DEFONS PIETRO 1887 1917
DELLAFERRERA
CARLO 1879 1917
DELLAPIANA
GIUSEPPE 1892 1918
DRAPANT
MARCELLINO 1890 1915
ELIA
ALFREDO 1885 1917
FAGRA
EMILIO 1890 1916
GAIOTTO
TEOBALDO 1895 1916
GALLIZIA
GIOVANNI 1885 1915
GALLIZIO
ORESTE 1891 1916
GARBINI
GIACINTO 1896 1916
GHIGLIONE
MATTEO 1899 1917
GIACHINO
REMIGIO1893 1915
GIACOSA
TEOBALDO1881 1916
GIANUZZI
ATTILIO CARLO 1888 1918
GIORELLO
BARTOLOMEO 1887 1917
LUCCA
FRANCESCO 1883 1918
MALLONE
GIACOMO1896 1916
MARASSO
CLEMENTE 1882 1917
MARASSO
ORESTE 1894 1917
MARCARINO
FRANCESCO 1882 1918
MARCARINO
FRANCESCO GIUSEPPE 1896 1917
MARCARINO
PASQUALE CARLO 18911916
MINERDO
TERESIO 1897 1918
MONTALDO
CESARE 1894 1917
MONTALDO
GIUSEPPE CADUTO 1829
NIVETTI
GIOVANNI 1898 1917
DEFONS PIETRO ALBA 25 SETTEMBRE 1887
SOLDATO 113° FANTERIA IV COMPAGNIA BRIGATA MANTOVA
MORTO IN PRIGIONIA IL 16 GENNAIO 1917
PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
Il 6 Febbraio 1917 arrivò la comunicazione che il Soldato
era:
PRIGIONIERO INTERNATO A MAUTHAUSEN DAL 1 novembre 1916
(In buona salute)
In seguito, forse a fine guerra, dalla Croce Rossa ai
Carabinieri di Neive arrivarono insieme
all’Elenco le reliquie del Militare Defons Pietro del 113° Fanteria IV
Compagnia.
Questo l’elenco:
Hr 0,60(Corone zero sessanta)
1 portamonete ,1 orologio con custodia,1 temperino,1
fotografia,1 passaporto
DELLAFERRERA CARLO E RINALDI LUCIA
DELLAFERRERA CARLO FELICE RODDINO 10 08 1879
SOLDATO 274°Rgt FANTERIA
MORTO IL 21 SETTEMBRE 1917 AD ALESSANDRIA
PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
Anno 1917
La Brigata, inizialmente denominata «D» quindi «Belluno», venne costituita
nella zona tra Faedis-Raschiano e Canal Grivò, nell'Udinese. Dopo un'intensa
preparazione le truppe vennero chiamate ad essere operative nell'imminente
offensiva verso l'Altipiano della Bainsizza. Alla fine di agosto fu dislocata
in linea, alle dipendenze della 65a divisione, sul rovescio del Monte Globocak.
Dopo tre giorni di offensiva il 275° e il 276° – con il comando di Brigata –
appoggiarono gli uomini della “Ferrara” nella conquista dei villaggi di Hoje
(quota 763) e Mesnjak. Il 274°, invece, concorse con il 48° fanteria ad un
rastrellamento che portò alla scoperta nelle case di Mesnjak di numerose
mitragliatrici nemiche. Sino al momento in cui venne ritirato dalla prima
linea, il 28 agosto, il 274° fu impegnato prima nei pressi dell'abitato di
Mesnjak, e poi in direzione di Dolgi Laz (vicino Tolmino). Gli altri due
reggimenti rimasero operativi nel settore degli abitati di Testen ed Hoje,
procedendo dapprima verso Dolgi Laz e poi contro Na-Selu ed il Vetrnik; il 31,
infine, l'intera Brigata fu rilevata in linea dalla Brigata“Puglie” ed inviata
per ricostituirsi tra Loga e Bodrez. I nove giorni di impiego sulla fronte
della Bainsizza costarono alla “Belluno” la perdita di più di 2300 uomini della
truppa e di 107 ufficiali.
DELLAFERRERA CARLO classe 1879
Era mio
nonno, nato a Roddino, era un agricoltore, si trasferì a Neive agli Albesani.
Quando
venne chiamato alle armi aveva un figlio di 3 anni , mio zio Domenico “Notu ‘d
Tumà” e una figlia di appena 3 mesi , mia madre Maria “Jetina ‘d Tumà”. Aveva
appena comprato cascina Catalani a Trezzo Tinella e forse alla sua età, 38 anni, non pensava di essere chiamato a
combattere, ma siccome buona parte delle leve partite prima era stata
annientata nei combattimenti, all’inizio dell’anno 1917 dovette partire e
lasciare la famiglia.
Venne
inquadrato nel 274° reggimento di fanteria appena costituito con i resti di
altri battaglioni e le riserve, dopo qualche mese di addestramento fu mandato a
combattere gli austriaci a Tolmino, ora Slovenia.
Alla fine
di agosto, mio nonno, venne ferito gravemente e trasferito all’ospedale
militare di Alessandria dove spirò il 21 settembre 1917 e li ora riposa nel
cimitero militare.
Mia nonna
Lucia si trovò così sola con due bambini in tenera età. Lei e sua suocera con
il solo aiuto della pensione di guerra e con grandi sacrifici riuscirono a
mandare avanti la cascina ed allevare i due figli.
Mia nonna
Lucia non si risposò. Pierluigi Vacca
DELLAPIANA GIUSEPPE DI GIOVANNI DIANO D’ALBA
SERGENTE 4°Rgt ALPINI
MORTO IL 22 OTTOBRE 1918 NELL’OSPEDALE DA CAMPO N.061 PER
MALATTIA
SITO AD ANDRAZ di LIVINNALONGO DEL COL DI LANA (Belluno)
Punto di intervento sanitario nelle retrovie del fronte
fin dal 1915. Nei locali dell'ex albergo fu persino ricavata una sala
operatoria. Qui i soldati venivano trasportati dalle prime linee spesso con
attrezzi di fortuna, come slitte per il fieno trovate nelle case e nei fienili
abbandonati o, una volta terminata la strada che saliva da Agordo, con le prime
camionette.
Giuseppe
fu sepolto in uno dei due piccoli Cimiteri predisposti dietro la Chiesa e
dietro il Castello, e poi traslato al Sacrario di Brescia dove riposa tuttora.
DRAPANT MARCELLINO DI BONIFACIO DIANO D’ALBA 9 GIUGNO
1890
SOLDATO 2° COMPAGNIA DI Sanità
MORTO IL 30 GIUGNO 1915 A UDINE PER MALATTIA
Al Sindaco di Neive giunsero due telegrammi, il primo
comunicava:
PREGASI INFORMARE FAMIGLIARI Drapant Bonifacio Cascina
Piana che figlio Marcellino versa condizioni gravi.
Direttrice Ospedale Militare Udine
Sanguinetti
Informi dovuti riguardi Drapant Bonifacio figlio
Marcellino morto ore 10,30 oggi.
