obbligati
che si allungavano attraverso
il Vallone dell'Agnellizza, sui quali l'artiglieria
austriaca continuò a fare
fuoco……..
MINERDO TERESIO DI GIUSEPPE NEIVE 5 MARZO 1897
SOLDATO 1° REGGIMENTO Alpini
Morto il 2 Novembre 1918 a Neive per malattia
Il
I° rgt ALPINI partecipò attivamente allo schieramento sull'alto Isonzo, e
successivamente sull'altopiano di Tonezza,M. Cimone ad Arsiero,
sull'altopiano di Asiago,
sull'Ortigara,
nella prima guerra i mobilitati furono 1220 ufficiali, 40.000 alpini, dei quali
182 ufficiali e 3500 alpini risultarono fra i Caduti. i feriti 600 tra gli
ufficiali e 20.000 fra gli alpini. I decorati alla fine saranno 350 con
medaglia d'argento e 700 con medaglia di bronzo.
MONTALDO GIUSEPPE
CAPORALE DEL II REGGIMENTO ALPINI
CADUTO SUL MONTE VACCIA IL 28 GENNAIO 1929
DECORATO CON MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE
MONTALDO CESARE DI
BENEDETTO NEIVE 18 AGOSTO 1894
SOLDATO 2°Rgt.Alpini
MORTO IL 18 GIUGNO 1917 SUL
MONTE ORTIGARA PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
La battaglia del monte Ortigara fu
combattuta dal 10 al 29 giugno 1917 tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico sull'altopiano dei Sette Comuni,
durante la prima guerra mondiale.
Lo scontro vide impegnata la6ª Armata italiana
del generale Ettore Mambretti, che attaccò in forze
il settore austro-ungarico difeso dall'11ª Armata del generale Viktor von Scheuchenstuel. Seppur
oggigiorno l'attacco viene ricordato soprattutto per le cruente schermaglie che
impegnarono gli Alpini per il possesso del monte Ortigara, fu invece congegnato
per riconquistare le vaste porzioni di territorio perse sull'altopiano durante
la Strafexpedition("spedizione
punitiva") austro-ungarica del maggio 1916.
Gli uomini che stazionano sull'Ortigara sono
sottoposti a uno stillicidio di colpi d'artiglieria che mietono una vittima
dopo l'altra. Le loro penose condizioni vengono rese ancora più ingrate dalla
consapevolezza di essere schierati su una linea indifendibile dalla quale non
ci si vuol ritirare solo a causa del puntiglio improvvido di qualcuno. Un dato
deve indurre a riflettere: nella sola giornata del 20 giugno,soprattutto grazie
all'azione delle bocche da fuoco avversarie, la 52a divisione perde 737 uomini
tra morti feriti e dispersi. Nei giorni che vanno dal 21 al 24giugno essa ne
lascerà sul campo almeno altri 900.45 Alla mezzanotte del 24 gli italiani hanno
sull'Ortigara circa 5.000 uomini, suddivisi in 11 battaglioni di prima linea,
ammassati lungo un fronte di 1.500 metri, con alle spalle ad intrappolarli il
Vallone dell'Agnelizza. Il Val Ellero,
il Monte Clapier e il Vestone si trovarono lungo la
linea avanzata di fronte a Monte Cucco di Pozze, a Monte Chiesa e a Monte
Campigoletti. Nelle posizioni dell'Ortigara invece furono schierati a sinistra
il Val Arroscia e il Bicocca con alle spalle, di riserva
lungo il Costone dei Ponari, il III battaglione del 10° fanteria, il Monte Stelvio e il Valtellina. Al centro, dalla cima
della montagna fino a quota 2.101 esclusa, si trovavano il Bassano e il II° battaglione
del 10° reggimento fanteria, con il I di
riserva.
Le cifre
sono tratte da: Gianni Pieropan, Ortigara
1917, op. cit., pp. 270-274.
NIVETTI GIOVANNI DI PETRONIO MONTELUPO ALBESE 2/8/1898
SOLDATO Deposito Mitraglieri
MORTO IL 29 OTTOBRE 1917
A TORINO PER MALATTIA
SEPOLTO A TORINO SACRARIO GRAN MADRE DI DIO
Dal 1932 nei sotterranei della chiesa
sono ospitate le spoglie di oltre 3000 soldati piemontesi caduti durante la prima guerra mondiale.
All'inizio
della guerra le mitragliatrici erano raggruppate in sezioni o compagnie, sotto
il controllo diretto del comandante dell'unità tattica (reggimento di fanteria
di linea o battaglione di fanteria speciale), valutando l'impiego tattico delle
armi più utile nella difensiva che nell'offensiva. L'impiego della mitragliatrici
era codificato nel Regolamento d'impiego del 1913, in cui era previsto
l'impiego di tali armi in attacco solo in terreno libero, tenendole comunque
fra le armi di seconda linea. All'atto dell'entrata dell'Italia in guerra, era
organicamente assegnata ad ogni battaglione, sia di fanteria che di
bersaglieri, una sezione mitragliatrici equipaggiata con il tipo Maxim modello
1911 inattesa di poter disporre della FIAT-Revelli Mod. 1914.La prima consegna
avvenne il 10 maggio 1915. L'arma fu distribuita all'arma di cavalleria e a
quella di fanteria, sia alle compagnie mitraglieri di battaglione sia ai
battaglioni mitraglieri. Fu prodotta in 37 500 pezzi dalla Società
Metallurgica Bresciana e 10 000 dallaFiat, fino a circa il 1920.Ogni
Battaglione di Fanteria e di Bersaglieri era organicamente dotato di una
Sezione Mitragliatrici Maxim mod. 11, sostituita dalla Fiat mod.14. Detta
Sezione, a livello Plotone, prevedeva 1 Uff.le, Truppa 39, quadrupedi 8,
carrette 3, su due Squadre mitraglieri.Durante il periodo della guerra vennero
apportati ai reparti mitraglieri successivi
incrementi
di personale e tipo di arma. Nel 1916 il Comando Supremo italiano decise di
aumentare la presenza nei reparti delle sezioni mitragliatrici e poiché le armi
Fiat erano costruite dalla Metallurgica Brescia o dalla Fabbrica d’Armi di
Brescia fu stabilita, presso il deposito del 77° reggimento “Toscana” con sede
a proprio a Brescia, la base operativa sia per i corsi per il personale sia per
l’armamento completo delle sezioni mitragliatrici. Nella Scuola
Mitraglieri di Brescia vennero
formate le Compagnie Mitragliatrici Fiat numerate progressivamente. Il 1
novembre 1916 tutto il personale, il materiale e i quadrupedi appartenenti alle
sezioni mitragliatrici furono amministrativamente riuniti a Brescia in un unico Reparto
Mitraglieri Fiat, alla diretta dipendenza del C.S.I. e
amministrato dal 77° fanteria. Nel mese successivo, per semplificare
maggiormente le pratiche matricolari, tutto il personale di fanteria,
bersaglieri e alpini diventò effettivo in tal deposito che fu anche centro di
mobilitazione del Reparto mitraglieri Fiat. Al termine del periodo di
addestramento le Compagnie Mitragliatrici (C.M.) furono assegnate alle Grandi
Unità, alle Brigate, ai Reggimenti e ai Battaglioni.
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