Direttrice Ospedale Militare Udine
Sanguinetti
Questi i telegrammi che il Sindaco ebbe il gravoso
compito di recapitare alla famiglia di Marcellino.
Come si
evince dai documenti ritrovati nel faldone della “Guerra Europea 1915 1918” del
Comune di Neive, la storia della famiglia Drapant fu veramente triste. Il Padre
Bonifacio nacque a Torino nel 1861 da genitori ignoti venne “adottato” da una
famiglia di Montelupo albese, rimase nel paese e sposò Anelli Giuseppina nata
ad Alba nel 1869 da genitori ignoti. A Montelupo Bonifacio e Giuseppina concepirono
i figli Marcellino nel 1890, Michele nel 1896, Angela nel 1890 e Giovanni nel
1909. Con questi quattro figli si trasferirono a Neive presso la Cascina Piana
in Frazione Tanaro, di Proprietà di Alutto Giovanni fu Francesco. La cascina
era di n.20 giornate pari a 7,6 ettari tutta coltivata a viti, nella stalla vi
erano due Buoi da lavoro e una pecora, inoltre si seminavano tre quintali di
grano. Lavoravano sodo ma che fossero una famiglia felice lo dice la nascita
della quintogenita Maria nata proprio alla Cascina Piana nel 1913. Con La
guerra vennero a mancare prima le braccia di Marcellino e poi anche quelle di
Michele. Bonifacio, con il solo aiuto di Giuseppina e dei figli più giovani,
essendo “inabile” al lavoro non ce la fa. Inoltre arriva anche la notizia della
morte di Marcellino, allora si affida al Sindaco di Neive Cocito ed effettua
domanda di esonero dal servizio militare del figlio Michele.
Mezzadri Famiglia Drapant Bonifacio e Anelli Giuseppina
In DATA
29 DICEMBRE 1917 il Signor Sindaco Eugenio Cocito stilò il documento attestante
la situazione di Famiglia di Drapant Michele di Bonifacio, Mezzadro alla
Cascina Piana di Neive di proprietà di Alutto Giovanni fu Francesco. Il
certificato chiarisce che la famiglia è composta da
Bonifacio di genitori N.N Nato nel 1861 a
Torino, Contadino, coniugato, capofamiglia,Inabile.
ANELLI
Giuseppina di genitori N.N Nata nel
1869 ad Alba, Contadina, coniugata, moglie.
Michele
di Bonifacio nato a Montelupo Albese nel 1896 contadino, celibe, figlio
Angela di
Bonifacio nata a Montelupo Albese nel 1899 contadina, nubile, figlia
Giovanni
di Bonifacio nato a Montelupo Albese nel 1909 contadino, celibe, figlio
Maria di
Bonifacio nato a Neive nel 1913 contadina, nubile, figlia.
Il
documento fu allegato all’istanza compilata su prestampato “Richiesta di
esonerazione per militari appartenenti a famiglia colonica rimasta senza alcun
uomo valido”
Nella
richiesta si precisa che papà Bonifacio capo della famiglia colonica composta
come indicato nello specchio A, rimasta per effetto della chiamata alle armi
priva di ogni uomo valido fra i 16 e i 65 anni, che coltiva con opera manuale
esclusiva e continua per tutto l’anno solare di tutti i componenti la famiglia,
il podere vocabolo Cascina Piana nel comune di Neive frazione Tanaro di
proprietà di Alutto Giovanni fu Francesco della superficie coltivata di
giornate 20 pari ad ettari 7.6 con alberatura industriale di Viti, la scorta
viva media ordinaria di bovini N. 2,
ovini 1 e la semina media annuale di grano di quintali Tre che si
obbliga di seminare anche nel corso anno agrario, chiede che venga rinviato per
esonerazione temporanea dal Servizio effettivo sotto le armi( a durata non
fissa) un militare della famiglia e senso dell’Art. 7 della circolare n.552 del
Giornale militare 25 Agosto 1917. A tal fine il richiedente dichiara di essere
edotto delle responsabilità che tanto a lui quanto al militare che fosse
esonerato conseguono per effetto del R. decreto legge 29 Aprile 1915, n. 561.
Bonifacio
firmò con il segno di croce e sperò che fosse concesso l’esonero al Figlio
Michele avendo già perso sotto le armi
il figlio Marcellino del 1890, ma le speranze andarono deluse. Il modello
ritornò con un timbro di inchiostro rosso che sentenziava:”NON CONCESSO poiché
DEL 1896.”
La
famiglia Drapant, con ancora il lutto al braccio e la tristezza in cuore al
vedere mamma Giuseppina che accarezzava l’orologio di Marcellino arrivato da
Udine come “eredità militare” attestata dal telegramma dell’Ospedale, vide
andar soldato anche Michele.
Non
avendo avuto riscontri sulla sorte di Michele in guerra si spera abbia potuto
tornare a consolare e ad aiutare i suoi cari.
ELIA ALFREDO DI EMILIANO NEIVE 21 SETTEMBRE 1885
SOLDATO 49° Rgt fanteria “PARMA”
Morto il 5 giugno 1917 sul CARSO PER FERITE RIPORTATE IN
COMBATTIMENTO
Anno 1917
Fino alla fine del mese di
aprile, la Brigata stazionò nelle posizioni della Val Cismon. Scesa a Feltre
(nel Bellunese) il 30 aprile, alle dipendenze della 4a divisione, cominciò il
suo trasferimento verso il fronte isontino. Entrata in linea a Castagnevizza
sul Carso (sl. Kostanjevica na Krasu) nel mezzo delle operazioni della X
battaglia dell'Isonzo, come primo obiettivo alla “Parma” fu assegnata la
conquista della Montagnola dove subì gravi perdite. Fu in quei periodi di
offensive e controffensive che il Fante Alfredo riportò le ferite che lo
condussero alla morte. ONORE E MEMORIA ALFREDO
FAGRA EMILIO DI IGNOTI NATO A TORINO IL 12
MAGGIO 1890
SOLDATO 74° REGGIMENTO FANTERIA BRIGATA LOMBARDIA
MORTO IL 19 MARZO 1916 A VOGHERA PER “COMMOZIONE
VISCERALE (SUICIDIO)”
Presso l’Ospedale di Voghera
Anno 1915
All’inizio della guerra la Brigata Lombardia si trovò nei pressi di Udine, alle
dipendenze della 4° divisione; dal 29 maggio alla fine d’agosto (I° - II°
battaglia dell’Isonzo) attaccò il Podgora senza sensibili risultati, riuscendo
solo ad affermarsi sulle pendici occidentali del monte. Dopo un breve periodo
di riposo passò in forza alla 11° divisione nel settore di Oslavia,
partecipando alla III° battaglia dell’Isonzo, 18 ottobre-4 novembre, con poco
successo; il 2 novembre il 74° fanteria si impadronì del costone di Oslavia, ma
il giorno dopo fu costretto a ripiegare sulle posizioni di partenza per un
poderoso contrattacco austriaco. Ripresa l’offensiva a metà novembre, IV°
battaglia dell’Isonzo, un battaglione del 73° riuscì a penetrare tra i ruderi
del paese di Oslavia, resistendo al ritorno dell’avversario sino al 4 dicembre,
quando la Lombardia, provata e dimezzata negli effettivi, scese a riposo.
Anno 1916
Dall’11 al 16 marzo la
Brigata operò azioni dimostrative con forti pattuglie verso il Sabotino, per
favorire l’attacco alla sua destra della 11° divisione: il nemico tentò diverse
volte di scendere dal Sabotino in forza per riprendere alcuni elementi di
trincea perduti, ma venne sempre respinto.
Emilio, provato dalla vita
e dalla guerra non ce la fece a superare le sofferenze di chissà quali ferite e decise di togliersi la
vita a soli 26 anni
GAIOTTO TEOBALDO DI CARLO NEIVE 14 FEBBRAIO 1895
SOLDATO IV REGGIMENTO ALPINI
DISPERSO IL 10 OTTOBRE 1916 SUL MONTE PASUBIO IN
COMBATTIMENTO
IL IV
REGGIMENTO ALPINI SI COSTITUISCE IL 1° NOVEMBRE 1882 CON I BATTAGLIONI “VAL
Pellice “ VAL CHISONE” E “VAL BRENTA CHE NEL TEMPO SARANNO SOSTITUITI DAI
BATTAGLIONI PINEROLO IVREA E AOSTA NEL 1886 CUI SI aggiungerà NEL 1889 IL
BATTAGLIONE SUSA.
Nella prima Guerra
Mondiale è impiegato sulla CRODA ROSSA, sull’ISONZO e sul MONTE
MRZLI. NEL 1916 sull’ADAMELLO, a MONTE CIMA, MONTE ZUGNA, MONTE CAURIOL, MONTE
CARDIANAL, ALPE DI COSMAGNON, DENTE DEL PASUBIO; nel 1917 sul MONTE VODICE,
VETTE DI GALLIO, MONTE FIOR, MASSICCIO DEL GRAPPA. Nel 1918 sul MONTE SOLAROLO.
Dal maggio 1915 al novembre 1918
sui Monti del Pasubio caddero migliaia di soldati: le cifre ufficiali, per
difetto, parlano di oltre 37mila tra morti, feriti e dispersi italiani, 7.550
dei quali appartenenti a reparti alpini. Si calcola che nel 1916 sul Pasubio si
trovassero circa 50mila uomini tra reparti combattenti e servizi, costretti a
vivere a oltre 2.000 metri di quota, spesso in ricoveri di fortuna o in
baracche come quelle della cittadella alle Porte del Pasubio nota come el
Milanin .
Grandiose e impressionanti sono
ancor oggi le opere del genio, dalla rotabile che sale a Passo di Fieno, alla
strada degli Scarrubbi e, su tutte, quella più riparata al fuoco
dell'artiglieria austriaca, la mulattiera delle 52 gallerie . Un'opera unica,
quest'ultima: oltre 6 chilometri (di cui un terzo in galleria), scavati sul
fianco della montagna, nel 1917, in soli 9 mesi di lavoro.
GIOVANNI GALLIZIA DI GIUSEPPE
CANELLI 24/4/1885
Soldato
74° Rgt. Fanteria
Luogo di Sepoltura SACRARIO
MILITARE OSLAVIA
Luogo del Decesso
DOLEGNA10/12/1915
IlSacrario di Oslavia:
eretto nel 1938 raccoglie 57.000 caduti di cui
36.000 ignoti e 540 austriaci dei campi di battaglia dalla Bainsizza al
Vipacco. La campana "Chiara" suona ogni giorno al Vespro
GALLIZIO ORESTE NEVIGLIE 24 FEBBRAIO 1891
SOLDATO 60° Rgt.Fanteria
Morto il 17 dicembre nell’ospedaletto da campo n. 64 per
malattia
sepolto
a Feltre nel sacrario militare: Il
Sacrario ossario militare eretto dietro la cappella nel 1936 conserva i resti
di 1072 soldati noti e 370 ignoti. Formelle ramate riportano i nomi dei caduti
disposte sulle pareti intorno al cippo memoriale. Una lapide recita:
“Nella pace di questo ossario
riposano per volontà del popolo
a maggior gloria della patria
i sacri resti mortali
dei soldati caduti per l'Italia
nell'agro feltrese
e nelle prossime valli montane
durante gli anni 1915-1918
della grande guerra”
28 ottobre 1936
GARBINI GIACINTO FIGLIO DI N.N. NATO A NEIVE CLASSE 1996
II REGGIMENTO ALPINI XCIX COMPAGNIA
MORTO NEL FATTO D’ARMI DEL 21 GIUGNO 1916 SULLA FRONTIERA
IN ZONA DI GUERRA
GIACINTO fu un “venturino” adottato da una famiglia
neivese (forse Giachino) e morì a vent’anni in una guerra che sicuramente non
condivideva o forse gli avrebbe permesso di riscattarsI.
Ricordiamolo, sarà il modo migliore per onorare la sua breve e sfortunata vita.
GHIGLIONE MATTEO DI GABRIELE NEIVE 15 12 1899 MORTO IL 4 12 1917 PER
MALATTIA A NOVARA
GIACHINO REMIGIO DI DOMENICO NEIVE 26 FEBBRAIO 1893
SOLDATO 60° Rgt. FANTERIA
MORTO IL 4 AGOSTO 1915 SUL M.COL DI LANA
PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
Anno 1915
La Brigata “Calabria” il 25 maggio fu nella zona di
Agordo (nel Bellunese), alle dipendenze della 18a divisione. Entrò in linea ad
inizio luglio nel settore del Col di Lana, concorrendo all'attacco verso gli
sbarramenti dell'Alto Cordevole. Reparti del 59° occuparono lo sperone Col di
Lana-Castello, ma ulteriori tentativi di sfondare le linee nemiche nei giorni
successivi non ebbero lo stesso successo. Alla fine di luglio la Brigata passò
ad operare sul costone di Salesei, sempre nel medesimo settore. Il 2 agosto
venne lanciata una nuova offensiva: reparti del 60° concorsero all'occupazione
di una trincea nemica del «Panettone» del Col di Lana, da
cui però vi fu un ripiegamento quasi immediato per via dell'intenso tiro
dell'artiglieria avversaria. Sotto questo bombardamento anche Remigio a 22 anni da pochi mesi “andò avanti” senza
più salutare la famiglia e forse la “Morosa”.
SOLDATO GIACOSA TEOBALDO di Costantino NEIVE 20 agosto 1881
19° BATTAGLIONE MILIZIA TERRITORIALE
MORTO IL
19 APRILE 1916 A BRA PER MALATTIA
SOLDATO
19° Btg. M.T. (sta per Milizia Territoriale) 2°Rgt.Alpino(VAL MAIRA) 219°
Compagnia con Nappina rossa(dall'1 al 79 erano i numeri delle compagnie in
forza ai battaglioni permanenti che cioè portavano il nome delle sedi di
comando di battaglione)
Teobaldo
aveva 20 nel 1901 e quindi con il suo
Reggimento nel1905 partecipò ai soccorsi per il terremoto in Calabria e per il
terremoto-maremoto del 1908 in Calabria e Sicilia.
Nel 1915
, da richiamato, fu sul fronte orientale nella zona di Tolmezzo e Valle But a
guardia del confine Carnico.
All'inizio
venne schierato nella zona di Monte Kuk, Monte Jeza e Monte Stol, e dal 31
maggio operò contro le posizioni di Tolmino che dopo una dura lotta durata fino
al 16 giugno occupò il Monte Nero.
Il 19
giugno nella Conca di Plezzo conquistò importanti posizioni nemiche, e dal 3
luglio dovette difendere le posizioni del Monte Nero. A metà luglio prese parte
ai tentativi per l'aggiramento delle posizioni di Tolmino, in agosto fu
nuovamente sul Monte Nero e ad ottobre nella zona di Monte Mrzli Per ONORARE Teobaldo che morì a BRA PER MALATTIA IL 19 APRILE 1916 occorre
precisare che la MILIZIA
TERRITORIALE era costituita dalle classi più anziane, impiegata nelle retro-vie
e nel controllo del territorio (ponti,ferrovie,scorta prigionieri ecc.),
tuttavia non era raro che anche questi reparti partecipassero ai combattimenti
ed in particolare i c.d. Battaglioni "Valle" degli Alpini (Val
Tanaro,Val d'Orco,Val Cenischia,Val Brenta,Val Cismon,Val Fella ), furono
destinati da subito ad azioni di guerra. Man mano che questa procedeva,si
annullarono quasi completamente le differenze tra le prime due linee e la
TERRITORIALE.
GIORELLO BARTOLOMEO DI FELICE
VI BATTAGLIONE ALPINI 7 COMUNI
MORTO IL 18 XII 1917 alle ore 7,35 PRESSO OSPEDALE
MILITARE DI BASSANO DEL GRAPPA IN SEGUITO A FERITA DA COMBATTIMENTO.
Il Sindaco Dogliotti di Castagnole
ebbe il dolente compito di avvisare la moglie di BARTOLOMEO, BURELLO ROSA FU LUIGI
DA
LA STORIA DEL BATTAGLIONE ALPINI”7 COMUNI”
ANNO
1917
……..Il Battaglione
Sette Comuni intonò l’inno di Mameli e a seguito dell’urlo dell’Ufficiale
iniziò l’ondata verso il fondo dell’Agnellizza ancora coperto dalla neve. Il
Sette Comuni con il Tenente Cecchin attaccò con la 94ª cp. poi seguita
dalla 144ª del Ten. Concato. Si arrivò al vallone all’altezza della
baita. Dietro una ecatombe di Alpini caduti. Tutti corsero in avanti cercando
ripari tra le buche delle bombe esplose, o dietro gli stessi caduti, nella
speranza di riuscire a farcela a evitare i proiettili diretti e poter quindi
ritornare indietro. Videro ai loro fianchi cadere i propri commilitoni e
sperarono che quella non fosse la loro prossima sorte. Ma procedettero.
Le artiglierie non avevano provocato varchi nei reticolati, e l’assalto non fu
preparato creandoli prima. Alle 15 e 45 i primi eroi arrivarono e si
trovarono davanti ad una realtà assurda, inverosimile. Nessun varco davanti a
loro. Nel frattempo il crepitio delle mitragliatrici continuò a mietere sempre
più vittime. Una carneficina. Gli Alpini caddero ammassandosi uno sopra
l’altro. Corsero allo scoperto affrontando frontalmente le mitragliatrici e i fucili che spietatamente
si facevano sentire e colpivano con precisione. Una vera e propria mattanza.
Alle 17 il Maggiore Milanesio,
vista la situazione, ordinò ai pochi superstiti di ripararsi sotto la quota
2.105 vicini al Bassano. Si ripropose lo stesso scenario dell’anno precedente.
Non si comprese l’ostinazione del Comando, che ordinò anche nei giorni
successivi che continuasse la carneficina. Così avvenne l’11 e il 12 fino a che
la notte del 13 visti i pochi uomini rimasti e nessun risultato ottenuto, si
ordinò al Sette Comuni di ripiegare a Malga Moline dove ad attenderli quali
rinforzi vi erano le reclute classe 1898. Giovani che senza rendersi conto, si
trovarono in mano un fucile per nulla preparati a dover affrontare la morte. E
come sarebbe stato del resto possibile. La lugubre e tenebrosa montagna
era sempre là ferma a scrutare e testimoniare il susseguirsi degli eventi………………
GIANUZZI ATTILIO CARLO DI BATTISTA
NATO IN AMERICA 12 MAGGIO 1896
ISCRITTO NELLE LISTE DI LEVA DI NEIVE
SOLDATO 2° REGGIMENTO GRANATIERI
MORTO IL 22 MAGGIO 1918 IN PRIGIONIA PER MALATTIA
La
dichiarazione di guerra trovò la Brigata nei pressi di Palmanova. Assegnata
alla 13° Divisione, essa si impegnò nelle prime operazioni il 5 giugno 1915,
avanzando verso Begliano e San Canziano d'Isonzo, quindi verso Selz e
Monfalcone, dove fu però fermata dal nemico che inflisse al solo I° reggimento
282 perdite. Durante la Prima battaglia dell'Isonzo (23 giugno-7 luglio), la
Brigata ebbe il compito di prendere le quote 121 e 85 nel settore di
Monfalcone. Gli attacchi restarono senza successo per la reazione degli
austriaci, che fecero grande uso di mitragliatrici e lanciabombe. Le perdite
subite impedirono alla Brigata di partecipare pienamente alla Seconda battaglia
dell'Isonzo (18 luglio-3 agosto), in linea fu chiamato il solo IV° battaglione
del I° Reggimento con obiettivo le cave di Selz: la debole preparazione
d'artiglieria, che non aprì varchi nei reticolati, non permise ai granatieri
nessuna progressione verso l'obiettivo loro assegnato, le perdite furono
elevatissime. Il 10 agosto, ricevuti i complementi, la Brigata Granatieri si
lanciò al completo ancora contro le quote 121 e 85; stroncato sul nascere
l'attacco alla quota 85, le forze furono dirottate sulla q.121, che venne presa
e perduta diverse volte in seguito ai contrattacchi avversari: a sera, un
manipolo di granatieri che resisteva dentro alle trincee nemiche, 5 ufficiali e
152 soldati, non sorretto dall'arrivo di rinforzi, dovette arrendersi agli
austriaci.
Dopo
questi episodi, la Brigata passò in seconda linea a riposo, sino all'inizio della
Terza battaglia dell'Isonzo (18 ottobre-4 novembre), quando rientrò in linea
sul Sabotino, con l'ordine di partecipare alla conquista della posizione
chiamata “il fortino”, gli assalti vennero rinnovati più volte, tutte le
conquiste furono aspramente contese dal nemico che non si arrese e ricevette,
anzi, rinforzi dalla piazzaforte di Gorizia. Per vedere un modesto cedimento
nella linea difensiva austriaca, fu necessario attendere la Quarta battaglia
dell'Isonzo (10 novembre-5 dicembre): nel settore di Oslavia, la quota 188
venne conquistata il 20 novembre 1915; il prezzo pagato fu durissimo, tra
ottobre e novembre furono posti fuori combattimento 82 ufficiali e 1900 uomini
di truppa. Le bandiere dei 2 Reggimenti ricevettero la Medaglia d'Argento al Valor
Militare. Il 15 maggio 1916 iniziò sugli altipiani, l'offensiva austriaca nota
col nome di Strafexpedition (15 maggio-18 giugno); tutta la Brigata fu inviata
sull'Altipiano con l'ordine di fermare il nemico sulla linea di massima
resistenza Monte Cengio-Lemerle. La lotta si accese accanita su tutto il
fronte, specialmente presso Cesuna, Fondi e Monte Cengio, e si protrasse
ininterrotta nei giorni 29, 30 , 31 maggio. Il 3 giugno il Cengio fu investito
da un poderoso bombardamento a carattere distruttivo, cui fece seguito
l'attacco delle fanterie austriache; due battaglioni di granatieri resistettero
fino allo stremo, poi dovettero soccombere, i superstiti ripiegarono verso il
vicino monte Paù assieme ai resti della intera Brigata. Fino al 7 giugno, con
il concorso di altri reparti di fanteria, la linea M. Paù - M. Busibollo, resse
all'urto nemico, poi, finalmente, la spinta avversaria si attenuò e la
battaglia iniziò a scemare di intensità. La Brigata Granatieri di Sardegna,
ridotta ad un solo battaglione, con quasi 5.000 uomini fuori combattimento,
rientrò nelle retrovie per ricostituirsi.
Ma sul Carso era pronta l'offensiva verso
Gorizia ed il 6 agosto la 2° e 3° Armata investirono il Sabotino, il Podgora,
Oslavia, tutto il pianoro carsico (Sesta battaglia dell'Isonzo 6-17 agosto); la
Brigata Granatieri partecipò alla conquista del monte San Michele, a sostegno
della Brigata Catanzaro investita dal contrattacco della 58° divisione
Ungherese; passò poi all'inseguimento del nemico, ritiratosi il giorno 10 oltre
il vallone di Gorizia, sulla nuova linea di resistenza Nad Logem - quota 187
sud - Veliki Hriback - Pecinka, dove si bloccò l'avanzata delle truppe
italiane. La Settima battaglia dell'Isonzo (14-18 settembre), vide la Brigata
in linea ancora contro le stesse posizioni, nei giorni dal 14 al 17 fu
effettuato il massimo sforzo offensivo contro il Veliki, che portò alla
conquista di modeste posizioni nemiche ed al parziale controllo della strada
verso il paese di San Grado. Le perdite furono però rilevanti, oltre 1600
uomini. Nei primi mesi del 1917, essa fu impiegata in lavori difensivi sul
Carso ed alla istruzione dei nuovi complementi, rientrò in linea solo nella
Decima battaglia dell'Isonzo (12 maggio-8 giugno), dispiegandosi nel settore di
Case Boneti per puntare poi verso il paese di Selo e le vicine quote 219 e 241.
Per gli austro ungarici, quella fu l'ultima linea difensiva prima di Trieste,
la loro resistenza ed i contrattacchi disperati non permisero rilevanti
conquiste da parte italiana. Di fronte a Selo ed alle due quote la lotta si
accese spesso a corpo a corpo, la Brigata Granatieri ottenne alcuni successi
nel settore quota 241-strada Komarje-Selo, pagandoli con quasi 2500 uomini
fuori combattimento. L'Undicesima battaglia dell'Isonzo ( 22 luglio - 13 agosto
) trovò il I° e II° reggimento Granatieri ancora nello stesso settore. Durante
l'offensiva austriaca che portò l'esercito italiano sul Grappa ed il Piave, la
Brigata retrocedette lentamente sempre combattendo, prima verso il Tagliamento,
poi il Livenza, per passare il Piave il giorno 9 novembre a Ponte di Piave,
occupando il settore del fiume tra Zenson e Capo Sile. Nei primi mesi del 1918,
la Brigata venne impiegata in compiti di controllo del territorio, alternandosi
tra prima linea e retrovia con altri reparti, tornando anche in Trentino, sul
Baldo, presso Brentonico. Scatenatasi in giugno l'ultima grande offensiva
austriaca, la Battagalia del Solstizio, essa fu impiegata per una irruzione
sulla riva sinistra del Piave Vecchio a Capo Sile, per creare una testa di
ponte verso il ramo del fiume chiamato Piave Nuovo. L'azione, pur fortemente
contrastata, riuscì ed il I° reggimento il 6 luglio si schierò sulla linea La
Trezza-Passo del Palazzetto, alternandosi in trincea con i reparti del II° . Il
30 di ottobre, iniziatasi la battaglia di Vittorio Veneto, essa inseguì il
nemico ormai in rotta che si ritirò verso il Tagliamento; l'ordine di
cessazione delle ostilità trovò i due reggimenti nei pressi di San Giorgio a
Nogaro. Il 5 giugno 1920, alle bandiere di guerra del I°e II° Reggimento
brigata Granatieri di Sardegna venne concessa la Medaglia d'Oro al Valor
Militare, per l'eroismo dimostrato nelle battaglie del 1917.
LUCCA FRANCESCO DI ARMODIO NEIVE 9 APRILE 1883
SOLDATO 78° Rgt.FANTERIA BRIGATA TOSCANA
MORTO IL 6 GENNAIO 1918 IN PRIGIONIA PER MALATTIA
Morto in
prigionia a (Heinrichsgrün) Repubblica Ceca il 6/1/1918
-SEPOLTO NEL SACRARIO MILITARE JINDRICHOVICE
Jindřichovice (in tedesco Heinrichsgrün)
è un comune della facente parte del distretto di Sokolov,
nella regione di Karlovy Vary.
HEINRICHSGRUN-Boemia Jindřichovice
(tedesco Heinrich della Repubblica Ceca. Nel 1915 divenne un campo di prigionia
vicino a Heinrichsgrün. Circa 28.000 ne di ferro e minerarie, in particolare
Molti di loro sono morti di fame, inizialmente erano sepolti vicino .
Allo scoppio delle ostilità
la Brigata Toscana si trova nel settore Maniva-Crocedomini (prealpi Giudicarie)
alle dipendenze della 6° divisione. Iniziatasi il 25 maggio l'avanzata oltre il
confine, occupa senza incontrare resistenza le alture tra Valle Aperta - Fosso
della Croce - Monte Tonolo e su queste posizioni si sistema a difesa. Sino a
marzo 1916 la Toscana rimane nelle Giudicarie, si trasferisce poi nel medio
Isonzo sul fronte del Sabotino in vista della battaglia di Gorizia. Nella notte
del 5 agosto, alla vigilia della Sesta battaglia dell'Isonzo (6-17 agosto
1916), la Brigata schiera ai piedi del Sabotino il 78° reggimento nella colonna
Badoglio ed il 77° nella colonna Gagliani. Al mattino del 6, dopo una
preparazione di artiglieria, le due colonne conquistano con attacco simultaneo
il Sabotino, che da un anno resisteva agli attacchi italiani, la sera le truppe
si affermano sul costone San Valentino - San Mauro. Nei giorni successivi si
susseguono i contrattacchi nemici, tutti respinti. La Brigata, che ha subito
forti perdite, viene mandata a riposo. In settembre torna in linea sul Veliki e
sul Pecinka per la Settima battaglia dell'Isonzo (14-17 settembre 1916),
partecipando alla conquista di importanti posizioni. Il 1 novembre attacca e
conquista la cima del Veliki, durante la Nona battaglia dell'Isonzo (1-4
novembre 1916), e sullo slancio prosegue la marcia verso il monte Fajti,
raggiunto il giorno 3 dopo aver fatto 1500 prigionieri. Un poderoso
contrattacco austriaco, che tentava di recuperare il terreno perduto, ferma
l'avanzata dei fanti della Toscana. Compiuti alcuni turni in trincea presso
Monfalcone, la Brigata partecipa alla Decima battaglia dell'Isonzo (12-28
maggio 1917), il 78° reggimento opera a nord est della palude del Lisert,
contro il viadotto di Flondar e la quota 77, mentre il 77° avanza contro la
linea nemica di quota 21 – 12, che difendeva la foce del Timavo. Dopo più
giorni di combattimento alcune passerelle sono catturate intatte ed il I°
battaglione del 77° crea una testa di ponte sulla sinistra del Timavo; la
reazione avversaria non si fa attendere, un violento bombardamento distrugge i
passaggi, tagliando i rifornimenti e costringendo i superstiti a guadare il
fiume a nuoto. Dopo un periodo di riorganizzazione e riposo, la Brigata Toscana
torna in linea nello stesso settore; alla ripresa delle operazioni, con
l’Undicesima battaglia dell'Isonzo (17-31 agosto 1917), l’obiettivo è lo sperone
di quota 40 di San Giovanni di Duino, che viene conquistato il 21 agosto.
Rinserrate le fila, l'azione prosegue contro il viadotto di Flondar, ancora in
mano nemica, e la prima linea tra il paese di Flondar e San Giovanni di Duino.
La caduta della quota 40 disorganizza la resistenza austriaca ed il giorno 23
tutti gli obiettivi sono raggiunti. Per poco, perché il 4 e 5 settembre un
contrattacco avversario, portato con numerose mitragliatrici, sorprende i
reparti della Catanzaro che erano in linea in quel momento, un tentativo di
arginamento compiuto dai fanti del 78° non ha successo e tutta la linea deve
essere abbandonata. Il 24 ottobre 1917, con la Dodicesima battaglia dell'Isonzo
(24 ottobre-10 novembre), la Brigata trovasi sull'Altipiano d'Asiago, schierata
tra il monte Longara ed il Ferragh. Fattasi pesante la pressione austro
tedesca, arretra combattendo verso il paese di Gallio, abbandonato il 23
novembre per prendere posizione sul bordo sud dell'Altipiano tra la Val
Frenzela ed il caposaldo del Sisemol. Attorno a Natale il nemico attacca la
nostra linea sui monti Val Bella - Col del Rosso - Col d'Echele, riuscendo a
penetrare in profondità; il 78° reggimento viene lanciato al contrattacco e
dopo tre giorni di lotta corpo a corpo riesce a bloccare ulteriori
sconfinamenti. Questo eroico comportamento vale alla bandiera del 78°
reggimento fanteria la Medaglia d'Argento al Valor Militare, con la seguente
motivazione: " In tre giorni di aspra lotta, con estrema tenacia e sommo
valore, sbarrava il passo al soverchiante nemico che aveva sfondato la prima
linea: i petti degli eroici fanti furono muraglia contro cui si infranse
l'impeto avversario. Per la difesa del suolo della Patria non conobbe limiti di
sacrifizio e di ardimento - Col del Rosso, Col d'Echele 23-24-25 dicembre
1917". Duramente provata, la Toscana passa nelle retrovie nei pressi di
Recoaro dove attende l'arrivo di nuovi complementi. Verso la fine di febbraio
1918, la Brigata entra in linea allo sbarramento di Valstagna, compie turni di
trincea e riposo fino a giugno. L'8 luglio, ricevuto il cambio, torna a riposo
a Schio e Camposampiero, il 29 ottobre si acquartiera a Spresiano. Mentre è in
corso la battaglia di Vittorio Veneto (24 ottobre-4 novembre 1918), oltrepassa
il Piave alle Grave di Papadopoli nel pomeriggio del giorno 30, inseguendo il
nemico che si ritira verso il Meduna per organizzare l'ultima resistenza. Nelle
prime ore del 2 novembre, due battaglioni della Brigata guadano il fiume
sloggiando gli austriaci dalla riva sinistra, il resto delle truppe attraversa
su barche e passerelle di fortuna, l'inseguimento riprende verso il Tagliamento
ed il paese di Codroipo, raggiunto alla vigilia dell'armistizio
MALLONE GIACOMO DI SECONDO NEIVE 4 GIUGNO 1896
SOLDATO 201° Rgt. FANTERIA BRIGATA SESIA
MORTO L’11 GIUGNO 1916 SUL CAMPO PER
FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
Il primo Btg. Del 201° Rgt. Fanteria Brigata Sesia,
combattè nei giorni 15 e 18 Maggio a Forcella Valbona, con reparti della
Brigata Cagliari, mentre le Compagnie 9° e 10° agirono al passo della Vena con
la Verona. Le perdite del 201° furono di 42 Ufficiali e 1439 “Gregari”( Così
vengono nominati i militari nel libretto Diario della Brigata Sesia) e la loro
brillante condotta sarà ricordata più tardi nella motivazione della medaglia di
Bronzo al Valor Militare.
Il nove Giugno la Sesia inizia una manovra “avviluppante”
contro il Monte Pasta con il 202°, mentre il 201° agisce dimostrativamente sul
fronte Monte Collo quota 1492-Balan. La reazione avversaria ostacolò l’azione
dei due Battaglioni che subirono 253
perdite. Il giorno 10 effettuarono un nuovo tentativo ma non fu più efficace e
anzi si contarono altri 261Caduti.
Tra
questi 514 giovani vi fu anche Giacomo che morì il giorno 11 per le ferite
riportate in combattimento.
MARASSO CLEMENTE DI CLEMENTE NEIVE 20 APRILE 1882
SOLDATO 231° Rgt FANTERIA
MORTO IL 31 AGOSTO 1917 OSPEDALE CHIRURGICO MOBILE
<Città di MILANO> PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
L'Ospedale chirurgico mobile città di Milano fu
costituito nella primavera del 1916 su indicazione del prof. Baldo Rossi
dell'Ospedale Maggiore di Milano per portare il più vicino possibile al fronte
un soccorso chirurgico completo.
Anno 1917
Da inizio maggio, la Brigata fu stanziata nel settore di Plava (alle dipendenze
della 60a divisione), in prospettiva della X battaglia dell'Isonzo: obbiettivi
ad essa assegnati furono la conquista della regione del Vodice e quindi del
Monte Santo. Passato l'Isonzo all'altezza del valloncello di S. Ahac, il primo
giorno di combattimenti vide la "Avellino" assicurarsi le trincee di
Zagora ed i fortini di Zagomila. Nel secondo giorno di offensiva i suoi
battaglioni di riserva puntarono e conquistarono quota 592. Presa poi quota
524, fino al 26 i combattenti tentarono invano di sfondare sino a quota 652,
prima di essere sostituiti dalla Brigata "Elba".
Dopo un breve periodo trascorso in accantonamento, da inizio giugno a metà
agosto gli uomini furono impegnati nel presidio del Monte Santo (sul fronte
della II Armata), che diventò poi per la Brigata: OBIETTIVO da conquistare.
Dopo tre giorni di furiosi scontri con il nemico, i soldati della
"Avellino" furono richiamati alle posizioni di partenza, ma già il 25
Agosto furono impegnati in un settore limitrofo per l'occupazione, poi sventata
dagli austriaci, delle posizioni avanzate di Gargaro.
MARASSO ORESTE DI GIORGIO NEIVE 26 DICEMBRE 1894
CAPORAL MAGGIORE 95° Rgt.Fanteria
MORTO IL 4 MAGGIO 1917 SUL MEDIO ISONZO per ferite da
combattimento.
ANNO 1917
Dal 27 Gennaio la Brigata Udine a cui
apparteneva il 95° Reggimento fu inviata da Belluno alla zona di
Caporetto-Plezzo , quindi si alternò con la Brigata Napoli nelle posizioni di
prima linea fino al 25 Aprile,quindi fu spostata nella zona di Zagora.
Alla decima battaglia dell’Isonzo
partecipò attivamente compiendo attacchi che portarono alla conquista di
importanti posizioni alla testata del Vallone di Paljevo quali la contrastata
quota 363 e la quota Montanari, ma le perdite della Brigata furono di rilevante
entità: circa 2000 uomini di truppa e più di cento ufficiali fra morti e
feriti.
MARCARINO FRANCESCO
DI GIUSEPPE
TREZZO TINELLA 16 GIUGNO 1882
SOLDATO 5° Rgt GENIO
MORTO IL 13 NOVEMBRE 1918 ad Ancona per malattia
Il 5° reggimento minatori era formato con 13 compagnie e 4 sezioni minatori
ciclisti per divisione di cavalleria. Disponeva di 4 martelli perforatori e 2
travate Eiffel da metri 21per strada ordinaria..
I
vari reparti dell'arma del genio erano incaricati di gettare ponti,scavare
trincee,tirare linee telefoniche ed altri molteplici lavori di indubbia utilità
per tutte le altre armi impiegate nel conflitto.
Durante
la prima guerra mondiale,il genio minatori assume un' importanza particolare
scavando gallerie, rifugi e praticando la famosa "guerra di mine"
scavando chilometri di gallerie e facendo brillare enormi quantità di esplosivo
cambiando, alcune volte, anche il profilo delle montagne stesse
MARCARINO
PASQUALE CARLO DI MORIZIO NEIVE 3/9/1891
Soldato
74° rgt FANTERIA
MORTO IL
12 GENNAIO 1916 A TREVISO PER MALATTIA
Dal 29 maggio alla fine d’agosto (I° - II°
battaglia dell’Isonzo) attacca il Podgora senza sensibili risultati, riuscendo
solo ad affermarsi sulle pendici occidentali del monte. Dopo un breve periodo
di riposo passa in forza alla 11° divisione nel settore di Oslavia,
partecipando alla III° battaglia dell’Isonzo, 18 ottobre-4 novembre, con poco
successo; il 2 novembre il 74° fanteria si impadronisce del costone di Oslavia,
ma il giorno dopo è costretto a ripiegare sulle posizioni di partenza per un
poderoso contrattacco austriaco. Ripresa l’offensiva a metà novembre, IV°
battaglia dell’Isonzo, un battaglione del 73° riesce a penetrare tra i ruderi
del paese di Oslavia, resistendo al ritorno dell’avversario sino al 4 dicembre,
quando la Lombardia, provata e dimezzata negli effettivi, scende a
riposo.
MARCARINO FRANCESCO GIUSEPPE DI MORIZIO NEIVE 28 DICEMBRE
1896
CAPORALE 2°Rgt. Alpini
MORTO IL 7 LUGLIO 1917 SUL MEDIO ISONZO PER FERITE
RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
Il
Secondo Reggimento Alpini costituito il 1º novembre 1882 a Bra (CN) al
comando del colonnello Federico Queirazza con i battaglioni "Val
Pesio", "Col Tenda" e Val Schio", nel 1895/96 partecipò
alla guerra d’Africa, nel 1905 partecipa ai soccorsi per il terremoto in
Calabria e per il terremoto-maremoto del 1908 in Calabria e Sicilia. Nel marzo 1917 si schierò
sull'Altipiano dei Sette Comuni dove partecipò dal 10 al 26 giugno alla
battaglia per la conquista del Monte Ortigara.
Nei cinque giorni che vanno
dal 19 al 24 giugno sul fronte dell'Ortigara si
continuò a morire. Gli alpini
trascorseroo quelle ore interminabili fortificando
come poterono le posizioni
appena conquistate. I contendenti di ambo le parti
sapevano che si trattava solo
di una tregua temporanea. La controffensiva austriaca
avrà luogo quanto prima:
inutile quindi farsi illusioni. Fu un lavoro difficile
ed ingrato quello al quale gli
alpini dovettero attendere nello strappare trincee
alla roccia e nell'innalzare
muretti a secco. Un impegno reso ancora più
faticoso dalla difficoltà con
cui gli approvvigionamenti raggiunsero la vetta
della montagna. Le corvée di fanti e di penne
nere che trasportarono il materiale
in quota dovettero infatti
traversare anch'esse i famigerati percorsi obbligati
che si allungavano attraverso
il Vallone dell'Agnellizza, sui quali l'artiglieria
austriaca continuò a fare
fuoco……..
MINERDO TERESIO DI GIUSEPPE NEIVE 5 MARZO 1897
SOLDATO 1° REGGIMENTO Alpini
Morto il 2 Novembre 1918 a Neive per malattia
Il I° rgt
ALPINI partecipò attivamente allo schieramento sull'alto Isonzo, e
successivamente sull'altopiano di Tonezza,M. Cimone ad Arsiero,
sull'altopiano di Asiago,
sull'Ortigara, nella prima guerra i
mobilitati furono 1220 ufficiali, 40.000 alpini, dei quali 182 ufficiali e 3500
alpini risultarono fra i Caduti. i feriti 600 tra gli ufficiali e 20.000 fra
gli alpini. I decorati alla fine saranno 350 con medaglia d'argento e 700 con
medaglia di bronzo.
MONTALDO GIUSEPPE
CAPORALE DEL II REGGIMENTO ALPINI
CADUTO SUL MONTE VACCIA IL 28 GENNAIO 1929
DECORATO CON MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE
MONTALDO CESARE DI
BENEDETTO NEIVE 18 AGOSTO 1894
SOLDATO 2°Rgt.Alpini
MORTO IL 18 GIUGNO 1917 SUL
MONTE ORTIGARA PER FERITE RIPORTATE IN COMBATTIMENTO
La battaglia del monte Ortigara fu
combattuta dal 10 al 29 giugno 1917 tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico sull'altopiano dei Sette Comuni,
durante la prima guerra mondiale.
Lo scontro vide impegnata la6ª Armata italiana
del generale Ettore Mambretti, che attaccò in forze
il settore austro-ungarico difeso dall'11ª Armata del generale Viktor von Scheuchenstuel. Seppur
oggigiorno l'attacco viene ricordato soprattutto per le cruente schermaglie che
impegnarono gli Alpini per il possesso del monte Ortigara, fu invece congegnato
per riconquistare le vaste porzioni di territorio perse sull'altopiano durante
la Strafexpedition("spedizione
punitiva") austro-ungarica del maggio 1916.
Gli uomini che stazionano sull'Ortigara sono
sottoposti a uno stillicidio di colpi d'artiglieria che mietono una vittima
dopo l'altra. Le loro penose condizioni vengono rese ancora più ingrate dalla
consapevolezza di essere schierati su una linea indifendibile dalla quale non
ci si vuol ritirare solo a causa del puntiglio improvvido di qualcuno. Un dato
deve indurre a riflettere: nella sola giornata del 20 giugno,soprattutto grazie
all'azione delle bocche da fuoco avversarie, la 52a divisione perde 737 uomini
tra morti feriti e dispersi. Nei giorni che vanno dal 21 al 24giugno essa ne
lascerà sul campo almeno altri 900.45 Alla mezzanotte del 24 gli italiani hanno
sull'Ortigara circa 5.000 uomini, suddivisi in 11 battaglioni di prima linea,
ammassati lungo un fronte di 1.500 metri, con alle spalle ad intrappolarli il
Vallone dell'Agnelizza. Il Val Ellero,
il Monte Clapier e il Vestone si trovarono lungo la
linea avanzata di fronte a Monte Cucco di Pozze, a Monte Chiesa e a Monte
Campigoletti. Nelle posizioni dell'Ortigara invece furono schierati a sinistra
il Val Arroscia e il Bicocca con alle spalle, di riserva lungo
il Costone dei Ponari, il III battaglione del 10° fanteria, il Monte Stelvio e il Valtellina. Al centro, dalla cima
della montagna fino a quota 2.101 esclusa, si trovavano il Bassano e il II° battaglione
del 10° reggimento fanteria, con il I di
riserva.
Le cifre
sono tratte da: Gianni Pieropan, Ortigara
1917, op. cit., pp. 270-274.
NIVETTI GIOVANNI DI PETRONIO MONTELUPO ALBESE 2/8/1898
SOLDATO Deposito Mitraglieri
MORTO IL 29 OTTOBRE 1917
A TORINO PER MALATTIA
SEPOLTO A TORINO SACRARIO GRAN MADRE DI DIO
Dal 1932 nei sotterranei della chiesa
sono ospitate le spoglie di oltre 3000 soldati piemontesi caduti durante la prima guerra mondiale.
All'inizio
della guerra le mitragliatrici erano raggruppate in sezioni o compagnie, sotto
il controllo diretto del comandante dell'unità tattica (reggimento di fanteria
di linea o battaglione di fanteria speciale), valutando l'impiego tattico delle
armi più utile nella difensiva che nell'offensiva. L'impiego della mitragliatrici
era codificato nel Regolamento d'impiego del 1913, in cui era previsto
l'impiego di tali armi in attacco solo in terreno libero, tenendole comunque
fra le armi di seconda linea. All'atto dell'entrata dell'Italia in guerra, era
organicamente assegnata ad ogni battaglione, sia di fanteria che di
bersaglieri, una sezione mitragliatrici equipaggiata con il tipo Maxim modello
1911 inattesa di poter disporre della FIAT-Revelli Mod. 1914.La prima consegna
avvenne il 10 maggio 1915. L'arma fu distribuita all'arma di cavalleria e a
quella di fanteria, sia alle compagnie mitraglieri di battaglione sia ai
battaglioni mitraglieri. Fu prodotta in 37 500 pezzi dalla Società
Metallurgica Bresciana e 10 000 dallaFiat, fino a circa il 1920.Ogni
Battaglione di Fanteria e di Bersaglieri era organicamente dotato di una
Sezione Mitragliatrici Maxim mod. 11, sostituita dalla Fiat mod.14. Detta
Sezione, a livello Plotone, prevedeva 1 Uff.le, Truppa 39, quadrupedi 8,
carrette 3, su due Squadre mitraglieri.Durante il periodo della guerra vennero
apportati ai reparti mitraglieri successivi
incrementi
di personale e tipo di arma. Nel 1916 il Comando Supremo italiano decise di
aumentare la presenza nei reparti delle sezioni mitragliatrici e poiché le armi
Fiat erano costruite dalla Metallurgica Brescia o dalla Fabbrica d’Armi di
Brescia fu stabilita, presso il deposito del 77° reggimento “Toscana” con sede
a proprio a Brescia, la base operativa sia per i corsi per il personale sia per
l’armamento completo delle sezioni mitragliatrici. Nella Scuola
Mitraglieri di Brescia vennero
formate le Compagnie Mitragliatrici Fiat numerate progressivamente. Il 1
novembre 1916 tutto il personale, il materiale e i quadrupedi appartenenti alle
sezioni mitragliatrici furono amministrativamente riuniti a Brescia in un unico Reparto
Mitraglieri Fiat, alla diretta dipendenza del C.S.I. e
amministrato dal 77° fanteria. Nel mese successivo, per semplificare
maggiormente le pratiche matricolari, tutto il personale di fanteria,
bersaglieri e alpini diventò effettivo in tal deposito che fu anche centro di
mobilitazione del Reparto mitraglieri Fiat. Al termine del periodo di
addestramento le Compagnie Mitragliatrici (C.M.) furono assegnate alle Grandi
Unità, alle Brigate, ai Reggimenti e ai Battaglioni.